Damasco, 9 aprile 2018 - Non si ferma l'escalation di violenze in Siria, dove tra ieri e oggi una base aerea nella provincia di Homs ha subito un attacco missilistico che ha causato morti e feriti. Un raid in risposta alla strage di Douma, l'ultima roccaforte dei ribelli a Ghouta, in cui si sospetta l'uso di armi chimiche da parte del regime. Per l'azione di oggi, Damasco ha chiamato in causa il Pentagono prima di far ricadere la responsabilità su Israele, che non smentisce. Funzionari americani intervistati dalla Nbc confermano: i missili sono israeliani e gli Usa erano informati dell'attacco in cui peraltro avrebbero perso la vita anche alcuni membri dell'esercito iraniano.
E minaccioso si alza il monito di Donald Trump(ormai siamo all'ennesimo isterico teatrino!): sulla Siria "prenderemo una decisione importante nelle prossime 24-48 ore", ha detto il tycoon presiedendo una riunione di governo alla Casa Bianca. Una "decisione difficile" in risposta a "l'odioso attacco" contro civili innocenti. Perché "non posso tollerare atrocità" simili a quelle accadute a Douma. "Nessuna opzione è esclusa" e "tutti pagheranno". Nel novero dei responsabili il presidente degli Stati Uniti indica anche la Russia. Alla domanda se Putin abbia qualche coinvolgimento, Trump ha risposto: "Potrebbe, sì, potrebbe. E se ce l'ha, sarà molto dura, molto dura".
Da parte sua Mosca nega ogni responsabilità e smentisce che a Douma siano stati usate arme chimiche: il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov, ha precisato che militari russi non avrebbero trovato tracce di cloro o di altre sostanze chimiche e che la ricostruzione dei fatti sarebbe "una provocazione" per incolpare l'alleato Bashar al Assad. Gli Stati Uniti vogliono chiarezza e chiedono al consiglio di sicurezza dell'Onu di avviare un'inchiesta. Washington considera il governo di Damasco come il colpevole(come sempre senza prove oggettive!) della tragedia.
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