UN GRUPPO DI RAPINATORI INCAPPUCCIATI FA IRRUZIONE IN UNA VILLA E PICCHIANO IL PROPRIETARIO E LA MOGLIE, A CUI HANNO TAGLIATO IL LOBO DELL’ORECCHIO DESTRO
I MALVIVENTI CERCAVANO LA CASSAFORTE MA QUANDO HANNO CAPITO CHE NON C’ERA HANNO DATO SFOGO ALLA VIOLENZA
Da www.ansa.it
È caccia ai quattro malviventi che questa notte si sono accaniti contro il chirurgo Carlo Martelli, presidente della Anffas Onlus locale, e la moglie Niva Bazzan, aggrediti e legati intorno alle 4 del mattino nella loro abitazione in località Villa Carminiello a Lanciano.
Si ipotizza, secondo le prime informazioni, anche la presenza di un quinto bandito che forse fungeva da palo. I feriti sono sottoposti a cure all'ospedale di Lanciano. La donna è in chirurgia dove si sta verificando la possibilità di ricucire il lobo dell'orecchio tagliatole dai malviventi. Il marito ha riportato un trauma cranico facciale per i numerosi pugni ricevuti ed è sotto osservazione all'unità multiservizio del nosocomio lancianese.
Dalla prima testimonianza resa dalle vittime, il lobo dell'orecchio destro della donna sarebbe stato mozzato con una specie di piccola roncola con il manico di legno che i banditi avrebbero trovato nella taverna sottostante l'abitazione. I quattro sono fuggiti a bordo dell'auto del medico, una Fiat Sedici grigio metallizzata.
I rapinatori cercavano la cassaforte. E sarebbe stata proprio la sua mancanza a far scattare la violenza contro la padrona di casa che ha subito il taglio del lobo dell'orecchio destro. I banditi, secondo le prime ipotesi investigative, sarebbero entrati da una grata, una sorta di boccaporto, calandosi da lì e finendo nella taverna sottostante la casa da dove poi hanno avuto facile accesso alle stanze superiori.
I coniugi sono stati tenuti in ostaggio per due ore durante le quali uno di loro, e non due, come appreso precedentemente, sarebbe rimasto con Martelli e la moglie, mentre gli altri tre, con l'auto della donna, una Nissan Yaris bianca, si sono recati a una filiale Bnl per prelevare dopo essersi fatti consegnare le carte di credito, poi restituite. Sul posto la Polizia e gli uomini della scientifica di Ancona.
Fonte: qui
“ERO SICURO CHE CI AVREBBERO AMMAZZATI”
IL RACCONTO CHOC DI CARLO MARTELLI, MASSACRATO DI BOTTE DA UNA BANDA DI RAPINATORI CHE HA MOZZATO L’ORECCHIO ALLA MOGLIE A LANCIANO (CHIETI)
“ERANO TANTO CATTIVI. UNO SOLO PARLAVA IN UN PERFETTO ITALIANO, AVEVANO GUANTI E SCARPE COSTOSE. SEMBRAVA 'ARANCIA MECCANICA'. DOPO AVER PRESO CARTE E BANCOMAT, SI SONO ALLONTANATI E MI HA SALUTATO DICENDO…” – VIDEO
BOTTE E ORECCHIO MOZZATO ARANCIA MECCANICA IN VILLA ABRUZZO, L' INCUBO BANDE
Paolo Vercesi per “il Messaggero”
«Portateci alla cassaforte senza fare scherzi o vi facciamo a pezzi», e giù botte. Pugni in faccia al marito e, come prova di forza, il taglio del lobo dell' orecchio alla moglie, con una piccola roncola trovata nell' abitazione. Tutto per una cassaforte che non esisteva.
Carlo Martelli, medico chirurgo 69enne e presidente della locale associazione per disabili Anffas, e la moglie Niva Bazzan sono in prognosi riservata nell' ospedale Renzetti di Lanciano, in provincia di Chieti, e ringraziano di essere ancora vivi dopo una notte da Arancia meccanica. I medici hanno fatto del tutto per riattaccarle il pezzo di orecchio, invano.
Lui giace in un letto di Chirurgia con il volto tumefatto: trauma facciale, dicono i medici, ne avrà almeno per 40 giorni.
TERZO COLPO DI FILA
Nel comprensorio frentano è la terza rapina in villa in un anno e l' efferatezza dei criminali alimenta paura e allarme. Tagliata la recinzione della villa, in contrada Carminello alle porte della città, i rapinatori sono entrati passando dalla taverna sottostante attraverso una grata, dopo aver divelto il lucchetto.
L' allarme non è scattato. Afferrata la roncola, i quattro sono saliti nelle camere da letto e da lì per i padroni di casa è cominciata una notte da incubo. Erano le 4: Carlo e Niva sono stati sorpresi nel sonno e per due ore sono rimasti in ostaggio di quattro rapinatori tutti incappucciati.
Lui è stato legato a mani e piedi, la moglie - che dormiva in un' altra stanza - alle mani. Picchiati e torturati senza pietà. Non è stato toccato il figlio disabile trentenne: i banditi hanno rovistato anche nella sua stanza ma lui non si sarebbe accorto di nulla.
«Chiedevano con insistenza di sapere dove fosse la cassaforte e non credevano che non l' avessimo. Solo uno di loro ha parlato in buon italiano, gli altri sono rimasti in silenzio» hanno raccontato le vittime al vice questore Miriam D' Anastasio, dirigente della squadra mobile di Chieti che conduce le indagini coordinata dal questore Ruggiero Borzacchiello.
Non si esclude la presenza di un quinto bandito rimasto a fare da palo. Solo dopo aver tagliato l' orecchio alla donna i banditi si sono convinti che in quella casa non c' era nascosto nessun tesoretto e che dunque il loro piano era fallito.
SOLDI AL BANCOMAT
Pur di non restare a mani vuote, in tre si sono fatti consegnare bancomat e tre carte di credito dal medico e utilizzando l' auto della donna, una Yaris bianca, sono andati a prelevare qualche migliaio di euro. Il quarto criminale è invece rimasto nella casa a guardia della famiglia sequestrata. «Prega che trovo i soldi sennò quando torno ti macello» è stata l' ultima minaccia del bandito al dottor Martelli.
Tornati alla villa, i rapinatori hanno riconsegnato le carte al malcapitato dottor Martelli e si sono dileguati a bordo della sua auto, una Fiat Sedici che ieri sera non era ancora stata ritrovata. Nella zona attivati posti di blocco ed elicotteri ma dei banditi nessuna traccia.
Sanguinante e stordito, Martelli è riuscito a liberarsi tagliando le fascette ai polsi con un paio di forbici e a chiedere soccorso al fratello Alfredo e alla sorella Teresa. Da Ancona, sul posto, sono intervenuti gli uomini della Scientifica. La caccia alla banda continua.
«UNA RAFFICA SENZA FINE DI PUGNI IN FACCIA POI IL SANGUE DI NIVA, ERO SICURO DI MORIRE»
Walter Berghella e Serena Giannico per “il Messaggero”
«Ho visto una luce fioca nel corridoio, credevo fosse mia moglie e invece in un attimo mi è arrivata una raffica di pugni in faccia, è stata una macelleria. Sono ancora terrorizzato, sono state scene da film dell' orrore, io e mia moglie siamo vivi per miracolo».
Parla con un filo di voce Carlo Martelli in un letto nel reparto di Chirurgia all' ospedale Renzetti di Lanciano. Sul volto tumefatto i segni della notte da incubo di cui è stato vittima con la moglie Niva, per due ore ostaggio di una banda di rapinatori sanguinari. Si guarda intorno, il medico presidente dell' Anffas, e incrocia lo sguardo commosso delle figlie, che vivono altrove e che subito sono rientrate a Lanciano non appena hanno saputo del dramma vissuto dai genitori.
Ma in quella stanza d' ospedale è anche continuo il viavai di colleghi e amici - Martelli è medico in pensione ma ha collaborato con molti di loro -. La moglie è invece ricoverata al Multidisciplinare.
Martelli prende fiato e trova la forza di raccontare quei terribili momenti: «Mi hanno tritato.
Sbattuto a terra, legato mani e piedi con un filo di computer. A mia moglie hanno legato solo le mani» dice.
E ricorda con un brivido le minacce: «L' unico che ha parlato, in buon italiano, è stato chiaro: dimmi dov' è la cassaforte, ripeteva. I banditi non credevano che non ci fosse, a ogni domanda mi mollavano un cazzotto e se non gliel' avessi detto minacciavano di fare a pezzetti mia moglie: lei dormiva in un' altra stanza perché al mattino presto sarebbe dovuta partire per Roma, l' hanno trascinata da me e a un certo punto hanno cercato di soffocarla. Quando ho visto un fiotto di sangue schizzare dal suo orecchio tagliato non ci ho capito più nulla: ero sicuro che ci avrebbero ammazzati».
I banditi si sono allontanati solo dopo aver prelevato soldi con le carte di credito di Martelli. E in quel momento c' è stata un' altra scena che il medico non potrà mai dimenticare: «L' unico della banda che ha parlato mi ha salutato dicendo: A dottò, se mettete la cassaforte fateci sapere che noi stiamo in zona. E' stato atroce».
Sotto choc Alfredo Martelli, fratello del medico che per primo è intervenuto per assistere Carlo e Niva: «Il film di Arancia meccanica fa ridere rispetto a quello che hanno fatto, qui non ci sentiamo sicuri, non c' è controllo del territorio» ha detto ricordando i precedenti casi di furti e rapine in zona, «anche se una cosa del genere così non si era mai vista».
Un' azione criminale che ha turbato anche il ministro dell' Interno Matteo Salvini: «Faremo di tutto per arrestare i colpevoli e a farli marcire in galera, non si può vivere con paura anche in casa propria» il suo commento. Turbata e incredula la comunità frentana, non solo per la rapina in sè - la terza in un anno da queste parti - ma per l' efferatezza con cui è stata compiuta. Il sindaco di Lanciano, Mario Pupillo, parla di «barbarie». Ieri è stato tra i primi ad andare in ospedale per sincerarsi delle condizioni di Carlo Martelli e Niva Bazzan: «Ho voluto testimoniare loro la stima mia e dei cittadini.
Anche se non sono in pericolo di vita hanno riportato danni visibili e importanti che fa capire atrocità e ferocia dell' aggressione». Pupillo, ex diabetologo, ha condiviso anni di lavoro con loro: «Carlo e Niva hanno lavorato per aiutare gli altri con impegno straordinario con l' Anffas e in ospedale con esperienza e contributo di umanità. Ciò fa più male. L' aggressione sorprende e fa rabbia e forte è la reazione emotiva».
«ERANO BEN VESTITI E CATTIVI, PENSAVO CI AVREBBERO UCCISI. MI HANNO DETTO: TORNIAMO»
Fabrizio Caccia per il “Corriere della Sera”
«E meno male che adesso siamo qui a raccontarlo, perché davvero a un certo punto ho pensato che ci avrebbero ammazzato».
Ospedale di Lanciano, reparto di chirurgia generale, sono le sette di sera e il professor Carlo Martelli, 69 anni, si porta addosso tutti i segni dell' aggressione selvaggia di appena 15 ore prima. Il volto tumefatto, gli occhi chiusi dalla sequenza di pugni scagliati dai quattro rapinatori, alle quattro di ieri notte quando sono entrati nella villetta rosa in zona Carminiello.
Alla moglie Niva, infermiera in pensione, conosciuta quando lui era chirurgo a Bologna alla fine degli anni Settanta, hanno tagliato quasi metà dell' orecchio destro.
Cosa ricorda, dottore?
«Erano cattivi, tanto cattivi. Uno solo parlava e in un perfetto italiano, gli altri muti, avevano tutti i guanti ed erano ben vestiti, ricordo il particolare delle scarpe, erano scarpe classiche, costose. I volti coperti, si vedevano solo gli occhi.
Gli occhi di persone cattive. Quello che aveva in mano il falcetto, l' unica arma che si erano portati, a un certo punto ha offerto a mia moglie un bicchiere d' acqua, poi si è messo a guardare le foto di Niva sul cellulare, le foto della nostra ultima vacanza a Dubai.
E poi, invece, all' improvviso, quello che parlava in un perfetto italiano ci ha detto: "Se entro dieci minuti non dite dove avete messo la cassaforte, a lei tagliamo un orecchio". Ma noi la cassaforte non ce l' abbiamo mai avuta. Però loro non hanno avuto pietà. È stato orribile».
Crede a un colpo premeditato?
«Sicuro, io penso che abbiano studiato bene tutto quanto, che ci abbiano seguito per qualche giorno, sono passati dalla bocca di lupo del garage, dopo aver tagliato la rete del giardino che avevamo messo per difenderci dalle scorrerie dei cinghiali e sono entrati nelle stanze al pianterreno.
E sa cosa mi ha detto alla fine andando via quello che sembrava il capo? Mi ha detto proprio con strafottenza: "dotto', si ricordi, quando mettete la cassaforte ci avverta che noi torniamo, tanto siamo in zona..."».
Due ore d' inferno. Due ore da Arancia Meccanica. Ce la fa a raccontare?
«Erano le quattro, dapprima ho visto una luce accesa, pensavo fosse mia moglie che s' era svegliata presto perché doveva fare una gita a Roma con le amiche.
E invece dopo pochi secondi si sono avventati su di me, mi hanno picchiato e legato mani e piedi col filo del computer, ero quasi incaprettato, non riuscivo a muovermi e loro continuavano a chiedere dove fosse la cassaforte. Per ogni risposta che non li soddisfaceva mi davano un pugno».
Minuti di puro terrore.
«Nella prima ora ero convinto che ci avrebbero ammazzato. Con noi c' era anche nostro figlio, Stefano, che è disabile. Per fortuna lui non l' hanno toccato. Quando poi alla fine hanno capito che non c' era la cassaforte e che non dicevamo bugie, ci hanno chiesto le nostre carte di credito e le tessere bancomat con i relativi codici.
E l' unico dei quattro che parlava ha aggiunto minaccioso: "Se adesso andiamo a prelevare in banca e i codici non funzionano, torniamo e vi tagliamo entrambi". Così tre di loro sono usciti ed è rimasto uno solo a sorvegliarci».
E che è successo dopo?
«Quando sono tornati, evidentemente, avevano ottenuto ciò che volevano e se ne sono andati, lasciando le stanze a soqquadro, il sangue dappertutto».
Alle sei il gruppo se n' è andato con la sua auto grigio metallizzata. E voi?
«Io sono riuscito a slegarmi i piedi dal filo del computer, così ho raggiunto il cassetto dove ci sono le forbici che uso per tagliare i capelli a mio figlio e ho liberato i polsi miei e quelli di mia moglie dalle fascette con cui ci avevano legato. E Niva è andata a chiedere aiuto a mio fratello Alfredo, che vive nella villetta a fianco».
Tornerete più a vivere in quella villetta?
«Si, io ci abito da sempre. Nelle case intorno vivono mia madre che ha 92 anni e mio fratello Alfredo, perché dovrei andarmene? La mia vita è a Lanciano».
Comprerà un' arma?
«No! Non comprerò mai una pistola, perché io non sono capace di ammazzare un altro uomo come me, anche se è un delinquente. Anzi, penso proprio che se avessi avuto un' arma in casa sarei morto io».
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