9 dicembre forconi: Usa, Mike Pompeo nuovo direttore della Cia. Sicurezza nazionale al filo-russo Michael Flynn

giovedì 26 gennaio 2017

Usa, Mike Pompeo nuovo direttore della Cia. Sicurezza nazionale al filo-russo Michael Flynn

Trump procede con le nomine della sua amministrazione. Al vertice degli 007 l'esponente del Tea Party, contrario all'accordo con l'Iran e membro a vita della Rifle Association. Favorevole al muro al confine col Messico il nuovo Attorney general Jeff Sessions.
Al vertice della Cia Mike Pompeo, esponente del Tea Party, membro a vita della Rifle Association, e oppositore dell’accordo con l’Iran mentre il nuovo Attorney general Jeff Sessions, ex procuratore generale dell’Alabama, condivide col neopresidente le stesse posizioni oltranziste sull’immigrazione ed è un entusiasta sostenitore del muro al confine con il Messico. I media americani ricordano poi che definì un “traditore della razza” un bianco che lavorava per degli afroamericani e disse che il suo unico problema con il Ku Klux Klan era l’uso di droga da parte dei membri. Infine c’è Michael Flynn, il nuovo Consigliere per la Sicurezza Nazionale, generale a riposo filo-russo secondo cui “la paura dei musulmani è razionale”, scelto da Obama nel 2012 per guidare la Defense Intelligence Agency, l’intelligence militare, ma costretto a lasciare nell’agosto del 2014 per tensioni e divergenze con la Casa Bianca. Dopo la contestata scelta di Steve Bannon come chief strategist della Casa Bianca, il neopresidente Donald Trump procede con le nomine della sua nuova squadra dell’amministrazione Usa e, al momento, Flynn e Sessions hanno già accettato l’incarico.
Pompeo, direttore della Cia – Il deputato del Kansas Mike Pompeo, esponente dei Tea Party, è stato tra i più convinti oppositori all’Obamacare ed è contrario alla chiusura di Guantanamo. Pompeo è inoltre noto per essere stato tra i sostenitori del programma di sorveglianza dell’Nsa rivelato da Edward Snowden. E in un tweet pubblicato meno di 24 ore fa, riferendosi all’accordo con l’Iran sulla revoca delle sanzioni collegata a un ridimensionamento del programma nucleare aveva scritto: “Non vedo l’ora di smantellare questo accordo disastroso con il più grande Stato sponsor del terrorismo del mondo”. Il tweet rimanda ad un articolo dello stesso Pompeo al settimanale neo-con The Weekly Standard, intitolato ‘Smantellare l’accordo con l’Iran? Facile”.

Sessions, nuovo Attorney general – Il senatore dell’Alabama Jeff Sessions sarà il nuovo Attorney general degli Stati Uniti (colui che guida il dipartimento della Giustizia) nella futura amministrazione del presidente eletto Donald Trump. Sessions, 69 anni, ex procuratore generale dell’Alabama e procuratore federale, è noto per le sue posizioni oltranziste. Politico lo definisce “tra i più conservatori al Congresso, con dure posizioni sulle questioni dell’immigrazione e sulle politiche fiscali, ma generalmente benvoluto tra i suoi colleghi del partito repubblicano”.
Aggiunge che era stato il primo a esprimere sostegno a Trump al Senato. Varie sue dure affermazioni in materia di immigrazione si sono molto avvicinate a quelle di Trump. Sessions si oppone a ogni possibilità di cittadinanza per gli immigrati senza documenti ed è un entusiasta sostenitore della costruzione di un muro al confine con il Messico. Veterano dell’esercito, Sessions è un membro di alto rango della Commissione servizi armati del Senato e presidente della Sottocommissione forze strategiche.
Dopo vent’anni al Congresso, potrebbe trovare opposizione per la conferma al Senato. Nel 1986, è stato il secondo nominato in cinquant’anni a vedersi negata la conferma a giudice federale, a causa dell’accusa che avesse pronunciato commenti razzisti. Tra questi, secondo una testimonianza in quello stesso anno avrebbe apostrofato un giudice afro-americano con l’espressione a sfondo razzista “boy”, accusa che Sessions smentì. All’udienza in proposito disse di non essere razzista, ma che gruppi come l’Associazione nazionale per il progresso delle persone di colore e l’Unione per le libertà civili americane potrebbero essere ritenute “antiamericani”.
Flynn, Consigliere per la Sicurezza Nazionale – Generale a riposo di grande esperienza, oltre alle tre stelle sulle sue mostrine può vantare successi decisivi nello smantellamento delle reti degli insorti in Afghanistan ed Iraq. Ma alla Casa Bianca arriva dopo essersi attirato le critiche di molti, anche al Pentagono, per le sue posizioni filo Russia, che lo hanno messo in sintonia con il suo futuro boss, e le sue posizioni anti-Islam, che sarebbero state all’origine, a sua detta, dello strappo con Barack Obama.
Senza contare che l’uomo che avrà un ruolo centrale nel consigliare un presidente privo di esperienza, si è espresso in favore all’estradizione di Fetullah Gulen, il religioso turco che vive in Pennsylvania ed è stato accusato dalle autorità turche di aver fomentato il golpe della scorsa estate. “Il suo vasto network ha tutte le caratteristiche per corrispondere alla descrizione di una pericolosa cellula dormiente” terroristica ha scritto il generale. Lo staff di Trump disse che si trattava di opinione personali di Flynn il quale non avrebbe neanche reso noti i contratti della sua società di lobby con gruppi legati al governo di Ankara.
Flynn era stato scelto da Obama nel 2012 per guidare la Defense Intelligence Agency, l’intelligence militare, ma fu costretto a lasciare l’incarico nell’agosto del 2014 per tensioni e divergenze con la Casa Bianca. Flynn non reagì con disciplina militare ed in diverse occasioni attaccò in pubblico il comandante in capo. E da allora si è distinto per una serie di dichiarazioni, ed azioni, non in linea con al politica estera e di sicurezza dell’amministrazione.
Sorprese tutti infatti il suo viaggio lo scorso anno a Mosca quando apparve al fianco di Vladimir Putin ad un gala per una televisione filo Cremlino, Rt, una ricca ‘photo opportunity’ per il presidente russo in un momento di tensione con Washington. Comportamenti che suscitarono critiche da parte dei vertici militari aumentate quando Flynn, lasciando il decoro che tradizionalmente si aspetta da un generale in pensione, è diventato un acceso sostenitore, in tv e sui palchi dei comizi con i fan che urlavano ‘in galera’ rivolti alla Clinton, della campagna di Trump.
Uno dei principali censori del suo comportamento è stato il generale a riposo Stanley McChristal, che aveva voluto Flynn al suo fianco a capo dell’intelligence militare in Iraq ed Afghanistan. Insieme all’ammiraglio Michael Mullen, ex capo degli Stati Maggiori Riuniti, Stanley contattò Flynn per avvisarlo che il suo comportamento, le sue continue comparsate in tv per parlare a difendere Trump ed attaccare Obama, avrebbero potuto mettere a rischio la fiducia della Casa Bianca nei militari. Flynn replicò alle critiche, affermando: “Quando qualcuno dice, sei un generale devi stare zitto, io rispondo, ma devo smettere di essere americano?”.
Nella stessa intervista al Washington Post, il generale, da sempre democratico, nato in Rhode Island in una famiglia di militari, avvisò del rischio per gli Stati Uniti rappresentato da una “componente malata” dell’Islam. “Sta succedendo qualcosa nel mondo islamico – disse – per quale motivo dobbiamo rafforzare la sicurezza nei nostri aeroporti? Non è perché sta crollando la chiesa cattolica”. Ed a febbraio ha postato un video su Youtube in cui affermava: “La paura dei musulmani è razionale”. Affermazioni che sono all’origine delle critiche arrivate dai gruppi per i diritti civili, allarmati anche dal fatto che il generale non abbia voluto prendere le distanze dalle promesse di Trump di reintrodurre il water boarding e gli altri metodi di interrogatorio brutale ed addirittura uccidere o catturare i parenti dei sospetti terroristi. Intervistato da al Jazeera, Flynn si è limitato a dire di “credere che si debbano lasciare molte opzioni sul tavolo fino all’ultimo minuto”. “Michael Flynn ha mostrato un profondo disprezzo per le leggi internazionali, compresa la convenzione di Ginevra e le leggi che proibiscono la tortura”, ha affermato John Sifton di Human Rights Watch.

Fonte: qui

Il gen. Micael Flynn: per fermare la guerra servono una visione strategica e l’energia nucleare

Flynn

Il gen. Michael Flynn, ex direttore della Defense Intelligence Agency, ha concesso il 4 agosto una intervista per “Head to Head”, programma condotto da Mehdi Hasan di Al Jazeera, che ha un contenuto esplosivo non soltanto perché ha accusato l’amministrazione Obama di aver “deciso consapevolmente” di sostenere i gruppi della jihad nel costituire un Califfato Islamico.
Dando voce a un raggruppamento di funzionari della Difesa e ufficiali americani, il generale ha chiesto che gli Stati Uniti pongano la parola fine alla politica di guerra, pervengano ad accordi con le nazioni dell’Asia sudoccidentale su una strategia regionale di sviluppo economico, unica azione capace di assicurare la pace.
Il gen. Flynn ha parlato in modo appassionato, prendendo le parti di chi considera, nonostante tutto, “fattibile” la pace nella regione, e l’ha fatto evocando la necessità di una visione, di una strategia, di una giusta immaginazione!
Il giudizio della storia sulla decisione di attaccare l’Iraq, nel 2003, non sarà tenero, ha detto; guardando indietro di 50-70 anni si riconoscono numerosi errori strategici che sono responsabili di molti focolai di instabilità. V’è qualcosa di sbagliato nella politica e nella strategia americana, se dal 2004 al 2014 il numero di gruppi individuati nell’elenco dei terroristi presso il Dipartimento di Stato è raddoppiato.
Gli americani hanno investito più nella conflittualità, che nella ricerca di soluzioni. Hanno impiegato più droni, più bombe; hanno spedito più gente ad uccidere più gente. Tuttavia, gettare droni, “addestrare una sessantina di tizi”, sono misure tattiche, cose ottuse che possono solo portare a conflitti più ampi, mentre sono disponibili soluzioni strategiche per la regione, incentrate su un cambiamento nel sistema economico dell’intera Asia sudoccidentale.
Ciò che il Gen. Flynn ha posto sul tavolo come elemento di cambiamento è una rete regionale di centri di sviluppo per l’impiego civile dell’energia nucleare, per permettere in particolar modo la dissalazione dell’acqua marina. I sauditi, i giordani, gli egiziani e, ora, i tunisini, ha sottolineato Flynn, stanno firmando contratti con la Russia, che attribuisce grande importanza allo sviluppo delle tecniche nucleari. L’energia dell’atomo è la forma meno dispendiosa di energia per la dissalazione, operazione necessaria per irrigare una regione così arida.
Pur restando contrario agli accordi del gruppo P5+1 sull’Iran e diffidando della classe dirigente iraniana, egli sostiene che l’Iran dovrebbe essere parte di tale accordo regionale e che il gruppo P5+1 dovrebbe essere coinvolto proprio nello sviluppo regionale dell’energia nucleare.
Il generale vorrebbe che si pensasse al futuro dei prossimi 10-50 anni, o anche dell’intero secolo a venire. Questo è, infatti, il pensiero strategico.
Per poter sconfiggere l’ISIS e gli altri gruppi della jihad, le nazioni devono offrire alle proprie generazioni più giovani, soprattutto nella fascia dei 15-25 anni, qualcosa di utile da fare, ha insistito.
L’intervista si conclude con la domanda: il generale ha in mente di candidarsi alla Presidenza?

Fonte: qui

Il gen. Flynn: per fermare la guerra servono una visione strategica e l’energia nucleare

Flynn






Il gen. Michael Flynn, ex direttore della Defense Intelligence Agency, ha concesso il 4 agosto una intervista per “Head to Head”, programma condotto da Mehdi Hasan di Al Jazeera, che ha un contenuto esplosivo non soltanto perché ha accusato l’amministrazione Obama di aver “deciso consapevolmente” di sostenere i gruppi della jihad nel costituire un Califfato Islamico.
Dando voce a un raggruppamento di funzionari della Difesa e ufficiali americani, il generale ha chiesto che gli Stati Uniti pongano la parola fine alla politica di guerra, pervengano ad accordi con le nazioni dell’Asia sudoccidentale su una strategia regionale di sviluppo economico, unica azione capace di assicurare la pace.
Il gen. Flynn ha parlato in modo appassionato, prendendo le parti di chi considera, nonostante tutto, “fattibile” la pace nella regione, e l’ha fatto evocando la necessità di una visione, di una strategia, di una giusta immaginazione!
Il giudizio della storia sulla decisione di attaccare l’Iraq, nel 2003, non sarà tenero, ha detto; guardando indietro di 50-70 anni si riconoscono numerosi errori strategici che sono responsabili di molti focolai di instabilità. V’è qualcosa di sbagliato nella politica e nella strategia americana, se dal 2004 al 2014 il numero di gruppi individuati nell’elenco dei terroristi presso il Dipartimento di Stato è raddoppiato.
Gli americani hanno investito più nella conflittualità, che nella ricerca di soluzioni. Hanno impiegato più droni, più bombe; hanno spedito più gente ad uccidere più gente. Tuttavia, gettare droni, “addestrare una sessantina di tizi”, sono misure tattiche, cose ottuse che possono solo portare a conflitti più ampi, mentre sono disponibili soluzioni strategiche per la regione, incentrate su un cambiamento nel sistema economico dell’intera Asia sudoccidentale.
Ciò che il Gen. Flynn ha posto sul tavolo come elemento di cambiamento è una rete regionale di centri di sviluppo per l’impiego civile dell’energia nucleare, per permettere in particolar modo la dissalazione dell’acqua marina. I sauditi, i giordani, gli egiziani e, ora, i tunisini, ha sottolineato Flynn, stanno firmando contratti con la Russia, che attribuisce grande importanza allo sviluppo delle tecniche nucleari. L’energia dell’atomo è la forma meno dispendiosa di energia per la dissalazione, operazione necessaria per irrigare una regione così arida.
Pur restando contrario agli accordi del gruppo P5+1 sull’Iran e diffidando della classe dirigente iraniana, egli sostiene che l’Iran dovrebbe essere parte di tale accordo regionale e che il gruppo P5+1 dovrebbe essere coinvolto proprio nello sviluppo regionale dell’energia nucleare.
Il generale vorrebbe che si pensasse al futuro dei prossimi 10-50 anni, o anche dell’intero secolo a venire. Questo è, infatti, il pensiero strategico.
Per poter sconfiggere l’ISIS e gli altri gruppi della jihad, le nazioni devono offrire alle proprie generazioni più giovani, soprattutto nella fascia dei 15-25 anni, qualcosa di utile da fare, ha insistito.
L’intervista si conclude con la domanda: il generale ha in mente di candidarsi alla Presidenza?
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Il gen. Flynn: per fermare la guerra servono una visione strategica e l’energia nucleare

Flynn






Il gen. Michael Flynn, ex direttore della Defense Intelligence Agency, ha concesso il 4 agosto una intervista per “Head to Head”, programma condotto da Mehdi Hasan di Al Jazeera, che ha un contenuto esplosivo non soltanto perché ha accusato l’amministrazione Obama di aver “deciso consapevolmente” di sostenere i gruppi della jihad nel costituire un Califfato Islamico.
Dando voce a un raggruppamento di funzionari della Difesa e ufficiali americani, il generale ha chiesto che gli Stati Uniti pongano la parola fine alla politica di guerra, pervengano ad accordi con le nazioni dell’Asia sudoccidentale su una strategia regionale di sviluppo economico, unica azione capace di assicurare la pace.
Il gen. Flynn ha parlato in modo appassionato, prendendo le parti di chi considera, nonostante tutto, “fattibile” la pace nella regione, e l’ha fatto evocando la necessità di una visione, di una strategia, di una giusta immaginazione!
Il giudizio della storia sulla decisione di attaccare l’Iraq, nel 2003, non sarà tenero, ha detto; guardando indietro di 50-70 anni si riconoscono numerosi errori strategici che sono responsabili di molti focolai di instabilità. V’è qualcosa di sbagliato nella politica e nella strategia americana, se dal 2004 al 2014 il numero di gruppi individuati nell’elenco dei terroristi presso il Dipartimento di Stato è raddoppiato.
Gli americani hanno investito più nella conflittualità, che nella ricerca di soluzioni. Hanno impiegato più droni, più bombe; hanno spedito più gente ad uccidere più gente. Tuttavia, gettare droni, “addestrare una sessantina di tizi”, sono misure tattiche, cose ottuse che possono solo portare a conflitti più ampi, mentre sono disponibili soluzioni strategiche per la regione, incentrate su un cambiamento nel sistema economico dell’intera Asia sudoccidentale.
Ciò che il Gen. Flynn ha posto sul tavolo come elemento di cambiamento è una rete regionale di centri di sviluppo per l’impiego civile dell’energia nucleare, per permettere in particolar modo la dissalazione dell’acqua marina. I sauditi, i giordani, gli egiziani e, ora, i tunisini, ha sottolineato Flynn, stanno firmando contratti con la Russia, che attribuisce grande importanza allo sviluppo delle tecniche nucleari. L’energia dell’atomo è la forma meno dispendiosa di energia per la dissalazione, operazione necessaria per irrigare una regione così arida.
Pur restando contrario agli accordi del gruppo P5+1 sull’Iran e diffidando della classe dirigente iraniana, egli sostiene che l’Iran dovrebbe essere parte di tale accordo regionale e che il gruppo P5+1 dovrebbe essere coinvolto proprio nello sviluppo regionale dell’energia nucleare.
Il generale vorrebbe che si pensasse al futuro dei prossimi 10-50 anni, o anche dell’intero secolo a venire. Questo è, infatti, il pensiero strategico.
Per poter sconfiggere l’ISIS e gli altri gruppi della jihad, le nazioni devono offrire alle proprie generazioni più giovani, soprattutto nella fascia dei 15-25 anni, qualcosa di utile da fare, ha insistito.
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Il gen. Michael Flynn, ex direttore della Defense Intelligence Agency, ha concesso il 4 agosto una intervista per “Head to Head”, programma condotto da Mehdi Hasan di Al Jazeera, che ha un contenuto esplosivo non soltanto perché ha accusato l’amministrazione Obama di aver “deciso consapevolmente” di sostenere i gruppi della jihad nel costituire un Califfato Islamico.
Dando voce a un raggruppamento di funzionari della Difesa e ufficiali americani, il generale ha chiesto che gli Stati Uniti pongano la parola fine alla politica di guerra, pervengano ad accordi con le nazioni dell’Asia sudoccidentale su una strategia regionale di sviluppo economico, unica azione capace di assicurare la pace.
Il gen. Flynn ha parlato in modo appassionato, prendendo le parti di chi considera, nonostante tutto, “fattibile” la pace nella regione, e l’ha fatto evocando la necessità di una visione, di una strategia, di una giusta immaginazione!
Il giudizio della storia sulla decisione di attaccare l’Iraq, nel 2003, non sarà tenero, ha detto; guardando indietro di 50-70 anni si riconoscono numerosi errori strategici che sono responsabili di molti focolai di instabilità. V’è qualcosa di sbagliato nella politica e nella strategia americana, se dal 2004 al 2014 il numero di gruppi individuati nell’elenco dei terroristi presso il Dipartimento di Stato è raddoppiato.
Gli americani hanno investito più nella conflittualità, che nella ricerca di soluzioni. Hanno impiegato più droni, più bombe; hanno spedito più gente ad uccidere più gente. Tuttavia, gettare droni, “addestrare una sessantina di tizi”, sono misure tattiche, cose ottuse che possono solo portare a conflitti più ampi, mentre sono disponibili soluzioni strategiche per la regione, incentrate su un cambiamento nel sistema economico dell’intera Asia sudoccidentale.
Ciò che il Gen. Flynn ha posto sul tavolo come elemento di cambiamento è una rete regionale di centri di sviluppo per l’impiego civile dell’energia nucleare, per permettere in particolar modo la dissalazione dell’acqua marina. I sauditi, i giordani, gli egiziani e, ora, i tunisini, ha sottolineato Flynn, stanno firmando contratti con la Russia, che attribuisce grande importanza allo sviluppo delle tecniche nucleari. L’energia dell’atomo è la forma meno dispendiosa di energia per la dissalazione, operazione necessaria per irrigare una regione così arida.
Pur restando contrario agli accordi del gruppo P5+1 sull’Iran e diffidando della classe dirigente iraniana, egli sostiene che l’Iran dovrebbe essere parte di tale accordo regionale e che il gruppo P5+1 dovrebbe essere coinvolto proprio nello sviluppo regionale dell’energia nucleare.
Il generale vorrebbe che si pensasse al futuro dei prossimi 10-50 anni, o anche dell’intero secolo a venire. Questo è, infatti, il pensiero strategico.
Per poter sconfiggere l’ISIS e gli altri gruppi della jihad, le nazioni devono offrire alle proprie generazioni più giovani, soprattutto nella fascia dei 15-25 anni, qualcosa di utile da fare, ha insistito.
L’intervista si conclude con la domanda: il generale ha in mente di candidarsi alla Presidenza?
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