9 dicembre forconi: Rivolte e media: i “Gilets Gialli”, versione francese dei Forconi?

mercoledì 5 dicembre 2018

Rivolte e media: i “Gilets Gialli”, versione francese dei Forconi?



Rivolte e media: i “Gilets Gialli”, versione francese dei Forconi?
(Foto di Il domani d'Italia)

“Non hanno il pane? Che mangino brioches!” avrebbe affermato Maria Antonietta quando il popolo affamato bussava alle porte di Versailles alla vigilia della Rivoluzione. Questa vecchia leggenda celebra il disprezzo per le classi subalterne in rivolta da parte delle élites della storia moderna.
Da qualche settimana i “gilets gialli”stanno bloccando la Francia con posti di blocco nei principali punti di snodo della circolazione stradale in ragione dell’aumento delle accise sui carburanti.

I media si sono appropriati della loro descrizione in maniera sottilmente dispregiativa come delle “teste calde” un po’ come accade coi “black block” per le manifestazioni. La loro composizione politica trasversale è celata da un racconto che li vuole apolitici, spontanei e disorganizzati.
Alcuni media (Pierre Merle nel giornale Le Monde e Zemmour, giornalista conservatore de Le Figaro) associano per le loro caratteristiche il movimento dei “gilets jaunes” alle “jacqueries” del XIV secolo, movimento anti-feudale di riottosi contadini.

Il termine “Jacques” (e “fare il jacques”) nella lingua francese è diventato sinonimo di “rozzo, stupido ed ingenuo”. Così erano dipinte le descrizioni dei protagonisti di questi movimenti fatte dalla nobiltà: agitati da bassi e triviali istinti.
Se i media francesi tendono ad enfatizzare il lato violento di queste manifestazioni e a sospettare (a ragione) l’infiltrazione di elementi di estrema destra, in Italia non si può eludere la loro somiglianza con il movimento dei Forconi che si facevano notare dalla stampa nazionale per le loro rivendicazioni economiche tra il 2012 e il 2013, e che hanno proseguito e ampliato quell’atteggiamento anti-Stato e anti-casta che, da sempre latente nel nostro paese, è riemerso con la Lega degli albori e con il Movimento Cinque Stelle.
L’uso della parola “forcone” nato dall’espressione di uno degli allevatori militante in questo movimento, è stato rilanciato e tamburellato dalla stampa e dalle tv rievocando l’immagine dei “forcaioli”, discreditandone l’immagine come massa popolare indefinita facilmente manipolabile che sferra l’attacco ai forni di manzoniana memoria.
Il linguaggio sovversivo è così monopolizzato dai media tradizionali, prevalentemente orientati verso quello che fino ad ora è stato l’asse liberale Renzusconi o Macron-Repubblicani. Appropriandosi del linguaggio i media così manipolano l’immagine e il carattere politico delle loro azioni, limitandolo alla sfera economica e tendendo a mettergli contro l’opinione pubblica. L’obiettivo è alimentare uno scontro sociale tra coloro che bloccano e coloro che vengono bloccati, piuttosto che tra popolo ed élite.

I media recenti invece, i social invece ancora una volta sono il terreno di coltura di questi movimenti come è già avvenuto in Italia, che si dimostra ancora una volta un laboratorio politico di quanto accade successivamente negli altri paesi.
Nello stivale quest’operazione di manipolazione mediatica è riuscita con la creazione del termine populista che avrebbe voluto screditare le opposizioni politiche.

Ma finché questi movimenti di rivolta (Gilets jaunes o forconi che siano) non si concretizzano politicamente come nel caso dei Cinquestelle, questi mal di pancia popolari durano una breve stagione in balia dell’uso dei media.
Le Pen e Mélenchon, categorizzati come populisti di opposte ideologie, hanno fino ad oggi catalizzato tutte le energie di malcontento della popolazione all’interno di un percorso politico partitico. Tale malcontento sembra ora diventare trasversale e portato avanti da chi in maniera non personalistica si è risvegliato dall’apatia ideologica causata da decenni di governi liberali.
Macron, ai minimi della sua popolarità, ha deciso di discutere con una delegazione dei gilets per trattare sulla questione della tassa sui carburanti. Si è mostrato conciliante con un popolo, quello francese, che ha già fatto la più celebre rivoluzione sulla vicenda delle tasse, se si ricordano le ragioni della convocazione degli Stati Generali.

Ci mancherebbe che il presidente francese, che ha sempre avuto uscite infelici quando si è trovato di fronte persone di carne ed ossa e non capi della finanza, di fronte ad un popolo così orgoglioso ed inferocito per il prezzo del carburante se ne uscisse con un “che vadano in Porsche”!
Fonte: qui
BUTTAFUOCO: “L’ITALIA PER VIA DI LEGA E M5S È UN PROBLEMA PER L’EUROPA, LA FRANCIA È INVECE UN SOLIDO PILASTRO DELL’UNIONE. PERÒ ECCO LA SITUAZIONE: UN PALAZZO È DATO ALLE FIAMME ALL’ARCO DI TRIONFO, A PARIGI; NEGLI ULTIMI DUE GIORNI SI AGGIUNGONO 400 PERSONE ALL’ELENCO DEGLI ARRESTI E ALTRI 130 A QUELLO DEI FERITI 
IN ITALIA NON SUCCEDE IL QUARANTOTTO PERCHÉ GLI ULTIMI HANNO TROVATO UN ESITO POLITICO...”
Pietrangelo Buttafuoco per “il Tempo”

Se la Francia piange con i lacrimogeni, l’Italia non ride. Ma almeno Roma non brucia come in queste ore Parigi con i gilet gialli perché la protesta qui, con i Gialloverdi – il M5S e la Lega – non è per strada. È al Governo. La gente, lì, non ha altra tribuna che la barricata. L’élite, infatti, è salda all’Eliseo mentre qui – l’establishment – orchestrando il remake di “Benvenuti al Sud” con casa Di Maio, sta solo sperando di tornare a palazzo Chigi.
conte salvini di maioCONTE SALVINI DI MAIO

L’Italia – si sa – per via dei Gialloverdi è un problema per l’Europa, la Francia è invece un solido pilastro dell’Unione. E però ecco la situazione: un palazzo è dato alle fiamme all’Arco di Trionfo, a Parigi; negli ultimi due giorni si aggiungono quattrocento persone all’elenco degli arresti e altri centotrenta – raccolti sui marciapiedi di Francia – a quello dei feriti.

macron alle antille con maschioni 1MACRON ALLE ANTILLE CON MASCHIONI 
È la scena che si vede dalle vetrate di casa Macron: agenti in tenuta antisommossa sono dappertutto per fermare sul nascere ogni manifestazione contro il rincaro dei carburanti; i disordini degli Champs Elysees dilagano fino alle periferie. E non finisce. Quel che succede, lì – la scomparsa del ceto medio, proletarizzato – c’è anche in Italia.

Le famiglie monoreddito impossibilitate a cavarsela oltre la terza settimana del mese sono perfino di più che in Francia. E i poveri, qui – la maggior parte padri di famiglia, che comunque non incendiano auto, non frantumano le vetrine e non si fanno spaccare le teste – sono in gran numero rispetto a lì.

luigi di maio giuseppe conte matteo salvini giovanni triaLUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI GIOVANNI TRIA




E non succede il Quarantotto, qui, perché gli ultimi – quelli della nostra periferia, la grande provincia italiana – hanno trovato un esito politico. I cinque milioni di poveri stanno aspettando – magari saranno traditi, delusi – ma una forma, intanto, un qualcosa che diventi per loro una voce, un argomento e un progetto, in Italia c’è. Il 4 marzo scorso, invece di astenersi, qui – i precari, i disoccupati e gli esodati – hanno avuto qualcuno da votare alle politiche, e le hanno pure vinte le elezioni.

Ha perso la sinistra dell’élite in Italia e, il centrodestra, non ha vinto una beata mentula. Basti pensare – ed è fondamentale ricordarlo, prima di vagheggiare ribaltoni – al voto del Sud. L’intero Mezzogiorno, per la prima volta nella storia repubblicana, s’è sottratto alle clientele e ai padrinati politici.
SALVINI CON IL PUPAZZO DI DI MAIOSALVINI CON IL PUPAZZO DI DI MAIO

E’ successo che le masse un tempo destinate ai granai elettorali del sistema, invece che incazzarsi a vuoto, si sono levate in una geometrica controffensiva di mobilitazione. Senza odio, senza violenza e senza strumentalizzazione. Senza destra, dunque, e senza sinistra manco a dirlo. A differenza che in Francia, infatti, l’Italia non offre pretesti.

La presenza di Marine Le Pen, per quanto sia prima nei sondaggi, assicura l’eternità allo status quo che potrà sempre contare sull’unità anti-fascista contro l’ex Front National, mentre in Italia, con il M5S – e con la Lega che non ha radice nelle ideologie – la favola bieca del radicalismo di destra fa cilecca. Neppure buona è per far vendere a La Repubblica due copie in più.

Fonte: qui

Chi sono i gilets jaunes?

Dal 17 novembre la Francia è scossa da un movimento inedito nelle forme della sua agitazione: i gilets jaunes rappresentano un fatto nuovo.

Chi sono i gilets jaunes?
Ci siamo proposti di conoscere il fenomeno a partire da un’impressione specifica: qui stanno le forme contemporanee di resistenza alla ristrutturazione capitalistica, qui c’è uno spaccato di classe e una sua proposta di insubordinazione. Questa impressione regge gran parte della curiosità che suscita in noi il movimento dei gilets jaunes orientando le nostre domande... e può bastare. I giudizi vanno sospesi per comprendere la complessità e stare al passo di un fatto politico duro, interpretarlo, coglierne e pensare di prevederne uno sviluppo possibile.
Raccogliamo come primo sommario i contributi di questi giorni pubblicati su infoaut.
Le cronache

• Il 24 novembre: I gilets gialli assediano Macron (con corrispondenze audio dagli Champs Elysées); Impressioni da Parigi
• 3 dicembre: (Gli studenti sull'onda delle rivolte dei Gilets Jaunes bloccano le scuole) Francia, gli studenti bloccano le scuole. Scontri con la polizia

Le interviste


I documenti


Mondi paralleli 

• Dai forconi torinesi ai gilets gialli. 9 dicembre 5 anni dopo: Frammenti di futuro


Cosa vogliono i gilets jaunes: il manifesto in 40 punti della rivolta francese

Circola ampiamente in rete un documento in quaranta punti che sintetizza le richieste fondamentali del movimento dei Gilets Gialli. Non sappiamo quanto la sua stesura abbia coinvolto le strutture di questo movimento o quanto sia effettivamente condiviso dall’interezza dei comitati territoriali dei gilets. In ogni caso ci pare condensi alcuni dei nodi fondamentali che fanno da leva alla rivolta.

Cosa vogliono i gilets jaunes: il manifesto in 40 punti della rivolta francese
Per questo ci sembra un documento utile alla comprensione del fenomeno e pertanto lo riportiamo di seguito integralmente. Anche nei suoi aspetti più delicati e soggetti a opzioni conservative, come la questione della regolazione dei flussi migratori o quella della sicurezza pubblica, questa carta rappresenta, ci sembra, prima di tutto una reazione alla crisi della civiltà neoliberista e al trentennio di devastazione da questa procurato. Una risposta che passa certo anche per forme che rinnovano una fiducia nello Stato e nella comunità nazionale, ma c’è una dialettica aperta attivata dalla movimentazione sociale e dedicarsi a grandi affreschi per denunciare le contraddizioni in seno a questo movimento sarebbe un passatempo fin troppo scontato. I temi della lotta contro il caro-vita, per il potere del salario, per il diritto alla mobilità, per il reddito diretto e indiretto, per le tutele sociali, la questione dell’ecologismo, della fiscalità e dell’uso del denaro pubblico restano comunque nodi inaggirabili su cui linee in conflitto si possono scontrare ma che non possono evitare nel determinare il destino politico di queste risposte alla crisi.
beau

___________________________
• Eliminazione del crescente fenomeno dei senzatetto con una lotta senza quartiere alla povertà.
• Più progressività nelle imposte sul reddito, vale a dire più scaglioni.
• SMIC (il salario minimo francese) a 1.300 euro netti.
• Promozione delle piccole imprese nei villaggi e nei centri urbani. Fermare la costruzione di grandi aree commerciali intorno alle principali città che uccidono le piccole imprese. Più parcheggi gratuiti nei centri urbani.
• Ampio piano di isolamento termico delle abitazioni per promuovere interventi ecologici facendo al contempo risparmiare le famiglie.
• Tasse: che i grandi (McDonald, Google, Amazon, Carrefour, ecc.) paghino TANTO e i piccoli (artigiani, piccole imprese) poco.
• Lo stesso sistema di sicurezza sociale per tutti (compresi gli artigiani e le partite IVA). Fine della RSI (piano sociale per i lavoratori indipendenti).
• Il sistema pensionistico deve rimanere solidale e quindi socializzato. Nessun pensionamento a punti (In Francia è stata introdotta una riforma del sistema pensionistico che prevede il calcolo in base a un sistema di punti. Ogni anno l'importo dei contributi versati in relazione ad uno stipendio o ad un reddito di riferimento viene convertito in punti, a seconda del valore di acquisto unitario del punto applicabile all'esercizio in questione).
• Fine dell'aumento delle tasse sul carburante.
• Nessuna pensione inferiore a 1.200 euro.
• Qualsiasi rappresentante eletto avrà diritto al salario medio. Le spese di trasporto saranno monitorate e rimborsate se giustificate. Diritto al buono per il ristorante e ai chèque-vacances (simili ai ticket usati da noi come retribuzioni).
• I salari di tutti i francesi, nonché delle pensioni e delle indennità devono essere indicizzati e adeguati all'inflazione (tipo la nostra vecchia scala mobile: alla perdita del potere d’acquisto dei salari aumentano gli stessi).
• Proteggere l'industria francese: proibire le delocalizzazioni. Proteggere il nostro settore industriale vuol dire proteggere il nostro know-how e il nostro lavoro.
• Fine del lavoro distaccato. È anormale che una persona che lavora in territorio francese non benefici dello stesso stipendio e degli stessi diritti. Chiunque sia autorizzato a lavorare in territorio francese deve essere alla pari con un cittadino francese e il suo datore di lavoro deve contribuire allo stesso livello di un datore di lavoro francese.
• Per la stabilità del lavoro: limitare ulteriormente il numero di contratti a tempo determinato per le grandi aziende. Vogliamo più CDI (contratti a tempo indeterminato).
• Fine del CICE (Credito d'imposta per la competitività e l'occupazione). Usare questi soldi per il lancio di un'industria automobilistica francese a idrogeno (che è veramente rispettosa dell'ambiente, a differenza della macchina elettrica).
Fine della politica di austerità. Smettiamo di rimborsare gli interessi sul debito dichiarati illegittimi e iniziamo a rimborsare il debito senza prendere i soldi dai poveri e dai meno poveri, ma perseguendo gli $80 miliardi di evasione fiscale.
• Affrontare le cause della migrazione forzata.
• I richiedenti asilo siano trattati bene. Dobbiamo loro alloggio, sicurezza, cibo e istruzione per i minori. Collaborare con l'ONU affinché i campi di accoglienza siano aperti in molti Paesi del mondo, in attesa dell'esito della domanda di asilo.
• Che i richiedenti asilo respinti siano rinviati al loro Paese di origine.
• Che sia implementata una vera politica di integrazione. Vivere in Francia significa diventare francese (corso di francese, corso di storia francese e corso di educazione civica con certificazione alla fine del corso).
• Salario massimo fissato a 15.000 euro.
• Creare lavoro per i disoccupati.
• Aumento dei fondi per i disabili.
• Limitazione degli affitti. Alloggi in affitto a costi più moderati (soprattutto per studenti e lavoratori precari).
• Divieto di vendere le proprietà appartenenti alla Francia (dighe, aeroporti, ecc.)
• Mezzi adeguati concessi al sistema giudiziario, alla polizia, alla gendarmeria e all'esercito. Che gli straordinari delle forze dell'ordine siano pagati o recuperati.
• Tutto il denaro guadagnato dai pedaggi autostradali sarà utilizzato per la manutenzione di autostrade e strade in Francia e per la sicurezza stradale.
• Il prezzo del gas e dell'elettricità sono aumentati in seguito alle privatizzazioni, vogliamo quindi che siano nuovamente nazionalizzati gli enti gestori e che i prezzi scendano in modo significativo.
• Cessazione immediata della chiusura di piccole linee di trasporto, uffici postali, scuole e degli asili nido.
• Pensare al benessere dei nostri anziani. Divieto di fare soldi sugli anziani. L'era dell’oro grigio è finita. Inizia l'era del benessere grigio.
• Massimo 25 studenti per classe dalla scuola materna alla dodicesima classe.
• Risorse adeguate destinate alla psichiatria.
• Il referendum popolare deve entrare nella Costituzione. Creare un sito leggibile ed efficace, sotto la supervisione di un organismo di controllo indipendente in cui le persone possano presentare una proposta di legge. Se questo disegno di legge ottiene 700.000 firme, questo disegno di legge dovrà essere discusso, completato e modificato dall'Assemblea Nazionale, che avrà l'obbligo (un anno dopo il giorno in cui sono state ottenute le 700.000 firme) di inviarlo al voto di tutti i francesi.
• Ritorno a un termine di 7 anni di mandato per il Presidente della Repubblica. L'elezione dei deputati a due anni dall'elezione del Presidente della Repubblica ha permesso di inviare un
segnale positivo o negativo al Presidente della Repubblica sulla sua politica. Ha aiutato a far sentire la voce della gente.
• Pensionamento a 60 anni e per tutti coloro che hanno lavorato usando il fisico (muratore o macellaio per esempio) diritto alla pensione a 55 anni.
• Un bambino di 6 anni non si mantiene solo, continuazione del sistema di aiuto PAJEMPLOI (servizio sociale dedicato all’infanzia attualmente valido fino ai 6 anni di età) fino a quando il bambino ha 10 anni.
• Promuovere il trasporto di merci su rotaia.
• Nessuna prelievo alla fonte.
• Fine delle indennità presidenziali a vita.
• Vietare ai commercianti di pagare una tassa quando i loro clienti usano la carta di credito. Tassa sull'olio combustibile marino e sul cherosene.
Fonte: qui

Nessun commento:

Posta un commento