9 dicembre forconi: “LA RICCHEZZA CONCENTRATA IN POCHE MANI MINACCIA LA DEMOCRAZIA”

domenica 27 gennaio 2019

“LA RICCHEZZA CONCENTRATA IN POCHE MANI MINACCIA LA DEMOCRAZIA”


IL PREMIO NOBEL JOSEPH STIGLITZ SVEGLIA GLI ALLOCCHI CHE ANCORA CREDONO ALLA GIOIA DEL CAPITALISMO RAPACE: “DOVREBBE RIFLETTERCI CHI CONTINUA A CONSIDERARE L'AMERICA UN MODELLO: NEGLI USA CI SONO 20 MILIONI DI POVERI DEI QUALI FRA I CINQUE E I DIECI IN POVERTÀ ASSOLUTA 

IN 40 ANNI LA QUOTA DEI REDDITI IN MANO ALLO 0,1% DELLA POPOLAZIONE AL TOP È QUADRUPLICATA, GLI STIPENDI DEL CETO MEDIO SONO FERMI A 60 ANNI FA…”

Eugenio Occorsio per “la Repubblica”

JOSEPH STIGLITZJOSEPH STIGLITZ
«Ventisei super-ricchi detengono risorse pari al 50% più povero dell'umanità? Mi amareggia ma non mi stupisce. È un trend progressivo, inarrestabile: l'anno scorso la seconda di queste cifre era pari a non più del 47%». Joseph Stiglitz, economista della Columbia University di New York, legge gli sconfortanti dati dell'Oxfam, e condivide la definizione sintetica dell'organizzazione inglese (basata a Nairobi): "out of control", una deriva fuori controllo.

«Dovrebbe rifletterci chi continua a considerare l'America un modello: questa piega degli eventi ha la sua radice proprio negli Stati Uniti». Stiglitz, dopo aver vinto il premio Nobel nel 2001 per i suoi studi sulle "asimmetrie" informative che influenzano i mercati, si dedica da molti anni alla ricerca sulle diseguaglianze e sui loro effetti devastanti in termini di sviluppo sociale e benessere collettivo: «Le ingiustizie sociali sono arrivate a un punto tale da minacciare la democrazia in tutto il mondo».
povertàPOVERTÀ

Perché, per la violenza che esplode nei movimenti di protesta come i "gilets jaunes"?
«C' è anche il pericolo che qualche demagogo si impadronisca della rabbia popolare. Le forme di attacco alla democrazia sono sofisticate e subdole. Prendiamo l' America: c' è la manipolazione dei collegi elettorali, e c'è chi dice anche i brogli. E spesso la sudditanza psicologica dei cittadini di fronte ai ricchi. È come se dovessero comandare per forza, e non solo sul posto di lavoro: io lo chiamo "capitalismo manageriale"».

povertàPOVERTÀ
E i manager medesimi guadagnano centinaia di volte in più dei loro impiegati?
«Purtroppo è così. Non c'è verso di correggere questa tendenza. Il Dodd-Frank Act, le riforma finanziaria varata nel 2010 perché non si ripetessero gli eccessi che avevano portato alla crisi, fissava paletti precisi sulle retribuzioni degli amministratori delegati, a partire da quelli delle banche, specie in termini di trasparenza: si voleva che gli azionisti avessero ben chiaro cosa avrebbe guadagnato quel dirigente.

Ma la lobby dei super-ricchi, assistita dai migliori avvocati, è riuscita a non rispettare questa disposizione, a calpestarla al momento dell' emanazione dei regolamenti attuativi, insomma a non accettare limiti al proprio potere economico. Il principio say and pay degli azionisti, parla e paga, è stato disatteso. In 40 anni la quota dei redditi complessivi in mano allo 0,1% della popolazione al top è quadruplicata, gli stipendi del ceto medio sono fermi a 60 anni fa in termini reali. Ma c' è di peggio: per molti le diseguaglianze sono una tragedia vera. Pensi alla salute».
povertàPOVERTÀ

Per le carenze nell'assistenza universale?
«Non solo. La sconvolgente situazione dei Paesi poveri è sotto gli occhi del mondo. Ma anche nella stessa America, al di là delle mere statistiche sul Pil ci sono 20 milioni di poveri dei quali fra i cinque e i dieci in povertà assoluta: i repubblicani ora al potere sono riusciti a smantellare buona parte dell' Obamacare: 13 milioni di americani sono di nuovo privi di assistenza gratuita. Il tutto dettato dalle grandi aziende.

E vogliamo parlare delle tasse? La riforma fiscale di Trump ha abbassato le aliquote per le aziende - il che suona come un aiuto agli amici del presidente, ma potrebbe essere accettabile perché le imprese sono tornate a investire - senza alzarle però sugli individui più abbienti, come logica avrebbe richiesto. Invece le ha aumentate per il ceto medio. Risultato, un impoverimento brutale e diffuso».
trump e obamaTRUMP E OBAMA

Lei cita l' America, ma le diseguaglianze non sono un problema solo americano, anzi.
«Certo, sono diventate una costante in buona parte del mondo. E un dramma collettivo senza pari nei Paesi emergenti. La Gran Bretagna è allineata sul modello americano, la Germania sta un po' meglio. Solo l' Australia è riuscita a introdurre norme stringenti, e a farle rispettare, che temperano lo strapotere economico dei capitani d' industria».

E l' Italia?
«Non ho studiato bene le dinamiche italiane. Però c'è una regola generale. I governi, specialmente quelli che tendono a destra, e sono sempre di più nel mondo, dovrebbero stare attenti: non è vero che tassando meno i ricchi i benefici ricadono poi sulla popolazione; è vero al contrario che spesso più deregulation, e ancora di più quando il sistema finanziario è preponderante rispetto all' economia reale, porta a più diseguaglianze, quindi più povertà e ingiustizie».

Fonte: qui

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