IERI SERA LA GRANDE MANIFESTAZIONE PER IL VOTO
NEL POMERIGGIO OLTRE DUEMILA TRATTORI AVEVANO INVASO LE STRADE DELLA CITTA'
MADRID INVIA 10MILA AGENTI: "IL REFERENDUM NON SI FARA'"
CHIUSO LO SPAZIO AEREO SOPRA BARCELLONA (VIDEO)
TUTTE LE ARMI DI RAJOY PER EVITARE IL DIVORZIO: PRESSIONI SUI SINDACI, SITI WEB OSCURATI, I GIUDICI A GOOGLE: "BLOCCATE LE APP CON LE MAPPE DEI SEGGI"
IL CAPITANO DELLA SPAGNA SERGIO RAMOS ATTACCA PIQUE' PRO INDIPENDENZA CATALANA
Francesco Olivo per la Stampa
Si vota domani o almeno ci si proverà. L' ordine della casa è esplicito: normalità. Il governo catalano riunisce la stampa e, come se si trattasse di elezioni qualsiasi, descrive la logistica del referendum più conteso di sempre: 6249 seggi per 5,3 milioni di elettori. Poi, con un colpo di scena ben studiato, ecco comparire un' urna. Niente di esoterico, certo.
Ma nell' anomalia di questi giorni qualcuno si emoziona davanti all' oggetto desiderato da alcuni e ricercato da altri. E l' epica del momento non è scalfita da una notizia che arriva poco dopo: i contenitori di schede sono stati acquistati, 5 euro l' uno, da un' azienda cinese che giura (forse annusando aria di guai) di averle mandate in Francia. La campagna elettorale proibita si è chiusa ieri con un comizio patriottico, sotto al Montjuic di Barcellona, la collina sacra del catalanismo e delle sue tragedie. Luci, musica e tanta folla (80 mila secondo gli organizzatori), con il capo della Generalitat Carles Puigdemont che sente profumo di storia: «Non ci hanno fermato, voteremo».
Ora però, per gli indipendentisti inizia la sfida più complessa: mettere queste urne all' interno dei seggi, non una banalità visto che la polizia ha l' ordine di non aprire i locali e di sequestrare tutto il materiale. Detta così, sembrerebbe persino semplice: ma gli agenti incaricati dal giudice sono i Mossos d' Esquadra, il corpo catalano che vive giorni di grandissime contraddizioni. Il capo, Josep Lluis Trapero, si barcamena da tempo, sempre sul filo dell' ammutinamento: per uscire dal dilemma (disobbedire alla legge o tradire il governo locale) Trapero ha trovato una situazione di compromesso: «Tenere chiusi i seggi, ma senza l' uso della forza».
L' ambiguità viene fatta notare da Madrid: come si sgombera una sezione elettorale piena di gente che vuole votare? I poliziotti dovrebbero farsi trovare ai seggi alle sei del mattino (tre ore prima dell' apertura), ma anche questo punto è accolto con dubbi spagnoli: e se qualcuno si trovasse dentro dalla notte? L' ipotesi è fondata: già da ieri sera gruppi di genitori indipendentisti hanno occupato delle scuole (con i figli) per evitare i sigilli, sono i «pigiama party del Sì», ennesimo momento pittoresco in un momento drammatico. I giudici non ci trovano niente di comico: «I presidi che cederanno le chiavi degli istituti ne risponderanno penalmente». Alcuni attivisti hanno provato l' azione già ieri al Raval, nel centro di Barcellona, ma sono stati respinti.
L' ordine pubblico è la preoccupazione più grande di queste ultime ore che precedono il fatidico primo ottobre. Nel governo spagnolo, dopo giorni di prevalenza dei falchi, ora sembrano trovare ascolto anche le colombe, il cui obiettivo sarebbe evitare la violenza, tollerando qualche seggio sparso per la regione. Consentire un simulacro, insomma, per evitare cose peggiori. Intanto Madrid ha ordinato di chiudere lo spazio aereo sopra Barcellona a elicotteri, aerei privati e droni. A sorvegliare ci saranno 10 mila agentin inviati dal governo Rajoy.
La linea ufficiale resta, però, quella della fermezza più assoluta, non solo per il voto di domani, ma anche per la complicata settimana che comincerà il 2 ottobre: «Puigdemont e Junqueras non saranno gli interlocutori», dice il portavoce dell' esecutivo Rajoy, Méndez de Vigo, indicando il presidente e il vice della Generalitat come responsabili di questo scontro inedito. «Non è un vero referendum, ne risponderanno penalmente e anche da un punto di vista patrimoniale». Il re Filippo VI tace, ma cancella tutti gli impegni della settimana prossima. Stessa cosa fanno i ministri, così salta anche il vertice con l' Italia a Roma, in programma da lunedì. Il governo catalano ha annunciato contro denunce: «Per perseguire un' idea hanno utilizzato le strutture dello Stato, dimenticando la divisione di poteri». Ultimi fuochi prima del giorno del silenzio. Ammesso che qualcuno taccia. [f. oli .]
MANETTE, MULTE E SITI WEB OSCURATI
Francesco Olivo per la Stampa
Meglio una multa che un carro armato. Ogni tentativo di dialogo sulla questione catalana è naufragato senza margini di recupero. Così, la battaglia del referendum si è spostata sulla logistica. Il governo spagnolo, al di là dell' apparente immobilismo, aveva da tempo studiato questo scenario di frattura, così invece di mandare i tank sulla Diagonal (il sogno proibito degli estremisti dei due schieramenti), ha condotto tante azioni di sabotaggio a quello che viene considerata la peggiore minaccia alle istituzioni dalla fine della dittatura (1975). Il tutto secondo un principio non peregrino: essere inseguiti da un militare può essere eroico, ma un ufficiale giudiziario con in mano una notifica fiscale è un deterrente che non lascia gloria.
Urne
Il governo catalano ha mostrato la prima urna del referendum soltanto ieri mattina. Il tutto con un gesto plateale che la dice lunga sul valore simbolico che ha assunto questo semplice contenitore di schede. La polizia spagnola (a differenza di quella catalana) si è messa alla ricerca delle urne non appena il tribunale costituzionale ha proibito il referendum. Blitz più o meno riusciti (per un errore sono state perquisite anche aziende che fabbricano vasetti di yogurt) e non solo in Catalogna, visto che voci ricorrenti volevano il deposito in regioni lontane, come la Galizia.
Le schede
Molto più semplice è stato trovare e sequestrare le schede, l' altra ossessione di magistratura e polizia. Le perquisizioni sono scattate ovunque, nelle tipografie e anche nella redazione di un giornale locale.
Ne sono state requisite circa 14 milioni (calcolo approssimativo), tanto che il governo catalano è arrivato a dire ai cittadini: «Stampatevele a casa». Una proposta bizzarra poi parzialmente smentita. A ogni perquisizione si raduna un folla di indipendentisti che intona cori di scherno contro la Guardia Civil: «Donde estan las papeletas?» (E le schede dove sono?).
I sindaci
Altro modo di ostacolare il referendum è far arrivare la pressione sui sindaci. Con una misura molto criticata, anche all' interno della magistratura, il procuratore capo ha iscritto sul libro degli indagati tutti i primi cittadini catalani che avevano dato la disponibilità alla Generalitat per cedere locali in vista del voto, circa 720.
I sindaci sono stati convocati per essere interrogati dai giudici. Rischiano pene serie.
I siti
Sono già alcune centinaia i siti Internet bloccati dalla Guardia Civil, colpevoli di contenere informazioni pratiche sul voto proibito. Hanno subìto questo destino anche le pagine web istituzionali con le quali la Generalitat dava indicazioni ai cittadini sui seggi.
Ma dopo pochi minuti, i siti vietati ricomparivano sotto altri domini. «C' è la mano degli hacker russi», ha scritto «El País». Un magistrato ieri ha mandato un avviso anche a Google: rimuovete l' applicazione sul referendum.
Le lettere
Alle Poste spagnole, «Correos», è stato ordinato di bloccare tutte le lettere con la quale la Generalitat incaricava scrutatori e presidente di seggio.
La misura, controversa per ragioni di privacy, ha avuto conseguenze dirette: la costituzione delle sezioni elettorali è stata una delle difficoltà più grandi nell' organizzazione del referendum.
Le multe
Ormai non si contano più. In Spagna il luogo comune verso i catalani è quello di essere poco disposti ad aprire il portafoglio. Ma anche i più generosi si spaventerebbero davanti all' entità delle contravvenzioni minacciate: fino a 300 mila euro per chi prende parte alla formazione dei seggi, 12 mila al giorno per i membri della commissione elettorale. I politici sono i più esposti: l' ex presidente catalano Artur Mas deve sborsare 5,2 milioni di euro come cauzione, dopo la condanna in primo grado per aver organizzato il referendum consultivo del 9 novembre 2014. A ogni corteo si fa la colletta per aiutare i condannati.
La pubblicità
PLAZA DE CATALUNYA BARCELLONA INDIPENDENTISTI CATALANI |
Esplicitamente proibita anche la pubblicità istituzionale o meno del referendum (le istruzioni su come e dove votare eccetera). Nessuno è autorizzato a pubblicare manifesti o a trasmettere gli spot. Per notificare gli atti la Guardia Civil è entrata nelle redazione di alcuni giornali indipendentisti (come «El punt Avui»), visite che hanno scandalizzato gli indipendentisti e parte della sinistra spagnola.
Fonte: qui
Referendum in Catalogna, spari contro un seggio: 4 feriti. Guardia Civil blocca il centro raccolta voti
Una persona ha sparato con una carabina ad aria compressa contro l’ingresso di una scuola di Manlleu. E il tribunale spagnolo blocca il voto via web. Manifestanti occupano 163 scuole e la polizia mette i sigilli a 1300 scuole. Il presidente del Parlamento europeo Tajani: «Referendum inaccettabile».
Spari contro un seggio e quattro feriti. Arriva il primo attacco violento collegato allo svolgimento del referendum sull’indipendenza in Catalogna: quattro persone sono rimaste lievemente ferite venerdì notte dopo che una persona ha sparato con una carabina ad aria compressa contro l’ingresso di una scuola di Manlleu, nella contea di Osona, in cui è stato allestito un seggio. Tra i feriti, colpiti al petto, al collo e alla spalla, c’erano tre membri del Comitato locale di Difesa del referendum che hanno poi presentato denuncia. Portati in un pronto soccorso, secondo La Vanguardia, nessuno di loro ha avuto bisogno di cure mediche. L’attacco è avvenuto alle 22 di venerdì sera, in due fasi: nei primi spari sono state ferite tre persone, poi alcuni minuti dopo sono partiti i colpi che hanno ferito una quarta persona tra la folla che si era radunata sul posto. L’autore, che avrebbe sparato da un edificio situato di fronte al seggio, non è stato identificato.
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