M5S e Lega confermano la bozza(vedi sotto, la versione integrale qui) del 'Contratto per il governo del cambiamento', pubblicata in esclusiva da Huffpost, e fanno marcia indietro sull'uscita dall'euro.
In una nota congiunta si legge: "Il contratto di governo pubblicato dall'Huffington Post è una versione vecchia che è stata già ampiamente modificata nel corso degli ultimi due incontri del tavolo tecnico. La versione attuale, dunque, non corrisponde a quella pubblicata. Molti contenuti sono radicalmente cambiati. Sull'euro, ad esempio, le parti hanno già deciso di non mettere in discussione la moneta unica. La versione pubblicata, dunque, non è fedele a quella attuale".
Fonte: qui
Un Comitato di conciliazione (parallelo al Consiglio dei ministri)
Il documento integrale su cui è arrivata la trattativa tra Di Maio e Salvini.
Nel contratto un meccanismo di uscita dall'euro e la richiesta a Draghi di cancellare 250 miliardi di debito italiano - ESCLUSIVA HUFFPOST
La parte più sorprendente, e per certi versi più esplosiva, del documento cui stanno lavorando come base di un accordo di governo Lega e M5S, è contenuta a pagina 4 delle 39 di cui il documento è, al momento, composto: la creazione di una struttura parallela al Consiglio dei ministri, il Comitato di Riconciliazione, sede in cui regolare i dissensi nella cooperazione fra le due forze politiche o prendere nuove decisioni. Un organo consultivo e decisionale (che infatti decide con maggioranza a due terzi) non previsto oggi dall'architettura costituzionale del governo e la cui formazione per quanto "informale" rischia di innescare un conflitto istituzionale fortissimo, o, chissà, magari il sorgere di un nuovo avvenire.
Una copia del "CONTRATTO PER IL GOVERNO DEL CAMBIAMENTO" (bozza del 14.05.2018, 0re 9.30), ottenuto dall'HuffPost in cartaceo, e che qui di seguito pubblichiamo, inizia come un serissimo atto notarile, con la formula d'obbligo "Il presente contratto è sottoscritto dal Signor Luigi Di Maio Capo politico del "Movimento 5Stelle" e dal Signor Matteo Salvini "Segretario Federale della Lega", seguita da una certificazione della firma". A pagina 4 sotto la banale dicitura di "Funzionamento del governo e dei gruppi parlamentari" c'è quella che , contenuti di ogni tipo a parte, si potrebbe chiamare la Regola delle regole: cioè la disciplina che stabilisce le modalità del funzionamento della cooperazione fra le due forze politiche. Nel caso che questa cooperazione a un certo punto si inceppi.
"Nel caso le diversità persistano verrà convocato un Comitato di Conciliazione", recita il documento. I contraenti si confronteranno in questo Comitato per "giungere a un dialogo in caso di conflitti, al fine di risolvere i problemi". Ma la sua funzione scatta anche quando si tratta di elaborare una posizione comune nel caso si presentino "tematiche estranee al presente contratto ovvero questioni di carattere d'urgenza e/o imprevedibili al momento della sottoscrizione di questo contratto". Il Comitato dunque non serve solo a sedare i conflitti interni ma a prendere nuove decisioni in materia rilevanti, quali ad esempio: "Crisi internazionali, calamità naturali, problemi di ordine e di salute pubblici". Il Comitato infine si riunisce anche in caso sia richiesto da uno dei contraenti per esaminare questioni ritenute fondamentali ".
L'organismo è composto da: il Presidente del Consiglio dei Ministri, il capo politico di M5S e il segretario federale della Lega. I capigruppo di Camera e senato delle due forze politiche e il ministro competente per materia. Alle riunioni partecipa anche come uditore il membro del governo responsabile dell'attuazione del programma nonché eventuali soggetti individuati dal Comitato." Come si vede si tratta di un organo complesso che si pone all'origine delle decisioni del più vasto territorio della governance – se si considera che qui si parla di emergenze e crisi internazionali. Certamente, si può obiettare, non è un organo formalizzato, né con uno status legale. Ma di fatto assume un ruolo che è proprio del Consiglio dei Ministri. Nei fatti rischiando di sminuirlo o addirittura di sostituirlo. Altro elemento assolutamente anomalo è che attraverso questo comitato, sia pur sempre in maniera informale, vengono inseriti a un ruolo di decisione di governo i capi dei partiti. La cui presenza è nella nostra costituzione tenuta fuori dagli organi rappresentativi degli eletti. Norma che è garanzia per i cittadini di una non diretta politicizzazione degli organi di governo. Perché una volta eletti si rappresenta la Repubblica.
Infine, nel regolamento si scrive che nel caso non si arrivasse a un accordo "le azioni riguardanti i temi controversi saranno sospese per almeno dieci giorni, in modo da dare al Comitato il tempo necessario per raggiungere un'intesa e suggerire le scelte conseguenti". Anche in questo caso si profila una forte ingerenza nella dinamica di governo delle istituzioni perché la sospensione toglie dalle mani del parlamento il diritto fondamentale di organizzare i lavori e tende a bloccarne addirittura l'attività . Si tratta, come si diceva , di un accordo privato. Ma profila la più radicale delle riforme. Che non solo entra nelle competenze del Consiglio dei Ministri ma sotto "controllo" lo stesso Presidente del Consiglio.
Conflitto di interessi e giustizia: il solco con Berlusconi
È nei due capitoli "conflitto di interesse" e "giustizia" che viene scavato un solco con Silvio Berlusconi. Il programma "carioca" è ricalca marcatamente le parole d'ordine dei 5 Stelle: "Riteniamo che debba qualificarsi come possibile conflitto di interessi l'interferenza tra un interesse pubblico e un altro interesse, pubblico o privato, che possa influenzare l'esercizio obiettivo, indipendente e imparziale, di una funzione pubblica, non solo quando questo possa portare a un vantaggio economico a chi esercita la funzione pubblica e sia in condizione di un possibile conflitto di interessi, ma anche in assenza di un vantaggio immediatamente qualificabile come monetario". È la parte direttamente riconducibile a Berlusconi, sia pur formulata in modo generico. Perché poi, in questi casi, occorre leggere la traduzione legislativa per valutare se siamo in presenza di una normativa severa o di una semplice enunciazione di principi.
Ma è il passaggio successivo, altrettanto vago e, diciamo così, "populista", ad essere indicativo della filosofia di fondo del programma, chiarita già nelle prime pagine ove si prevede una sorta di struttura parallela che controlla il premier e il governo, svuotando la sovranità della politica e della sua rappresentanza parlamentare: "Intendiamo inoltre estendere la disciplina a incarichi non governativi ossia a tutti quei soggetti che, pur non ricoprendo ruoli governativi, hanno potere e capacità di influenzare decisioni politiche o che riguardano la gestione della cosa pubblica, come ad esempio i sindaci delle grandi città o i dirigenti delle società partecipate dallo Stato". È una formulazione vaga, interpretabile in qualsiasi modo, ma che certo rivela una certa criminalizzazione della politica. Come si configura una norma che sul potere di "influenza della cosa pubblica"? Ad esempio, anche un capo di gabinetto può influenzare una decisione politica. È un caso di conflitto di interessi? Ed è un caso di conflitto di interessi l'operato di un membro di un cda da parte della politica? Nelle società partecipate, poi, come vengono fissati, in base a questa logica, i criteri di nomina e i confini dell'operato di dirigenti di nomina politica?
Più tribunali, più pene, più carceri
Analoga impostazione sul capitolo Giustizia dove, al netto del passaggio sulla "riforma e sull'estensione" della legittima difesa caro a Salvini, l'impronta è squisitamente pentastellata, con l'acquisizione, di fatto, del programma dell'Anm dell'era Davigo. Ecco i punti qualificanti:
1) riforma della prescrizione;
2) il potenziamento della legislazione anti-corruzione da realizzare "aumentando le pene per i reati contro la pubblica amministrazione", introducendo il "Daspo per i corrotti e corruttori", l'introduzione "dell'agente sotto copertura" e "dell'agente provocatore";
3) il "potenziamento" delle intercettazioni.
Più in generale, "per garantire il principio di certezza della pena è essenziale abrogare tutti i provvedimenti emanati nel corso della precedente legislatura, tesi unicamente a conseguire effetti deflattivi in termini processuali e carcerari a totale discapito della sicurezza della collettività".
È una filosofia secondo la quale più giustizia si ottiene con più inasprimenti delle pene, più carcere, meno misure alternative, più pan-penalizzazione.
E più tribunali, mettendo mano alla legge Severino che chiuse quelli piccoli secondo criteri di efficienza, perché – basta avere un po' di dimestichezza – i tribunali più piccoli della provincia italiana profonda, con pochi giudici sono spesso i più lenti e i più arretrati. Mentre quelli più grandi hanno una gestione più manageriale. E questa fu una richiesta avanzata dai magistrati.
Immigrazione: poco o nulla su respingimenti ed espulsioni cari a Salvini
A ben vedere, questa impostazione, direbbero i critici "giustizialista" è il fil rouge di tutto il programma, compreso il dossier più delicato per la Lega, l'immigrazione. Dove è più chiara la denuncia della corruzione che il governo del fenomeno: "La situazione che si è venuta a creare è insostenibile per l'Italia, visti i costi da sostenere e il business creatosi, alimentato da fondi spesso gestiti con poca trasparenza e permeabili alle infiltrazioni della criminalità organizzata". Ci si impegna affinché "l'Italia svolga un più decisivo ai tavoli dei negoziati europei" in particolare "per superare il regolamento di Dublino, attraverso il ricollocamento obbligatorio e automatico dei richiedenti asilo tra gli Stati membri dell'Ue". Ma c'è poco o niente sul "come": politica dei respingimenti, espulsioni vere, accordi bilaterali e multilaterali con i paesi di provenienza per limitare l'arrivo dei migranti, atteggiamento complessivo nei confronti dell'Europa. Tutto questo è accennato in una parte evidenziata in giallo. È in questa parte che sono scritte le proposte più hard del Carroccio, compresa la "chiusura delle moschee e delle associazioni islamiche radicali". È questa parte ancora oggetto della discussione, perché il leader della Lega non intende cedere sull'obiettivo di identificare e rimpatriare i migranti irregolari, attraverso una radicale revisione delle attuali normative. Questione più complicata per i Cinque Stelle perché impatta sull'atteggiamento complessivo da tenere nei confronti dell'Europa. Per loro è sufficiente attestarsi alla formula del "stop al business dell'immigrazione".
Dall'euro si deve poter uscire
Il passaggio antieuropeista e sovranista del Contratto arriva a pagina 35 e prende di mira l'Europa e soprattutto la moneta unica. Lega e M5S si pongono come obiettivo di introdurre "specifiche procedure tecniche di natura economica e giuridica" che consentano a singoli Stati di uscire dall'euro e "recuperare la propria sovranità monetaria", o di "restarne fuori attraverso una clausola di opt-out (rinuncia, ndr) permanente" per avviare un "percorso condiviso di uscita concordata" in caso di "chiara volontà popolare". Al di là delle rassicurazioni a parole fornite a Bruxelles e al Quirinale – soprattutto dai 5 Stelle – la bozza del Contratto mette in discussione l'irreversibilità dell'euro e si propone di individuare una via d'uscita. D'altro canto anche di recente Beppe Grillo ha nuovamente parlato di referendum popolare sulla moneta unica, corretto non senza imbarazzo da Luigi Di Maio.
L'Europa deve cambiare radicalmente
Nella bozza di contratto si definisce "necessaria una ridiscussione dei Trattati dell'Ue". Il Patto di Stabilità e di Crescita va "modificato radicalmente", a partire dai vincoli "stringenti, infondati e insostenibili dal punto di vista economico e sociale". Inoltre, a livello di budget, si prevede di "ridiscutere il contributo italiano all'Ue in vista della programmazione 2020".
Via le sanzioni alla Russia
L'equilibrismo in politica estera è una specialità italiana e anche un governo giallo-verde confermerebbe le linee guida degli ultimi anni. Si afferma subito la fedeltà alla Nato, con gli Stati Uniti "alleato privilegiato", ma si sancisce altresì la "apertura alla Russia, da percepirsi non come una minaccia, ma quale partner economico e commerciale". A tal fine, la Lega ottiene che nel testo venga definito "opportuno il ritiro immediato delle sanzioni imposte alla Russia" e la riabilitazione di Mosca come "interlocutore strategico" in aree di crisi come Siria, Libia e Yemen.
Revisione delle missioni all'estero
Va "rivalutata" la presenza dei contingenti italiani nelle missioni internazionali che sono "geograficamente, e non solo, distanti dall'interesse nazionale italiano". Nessun dettaglio però sui numeri e sulle aree interessate. Per quanto concerne la Difesa, viene posto l'accento su un più efficace impiego delle forze armate "al fine della protezione del territorio e della sovranità nazionale" e su "nuove assunzioni nelle forze dell'ordine" con più risorse. Viene definita "imprescindibile" la tutela dell'industria italiana, con riferimento soprattutto alle attività di Fincantieri ("progettazione e costruzione navi") e Leonardo Finmeccanica ("Aeromobili e sistemistica high tech").
Caro Draghi, cancellaci 250 miliardi di debito!
Sulla finanza pubblica le vere proposte-bomba si trovano a pagina 38, verso la fine del documento. Qui Salvini e Di Maio si pongono l'annoso problema di come ridurre il pesante stock di debito pubblico, che a oggi (dati marzo 2018) si attesta alla cifra record di 2.302 miliardi di euro, qualcosa come il 132% del Pil. La prima misura per ridurre questa imponente massa di debito farà certamente drizzare i capelli alla Cancelliera Merkel e ai rigoristi europei. Lega e M5s chiederanno alla Bce guidata da Draghi di cancellare ben 250 miliardi di titoli di stato che l'istituto di Francoforte avrà in pancia alla fine del quantitative easing. "La loro cancellazione vale circa 10 punti percentuali", quantifica il documento. Uno stralcio che sicuramente farà discutere, a Francoforte, Bruxelles e nelle altri capitali europee.
Vendesi patrimonio immobiliare agli italiani
Altra misura shock è la vendita del patrimonio immobiliare pubblico alle famiglie italiane, e in subordine agli investitori. In poche parole, i due partiti di governo "impacchetteranno" 200 miliardi di patrimonio pubblico (caserme, palazzi, monumenti e via dicendo) e lo trasformeranno in un titolo finanziario da vendere al risparmio domestico. Si tratta del classico meccanismo di cartolarizzazione, tanto criticato negli ultimi anni. "Di fatto questo equivale a trasferire il risparmio degli italiani dal debito pubblico al patrimonio immobiliare", si legge. Quanti punti di debito verranno abbattuti? Dieci, secondo il contratto.
Cdp superstar
Infine la Cassa Depositi e Prestiti. Nelle intenzioni dei contraenti l'istituto che gestisce il risparmio postale dovrà acquistare dal Tesoro tutte le principali partecipazioni (Enel, Enav, Poste, ecc.), diventando così il vero braccio economico del governo.
La Cdp si finanzierà per 70 miliardi di euro emettendo obbligazioni sul mercato, sottoscrivibili in cash o mediante titoli di stato italiani. "Il risultato sarà quello di aver mantenuto in mano semi-pubblica le principali partecipazioni statali", fanno notare gli estensori del documento. E in seconda battuta di aver abbattuto altri 5 punti di debito.
Flat tax non più flat (e senza cifre)
Sulla parte fiscale il documento prevede solo un breve passaggio sul cavallo di battaglia della Lega. Tre righe, senza alcun numero, per scoprire che la tassa piatta, piatta non lo sarà affatto. Sono previste infatti più di una aliquota e rimarranno in piedi le deduzioni. Ecco lo striminzito passaggio: "La parola chiave è flat tax, caratterizzata dall'introduzione di aliquote fisse, con un sistema di deduzioni per garantire la progressività dell'imposta in armonia con i principi costituzionali".
Condoni "saldo e stralcio" ma anche carcere per gli evasori
Leghisti e pentastellati hanno un approccio abbastanza diverso sul concetto di evasione fiscale, si sa. Tanto che nel contratto ci sono due misure abbastanza divergenti fra loro. Da una parte la ricerca della "pace fiscale" tanto cara a Salvini, con un condono "saldo e stralcio" delle cartelle Equitalia, anche se solo in casi particolari come "perdita di lavoro, malattie, crisi familiari, ecc."; dall'altra il classico proclama "manette agli evasori", cifra dei 5 stelle, tradotto con un perentorio "inasprimento dell'esistente quadro sanzionatorio, amministrativo e penale, per assicurare il carcere vero per i grandi evasori".
Tornano i voucher e si supera (non si abolisce) la legge Fornero
Salvini e Di Maio sembra che si siano accorti che "la cancellazione dei voucher ha creato non pochi disagi ai tanti settori per i quali questo mezzo di pagamento rappresenta uno strumento indispensabile". E quindi ne promettono una reintroduzione anche se con un nome diverso: "Bisogna introdurre un apposito strumento, agile ma chiaro e semplice, che non si presti ad abusi per la gestione dei rapporti di lavoro accessorio". Per quanto riguarda la legge Fornero, invece, molto sorprendente la formulazione usata: non si parla di abolizione ma semplicemente di "superamento", stanziando 5 miliardi "per agevolare l'uscita dal mercato del lavoro delle categorie ad oggi escluse". In particolare, la ricetta utilizzata è quella presente nel programma elettorale pentastellato. "Daremo fin da subito la possibilità di uscire dal lavoro quando la somma dell'età e degli anni di contributi del lavoratore è almeno pari a 100, con l'obiettivo di consentire il raggiungimento dell'età pensionabile con 41 anni di anzianità contributiva, tenuto altresì conto dei lavoratori impegnati in mansioni usuranti".
Reddito da cittadinanza finanziato anche da Bruxelles
Sul reddito di cittadinanza l'impronta è chiaramente a 5 stelle. Qui si addensano quei pochi numeri presenti nel contratto. Si parla di 780 euro mensili, per i quali è previsto uno stanziamento di 17 miliardi annui. La cosa interessante è che altre risorse dovrebbero arrivare da Bruxelles: "Andrà avviato un dialogo nelle sedi comunitarie al fine di applicare il provvedimento A80292/2017 del parlamento europeo, che garantirebbe l'utilizzo del 20 per cento della dotazione complessiva del Fondo Sociale Europeo per istituire un reddito di cittadinanza anche in Italia".
Per l'Ilva non si dice come si spengono i forni senza perdere posti di lavoro
Su quella che sarà una delle prime grane sul tavolo del Governo gialloverde, il contratto resta nel vago. Viene garantita la tutela della salute degli abitanti di Taranto attraverso la chiusura delle fonti inquinanti dell'Ilva ma, al tempo stesso, "salvaguardando i livelli occupazionali" attraverso un "programma di riconversione economica" e bonifiche del sito e ricorso alle energie rinnovabili. Ma su come conciliare lo spegnimento dei forni con la salvaguardia dei livelli occupazionali non si entra nel merito.
Sulla cultura tanti principi e poche misure
Nel capitolo riguardante i Beni culturali, viene elencata una lunga serie di principi tanto condivisibili quanto vaghi. Unica misura annunciata è la riforma del Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS) per modificare le modalità dei finanziamenti "che rimetta al centro la qualità dei progetti artistici".
Nella sanità stop ai dirigenti amici dei politici e recupero delle risorse tagliate per i Lea
Poco più di due pagine vengono dedicate alla voce centrale della spesa statale. In primis, stop al "rapporto dannoso tra politica e sanità" con la riforma dei criteri di selezione dei direttori generali, sanitari e amministrativi. Quindi revisione della Governance farmaceutica e una forte spinta alla digitalizzazione del SSN. Ancora: "recupero integrale" di tutte le risorse tagliate negli anni precedenti per garantire i Livelli essenziali di assistenza. Infine, assunzioni di medici e personale sanitario.
Sulla scuola l'imperativo è smantellare quella "Buona" di Renzi
Il contratto si pone l'obiettivo di rispettare il legame dei docenti con il loro territorio e limitare i trasferimenti, uno dei problemi emersi con la riforma di Renzi. Ma non l'unico: si deve cancellare la "chiamata diretta dei docenti" da parte dei dirigenti, "strumento inutile quanto dannoso". Altro elemento da superare della Buona Scuola è l'alternanza scuola-lavoro così come attualmente in vigore, anch'essa "dannosa".
"Commissariare" il Coni
Nel capitolo sport si parte dall'aumento delle ore scolastiche dedicate alle attività motorie, ma il punto centrale è il "commissariamento" del Coni. "Il Governo - si legge nel contratto - deve assumere con maggiore attenzione il ruolo di controllore delle modalità di assegnazione e di spesa delle risorse destinate al Coni". Bisogna quindi "rivederne le competenze" e i "rapporti con altri ministeri". "Fatta salva l'autonomia", infatti, si prevede che il Governo "sia compartecipe delle modalità con cui vengono spesi e destinati i contributi pubblici assegnati al Coni e trasmessi alle Federazioni". Nei fatti, un commissariamento.
Rivedere i corsi di laurea a numero chiuso
Nel capitolo dedicato alla Università si prevede la "revisione del sistema di accesso ai corsi a numero programmato", attraverso la "verifica preventiva" delle effettive attitudini degli studenti. Quanto alla Ricerca, l'obiettivo che si pone il Governo è, molto vagamente, di "superare la precarietà".
Fonte: qui
LA VERSIONE INTEGRALE1
CONTRATTO PER IL
GOVERNO DEL CAMBIAMENTO
Bozza 15.05.2018, ore 18,00
Le parti evidenziate in colore GIALLO necessitano di un ulteriore vaglio in sede contrattuale. Le parte evidenziate in colore ROSSO necessitano di un vaglio politico primario.
In coda sono elencati i temi in corso di approfondimento.
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Il presente contratto è sottoscritto:
dal Signor Luigi Di Maio
Capo Politico del “MoVimento 5 Stelle”
__________________________________
e dal Signor Matteo Salvini
Segretario Federale della Lega
____________________________________
AUTENTICAZIONE DELLE FIRME
a norma dell’articolo 21, comma 2, del d.P.R. 28 dicembre 2000, n. 445, certifico che sono vere e autentiche le firme apposte in mia presenza dal sig. Luigi Di Maio, nato a Avellino il 6 luglio 1986, domiciliato in ______________________________________________________________, da me identificato con il seguente documento: _________________________, n____________________, rilasciato da _________________________________________ e dal Sig. Matteo Salvini, nato a Milano il 9 marzo 1973 , domiciliato in ______________________________________________________________, da me identificato con il seguente documento: _________________________, n____________________, rilasciato da _________________________________________.
I sottoscrittori sono stati preventivamente ammoniti sulla responsabilità penale nella quale possono incorrere in caso di dichiarazione mendace.
Roma. addì ________________2018
Firma leggibile (nome e cognome per steso) e qualifica del pubblico ufficiale che procede all’autenticazione
________________________________________________
Ai sensi dell’articolo 65 del d.lgs. 30 giugno 2003, n. 196, i dati contenuti nel presente modulo saranno utilizzati per le sole finalità previste dal d.P.R. 30 marzo 1957, n. 361, e successive modificazioni, dal d.lgs. 20 dicembre 1993, n. 533, nonché dalla legge 27 dicembre 2001, n. 459, secondo le modalità a ciò strettamente collegate.
3
Sommario
1. Il funzionamento del Governo e dei Gruppi Parlamentari 4 2. Acqua pubblica 6
3. Agricoltura – made in italy 6
4. Ambiente, green economy e rifiuti zero 7
5. Conflitto d’interessi 9
6. Cultura 9
7. Debito pubblico e deficit 10
8. Difesa 10
9. Esteri 11
10. Fisco: flat tax e semplificazione 11
Sterilizzazione clausole IVA e accise 11
Detassazione e semplificazione 11
11. Giustizia rapida ed efficiente 13
Area Magistratura e tribunali 13
Area penale, procedura penale e difesa sempre legittima 14
Area certezza della pena 14
Area civile, procedura civile e costi della giustizia 15
Area diritto di famiglia 15
Reati ambientali e tutela degli animali 15
Contrasto alle mafie 15
Area ordinamento penitenziario. 16
Area giustizia tributaria 16
12. Immigrazione: rimpatri e stop al business 16
13. Lavoro 18
14. Lotta alla corruzione 19
15. Ministero per le disabilità 20
16. Pensioni. stop legge fornero 21
17. Politiche per la Famiglia 21
18. Reddito di cittadinanza e pensione di cittadinanza 22
Reddito di cittadinanza 22
Pensione di cittadinanza 23
19. Riforme istituzionali, autonomia e democrazia diretta 23
20. Sanità 25
21. Sicurezza, legalità e forze dell’ordine 27
Forze dell’ordine 27
Polizia Locale e coordinamento con le forze dell’ordine statali 27
Cyber security e contrasto al bullismo 28
Gioco d’azzardo 28
Occupazioni abusive 28
Sicurezza stradale 29
Campi nomadi 29
22. Sport 29
Impianti 29
Società e Associazioni sportive 30
23. Sviluppo, crescita e risparmio 31
Banca per gli investimenti 31 Tutela del risparmio 32
24. Tagli dei costi della politica, dei costi delle istituzioni e delle pensioni d’oro 32
25. Trasporti, infrastrutture e telecomunicazioni 33
26. Turismo 34
27. Una vera “buona scuola” 36
28. Unione Europea 37
29. Università, ricerca e lotta ai “baronati” 38
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1. IL FUNZIONAMENTO DEL GOVERNO E DEI GRUPPI PARLAMENTARI
Vogliamo rafforzare la fiducia nella nostra democrazia e nelle istituzioni dello Stato. Intendiamo incrementare il processo decisionale in Parlamento e la sua cooperazione con il Governo.
Il presente contratto di governo è valido per la durata della XVIII legislatura repubblicana. Per far sì che gli impegni assunti possano essere effettivamente e integralmente realizzati, le parti hanno deciso di scambiarsi reciprocamente ulteriori impegni metodologici. Essi riguardano il completamento del programma di governo, la cooperazione tra forze politiche, il coordinamento all'interno del governo, anche in sede europea, e la verifica dei risultati conseguiti.
Le parti si impegnano ad attuare questo accordo in azioni di governo, nel rispetto dei principi di buona fede e di leale cooperazione. Si considerano responsabili, in uguale misura, per il raggiungimento degli obiettivi concordati. Assicurano la convergenza delle posizioni assunte dai gruppi parlamentari.
Cooperazione tra le due forze politiche
I contraenti si impegnano a tradurre questo contratto in una pratica di governo e sono insieme responsabili di tutta la politica dell’Esecutivo.
I contraenti stabiliranno insieme il lavoro in ambito parlamentare e governativo e si preoccuperanno di ottenere consenso rispetto a questioni relative a procedure, temi e persone.
Per quanto riguarda altri obiettivi, non inclusi in questo accordo, le parti si impegnano, in primo luogo, a fornirsi tempestivamente informazioni esaurienti circa le finalità che si intendono conseguire e i relativi strumenti; in secondo luogo, a discuterne in modo adeguato, in modo da verificare la possibilità di realizzare ulteriori intese; in terzo luogo, a non mettere in minoranza l'altra parte in questioni che per essa sono di fondamentale importanza. Questi impegni di natura politica valgono sia all'interno del Consiglio dei ministri, sia all'interno degli organi parlamentari.
Quindi, qualora nel corso dell’azione di governo emergano diversità per quanto concerne l’interpretazione e l’applicazione del presente accordo, le parti si impegnano a discuterne con massima sollecitudine e nel rispetto dei principi di buona fede e leale cooperazione. Nel caso in cui le diversità persistano, verrà convocato un Comitato di conciliazione.
Ove possibile, le azioni riguardanti i temi controversi saranno sospese per almeno dieci giorni, in modo da dare al Comitato di conciliazione il tempo necessario per raggiungere un’intesa e suggerire le scelte conseguenti.
Pertanto, i contraenti si confronteranno in un Comitato di conciliazione:
● per giungere ad un dialogo in caso di conflitti al fine di risolvere i problemi e le divergenze rilevanti;
● per addivenire ad una posizione comune con riferimento a tematiche estranee al presente contratto ovvero a questioni con carattere d’urgenza e/o imprevedibili al momento di sottoscrizione del presente contratto (crisi internazionali, calamità naturali, problemi di ordine e salute pubblici);
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● quando ciò sia richiesto da uno dei contraenti per esaminare questioni ritenute fondamentali.
Il Comitato è composto da:
● il Presidente del Consiglio dei Ministri
● il capo politico del MoVimento 5 Stelle e il Segretario federale della Lega
● i Presidenti di gruppo parlamentare di Camera e Senato delle due forze politiche;
● il Ministro competente per materia; Alle riunioni partecipa anche come uditore il membro del Governo responsabile dell’attuazione del programma nonché altri eventuali soggetti individuati dal Comitato. Il Comitato delibera a maggioranza dei due/terzi dei componenti.
Il Comitato, dopo un’attenta analisi e valutazione del rapporto tra costi e benefici, adotterà le opportune decisioni con riferimento alla realizzazione e al completamento delle opere pubbliche di rilievo nazionale non espressamente menzionate nel presente contratto.
Cooperazione tra gruppi parlamentari
Le iniziative legislative finalizzate all’attuazione del presente programma o di altri temi concordati dai contraenti con le procedure previste dal presente contratto sono presentate dal Governo o a prima firma dei presidenti dei gruppi parlamentari delle due forze politiche.
Ogni parlamentare ha la possibilità di presentare iniziative legislative e la loro calendarizzazione deve essere oggetto di accordo tra i capigruppo delle due forze politiche.
Coordinamento politico con l'Europa
Al fine di potere rappresentare al meglio gli interessi italiani in ambito europeo, il Governo assicurerà un assetto compatto rispetto alle istituzioni e ai partner europei. I contraenti si accorderanno quindi preventivamente e in maniera puntuale, nel rispetto delle varie competenze all'interno del governo, anche con i rispettivi gruppi parlamentari.
Uno stretto coordinamento tra le posizioni assunte nelle varie composizioni del Consiglio dell'Unione è indispensabile per la buona riuscita dell'accordo di governo e, quindi, per la migliore tutela degli interessi dell'Italia in Europa. A tal fine, le parti si scambiano le informazioni rilevanti e concordano tra loro le linee principali di azione, nel rispetto delle competenze ministeriali. Il coordinamento è indispensabile anche nei rapporti che si instaurano con la Commissione e con le altre istituzioni dell’Unione Europea.
Codice etico dei membri del Governo
Non possono entrare a far parte del governo soggetti che:
● abbiano riportato condanne penali, anche non definitive, per i reati dolosi di cui all’articolo 7 del decreto legislativo 31 dicembre 2012, n. 235 (legge “Severino”), nonché per i reati di riciclaggio, auto-riciclaggio e falso in bilancio;
● siano a conoscenza di indagini o siano sotto processo per reati gravi (ad esempio: mafia, corruzione, concussione, etc.);
● appartengano alla massoneria o si trovino in conflitto di interessi con la materia oggetto di delega.
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Valutazione
Le parti concordano, infine, sulla necessità di effettuare una verifica complessiva sull’azione di governo a metà della XVIII legislatura, allo scopo di accertare in quale misura gli obiettivi condivisi siano stati raggiunti e, se possibile, di condividerne degli altri. Gli esiti della verifica complessiva sono resi pubblici sul sito internet del Governo.
Prossime competizioni elettorali
I contraenti competono in modo corretto nelle varie competizioni elettorali, sia in quelle europee - nel rispetto delle loro appartenenze ai diversi gruppi - sia alle elezioni amministrative e regionali.
*** 2. ACQUA PUBBLICA È necessario investire sul servizio idrico integrato di natura pubblica applicando la volontà popolare espressa nel referendum del 2011, con particolare riferimento alla ristrutturazione della rete idrica, garantendo la qualità dell’acqua, le esigenze e la salute di ogni cittadino, anche attraverso la costituzione di società di servizi a livello locale per la gestione pubblica dell’acqua. La più grande opera utile è restituire ai cittadini una rete di infrastrutture idriche degne di questo nome. Rinnovando la rete idrica dove serve, bonificando le tubazioni dalla presenza di amianto e piombo, portando le perdite al minimo in modo da garantire acqua pulita e di qualità in tutti i comuni italiani.
3. AGRICOLTURA – MADE IN ITALY
Il settore agricolo italiano, uno dei più promettenti dell'economia, è da tempo impegnato a sopravvivere nella competizione globale dei mercati. Gli agricoltori si muovono in un sistema governato da politiche di settore ormai quasi di competenza esclusiva della Politica Agricola Comune (PAC).
Storicamente il Governo italiano è stato remissivo e rinunciatario in Europa rispetto alle esigenze del settore agricolo, preferendo spesso lasciare il campo ad interessi europei opposti rispetto alle esigenze nazionali.
È necessaria una nuova presenza del Governo italiano a Bruxelles per riformare la politica agricola comune (PAC). In questo contesto è imprescindibile integrare le misure di sostegno all'agricoltura, in specie quelle di sviluppo rurale, con interventi espressamente finalizzati a realizzare obiettivi di interesse generale, quali la tutela del paesaggio, la difesa degli assetti idrogeologici, la sicurezza alimentare.
Il nostro impegno per il futuro è quello di difendere la sovranità alimentare dell'Italia e tutelare le eccellenze del Made in Italy.
A tal fine è fondamentale incidere nel contesto normativo dell'Unione Europea e condizionare le scelte all'interno della prossima riforma della PAC, nonché individuare strumenti per garantire tempi certi nell’attribuzione ed erogazione, da parte delle Regioni, dei fondi della PAC.
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Il settore agricolo avrà altresì bisogno di un nuovo approccio europeo agli accordi di libero scambio con i paesi terzi. Sarà quindi prioritario fare in modo che questi trattati siano necessariamente qualificati come misti dall’UE e pertanto, ratificati dagli Stati Membri ed esaminati dai Parlamenti nazionali in base alle rispettive procedure di ratifica.
Riteniamo prioritario, a tutela del Made in Italy, adottare un sistema di etichettatura corretto e trasparente che garantisca una maggiore tutela dei consumatori.
Altro pilastro dell'azione di governo in tema di agricoltura deve essere quello della riforma dell'Agenzia nazionale per le erogazioni in agricoltura (AGEA) e del sistema informativo unificato di servizi del comparto agricolo (SIAN).
4. AMBIENTE, GREEN ECONOMY E RIFIUTI ZERO
Uomo e ambiente sono facce della stessa medaglia. Chi non rispetta l’ambiente non rispetta se stesso. C’è bisogno di un maggior coinvolgimento e conoscenza dei temi ambientali capace anche di costruire alleanze e di portare la questione ecologica al centro della politica. In Italia questo significa concentrare le risorse nella necessaria manutenzione del territorio e nella innovazione.
Partendo da questa convinzione, il nostro compito è di sostenere la “green-economy”, la ricerca, l’innovazione e la formazione per lo sviluppo del lavoro ecologico e per la rinascita della competitività del nostro sistema industriale con l'obiettivo di “decarbonizzare” e “defossilizzare” produzione e finanza promuovendo l'economia circolare.
Vanno ribaditi e rinnovati i limiti indicati dal principio di sostenibilità:
• per una risorsa rinnovabile (suoli, acqua, foreste), la percentuale sostenibile di impiego non può essere maggiore di quella di rigenerazione;
• per una risorsa non rinnovabile (combustibili fossili, giacimenti minerari, acque sotterranee), la percentuale sostenibile di impiego non può essere maggiore di quella con la quale è possibile rimpiazzarla con una risorsa rinnovabile (ad esempio: investire parte dei profitti per l’adozione di tecnologie produttive con risorse rinnovabili). Nelle strategie nazionali di sviluppo economico deve considerarsi prioritaria l’adozione di strumenti normativi efficaci atti a promuovere una sempre maggior diffusione di modelli di sviluppo sostenibili, della Green Economy e dell’economia circolare. A tal fine le Pubbliche Amministrazioni dovrebbero essere coinvolte a tutti i livelli nella promozione di questo cambiamento e diventare un riferimento per l’adozione di buone pratiche, migliori tecniche e standard. È necessario armonizzare i rapporti tra lo Stato e le Pubbliche amministrazioni, rafforzando le autonomie ed i presidi territoriali più efficienti ed i modelli più avanzati e rispettosi dell’ambiente, valorizzandone le professionalità e le risorse migliori. È necessario che ogni intervento del decisore politico si collochi in una strategia di economia circolare, intesa quale sistema ambientale ed economico in cui un bene è utilizzato, diventa rifiuto, e poi, a valle di un procedimento di recupero, cessa di essere tale per essere riutilizzato quale materia seconda per la produzione di un nuovo bene, in contrapposizione al modello di “economia lineare” in cui i beni divenuti rifiuti sono avviati semplicemente a smaltimento dopo il loro utilizzo. Una corretta e virtuosa applicazione dell’economia circolare, in linea con la gerarchia nella gestione dei rifiuti europea, comporta una forte riduzione del rifiuto prodotto, una crescente percentuale di
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prodotto riciclato e contestualmente una drastica riduzione della quota di rifiuti smaltiti in discarica ed incenerimento, fino ad arrivare al graduale superamento di questi impianti adottando metodi tecnologicamente avanzati ed alternativi. A tal proposito il sistema di economia circolare di riferimento è quello oggi adottato dal servizio pubblico della provincia di Treviso, studiato in tutto il mondo. La riduzione della produzione del rifiuto e di raccolte differenziate di qualità che portino al reale recupero di materia è realizzata anche attraverso la progettazione dei beni e fiscalità premianti per chi produce beni riciclabili e riutilizzabili, il ricorso alla raccolta domiciliare con tariffazione puntuale per cittadini e imprese, azioni contro lo spreco alimentare, la realizzazione di centri di riparazione e riuso dei beni utilizzati. È necessaria una mappatura capillare di tutte le eventuali strutture a rischio amianto partendo dalle scuole, al fine di intervenire per la rimozione e lo smaltimento presso siti idonei dei materiali contenenti amianto. È necessario altresì snellire i procedimenti di bonifica definendo accuratamente responsabilità e metodologie, salvaguardando i controlli per individuare i responsabili delle contaminazioni e la tutela delle matrici ambientali, garantendo trasparenza dei dati e la partecipazione dei cittadini. A livello nazionale, come regionale e locale, è quindi determinante avviare una serie di interventi diffusi in chiave preventiva di manutenzione ordinaria e straordinaria del suolo, anche come volano di spesa virtuosa e di creazione di lavoro a partire dalle zone terremotate, oltre ad azioni per responsabilizzare il cittadino sui rischi connessi alla tutela del territorio. È inoltre indispensabile fermare il consumo di suolo (spreco di suolo) il quale va completamente eliminato attraverso un’adeguata politica di sostegno che promuova la rigenerazione urbana. A questo proposito vanno promosse azioni a sostegno alle iniziative per rilanciare il patrimonio edilizio esistente, favorendo la rigenerazione urbana e il retrotif (riqualificazione energetica) degli edifici. Gli immobili capaci di autoprodurre energia rappresentano la sfida del futuro. In questo senso deve essere orientata anche l’edilizia residenziale pubblica. Per contrastare il rischio idrogeologico sono necessarie azioni di prevenzione che comportino interventi diffusi di manutenzione ordinaria e straordinaria del suolo sui siti ad alto rischio, oltre ad una necessaria attuazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico In tema di contrasto al cambiamento climatico sono necessari interventi per accelerare la transizione alla produzione energetica rinnovabile e spingere sul risparmio e l’efficienza energetica in tutti i settori. È quindi fondamentale potenziare le azioni attualmente considerate a livello nazionale per il contrasto al cambiamento climatico e per la transizione verso modelli sostenibili di economia e gestione delle risorse rinnovabili. È necessario avviare azioni mirate per aumentare l’efficienza energetica in tutti i settori e tornare a far salire la produzione da fonti rinnovabili prevedendo una pianificazione nazionale che rafforzi le misure per il risparmio e l’efficienza energetica riducendo i consumi attuali. A tal riguardo, azioni prioritarie, contro cambiamenti climatici ed inquinamento, andranno avviate con piani specifici per le aree più colpite del nostro Paese. Pensiamo, ad esempio, al bacino della Pianura Padana dove va migliorato e implementato il piano di bacino, e tutte le aree metropolitane.
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Con riferimento all’ILVA, ci impegniamo, dopo più di trent’anni, a concretizzare i criteri di salvaguardia ambientale secondo i migliori standard mondiali a tutela della salute dei cittadini del comprensorio di Taranto, proteggendo i livelli occupazionali e promovendo lo sviluppo industriale del Sud, attraverso un programma di riconversione economica basato sulla chiusura delle fonti inquinanti, per le quali è necessario provvedere alla bonifica, sullo sviluppo della green economy e delle energie rinnovabili e sull’ economia circolare. Anche al fine di prevenire misure sanzionatorie da parte dell’Unione Europea prevediamo misure volte all’adeguamento degli standard di contrasto all’inquinamento atmosferico secondo le norme in vigore.
5. CONFLITTO D’INTERESSI
Abbiamo potuto constatare come il conflitto d’interessi nasca già nelle aule parlamentari, dove i legislatori sono, talvolta, i soggetti che versano in gravi situazioni d’ incompatibilità.
La stessa Giunta per le elezioni, organo anacronistico in quanto composto essenzialmente da politici, contribuisce a mantenere inattuata qualsiasi normativa in materia. Per risolvere il conflitto d’interessi, che spesso pregiudica l’azione della politica, intendiamo innanzitutto cambiare l’ambito di applicazione della disciplina estendendo l’ipotesi di conflitto oltre il mero interesse economico.
Riteniamo, infatti, che debba qualificarsi come possibile conflitto di interessi l’interferenza tra un interesse pubblico e un altro interesse, pubblico o privato, che possa influenzare l'esercizio obiettivo, indipendente o imparziale, di una funzione pubblica, non solo quando questo possa portare un vantaggio economico a chi esercita la funzione pubblica e sia in condizione di un possibile conflitto di interessi, ma anche in assenza di un vantaggio immediatamente qualificabile come monetario. Intendiamo inoltre estendere l’applicazione della disciplina a incarichi non governativi, ossia a tutti quei soggetti che, pur non ricoprendo ruoli governativi, hanno potere e capacità di influenzare decisioni politiche o che riguardano la gestione della cosa pubblica, come ad esempio i sindaci delle grandi città o i dirigenti delle società partecipate dallo Stato.
6. CULTURA
Il patrimonio italiano rappresenta uno degli aspetti che più ci identificano nel mondo. Il nostro Paese è colmo di ricchezze artistiche e architettoniche sparse in maniera omogenea in tutto il territorio, e in ogni campo dell’arte rappresentiamo un’eccellenza a livello mondiale, sia essa la danza, il cinema, la musica, il teatro. Tuttavia, nonostante tali risorse l’Italia oggi non sfrutta a pieno le sue possibilità, lasciando in alcuni casi i propri beni ed il proprio patrimonio culturale nella condizione di non essere sfruttati a dovere.
I beni culturali sono uno strumento fondamentale per lo sviluppo del turismo in tutto il territorio italiano. Tuttavia lo Stato non può limitarsi alla sola conservazione del bene, ma deve valorizzarlo e renderlo fruibile attraverso sistemi e modelli efficaci, e grazie ad una gestione attenta ed una migliore cooperazione tra gli enti pubblici e i privati. Occorre mettere in campo misure in grado di tutelare il bene nel lungo periodo, utilizzando le risorse a disposizione in maniera virtuosa.
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È necessario partire da un principio chiaro: la cultura è un motore di crescita di inestimabile valore, e certamente non un costo inutile. Tagliare in maniera lineare e non ragionata la spesa da destinare al nostro patrimonio, sia esso artistico che culturale, significa ridurre in misura considerevole le possibilità di accrescere la ricchezza anche economica dei nostri territori.
I nostri Musei, i siti storici, archeologici e UNESCO, inoltre, devono tornare ad essere poli di attrazione e interesse internazionale, attraverso un complessivo aumento della fruibilità e un adeguato miglioramento dei servizi offerti ai visitatori.
Tra le varie forme, d’arte lo spettacolo dal vivo rappresenta senz’altro una delle migliori eccellenze del nostro Paese. Eppure l’attuale sistema di finanziamento, determinato dalla suddivisione secondo criteri non del tutto oggettivi delle risorse presenti nel Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS), limita le possibilità delle nostre migliori realtà e impedisce lo sviluppo di nuovi progetti realmente meritevoli. Riteniamo pertanto necessario prevedere una riforma del sistema di finanziamento che rimetta al centro la qualità dei progetti artistici.
7. DEBITO PUBBLICO E DEFICIT
L’azione di Governo sarà mirata a un programma di riduzione del debito pubblico non già per mezzo di ricette basate su tasse e austerità, politiche che si sono rivelate errate ad ottenere tale obiettivo, bensì per il tramite della crescita del PIL attraversa la ripartenza della domanda interna e con investimenti ad alto moltiplicatore e politiche di sostegno al potere d’acquisto delle famiglie.
Al fine di consolidare la crescita e lo sviluppo del Paese riteniamo necessario scorporare la spesa per investimenti pubblici dal deficit corrente in bilancio, come annunciato più volte dalla Commissione europea e mai effettivamente e completamente applicato. Per quanto riguarda le politiche sul deficit si prevede una programmazione pluriennale volta ad assicurare il finanziamento delle proposte oggetto del presente contratto attraverso il recupero di risorse derivanti dal taglio agli sprechi, la gestione del debito e un appropriato ricorso al deficit.
Riteniamo opportuno, come evidenziato dalla Corte dei Conti, intervenire per avere la massima trasparenza sulle operazioni in derivati effettuate sia dallo Stato che dagli enti locali con l’obiettivo di valutare le possibilità di miglioramento della spesa legata a tali strumenti.
Ci attiveremo in sede europea per proporre che i titoli di stato di tutti i Paesi dell’area euro già acquistati dalla banca centrale europea con l’operazione del quantitative easing siano esclusi pro quota dal calcolo del rapporto debito-PIL.
8. DIFESA
Al fine di migliorare e rendere più efficiente il settore risulta prioritaria la tutela del personale delle forze armate (sottolineando l'importanza del ricongiungimento familiare) ed un loro efficace impiego al fine della protezione del territorio e della sovranità nazionale.
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È imprescindibile la tutela dell'industria italiana del comparto difesa, con particolare riguardo al finanziamento della ricerca e dell'implementazione del know how nazionale in ambito non prettamente bellico. Progettazione e costruzione navi, aeromobili e sistemistica high tech.
Risulta inoltre necessario prevedere nuove assunzioni nelle forze dell'ordine (carabinieri per la Difesa) con aumento delle dotazioni e dei mezzi.
Infine è opportuno rivalutare la presenza dei contingenti italiani nelle singole missioni internazionali geograficamente, e non solo, distanti dall'interesse nazionale italiano.
9. ESTERI
La politica estera dei prossimi anni dovrà imperniarsi su alcuni elementi chiave di primaria importanza.
L’impegno è realizzare una politica estera che si basi sulla centralità dell’interesse nazionale e sul principio di non ingerenza negli affari interni dei singoli Stati.
Si conferma l'appartenenza all'Alleanza atlantica, con gli Stati Uniti di America quale alleato privilegiato, con una apertura alla Russia, da percepirsi non come una minaccia ma quale partner economico e commerciale. A tal proposito è opportuno il ritiro immediato delle sanzioni imposte alla Russia, da riabilitarsi come interlocutore strategico al fine della risoluzione delle crisi regionali (Siria, Libia, Yemen).
È inoltre necessario rifocalizzare l’attenzione sul fronte del Sud.
Non costituendo la Russia una minaccia militare, ma un potenziale partner per la Nato e per l'Ue, è nel Mediterraneo che si addensano più fattori di instabilità quali: estremismo islamico, flussi migratori incontrollati con conseguenti tensioni tra le potenze regionali. Nella regione l'Italia dovrebbe intensificare la cooperazione con i Paesi impegnati contro il terrorismo.
10. FISCO: FLAT TAX E SEMPLIFICAZIONE
Sterilizzazione clausole IVA e accise
Come premessa si dichiara l’intenzione di voler sterilizzare la clausole di salvaguardia che comportano l’aumento delle aliquote IVA e accise in quanto sarebbe un colpo intollerabile per famiglie e imprese nonché provvedere alla correzione dell’extra tassazione sulle sigarette elettroniche.
Inoltre intendiamo eliminare le componenti anacronistiche delle accise sulla benzina.
Detassazione e semplificazione
In conseguenza dell’elevata pressione fiscale presente in Italia, la capacità di spesa delle famiglie e imprese per consumi e investimenti è inadeguata, con standard quantitativi e qualitativi inferiori alla media europea. Allo stesso tempo, la burocrazia è molto articolata e impegna i contribuenti in ore di adempimenti, con rilevanti aggravi economici per essere in regola con il fisco.
Tutto ciò incide negativamente sulla qualità del rapporto tributario con i contribuenti e sulla competitività del comparto produttivo italiano.
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Il contesto che ci caratterizza rende pertanto necessaria l’adozione di “coraggiose e rivoluzionarie” misure di riforma, nell’ottica di una riduzione del livello di pressione fiscale e di un miglioramento del rapporto tra amministrazione finanziaria e contribuenti.
Punto di partenza è la revisione del sistema impositivo dei redditi delle persone fisiche e delle imprese, con particolare riferimento alle aliquote vigenti, al sistema delle deduzioni e detrazioni e ai criteri di tassazione dei nuclei familiari.
La parola chiave è “flat tax”, caratterizzata dall’introduzione di aliquote fisse, con un sistema di deduzioni per garantire la progressività dell’imposta in armonia con i principi costituzionali. In particolare, il nuovo regime fiscale si caratterizza come segue: - due aliquote fisse al 15% e al 20% per persone fisiche, partita IVA e famiglie; per le famiglie è prevista una deduzione fissa di 3.000,00 euro sulla base del reddito familiare; - un’aliquota fissa al 15% per le società.
La finalità è quella di non arrecare alcun svantaggio alle classi a basso reddito, per le quali resta confermato il principio della “no tax” area. Una maggiore equità fiscale, dunque, a favore di tutti i contribuenti: famiglie e imprese.
Gli effetti che conseguono sono: maggiore risparmio di imposta, maggiore propensione al consumo e agli investimenti, maggiore base imponibile tassabile grazie anche al recupero dell’elusione, dell’evasione e del fenomeno del mancato pagamento delle imposte. È necessario altresì rifondare il rapporto tra Stato e contribuenti rivedendo i principi e i criteri che regolano l’agire dell’amministrazione finanziaria. Buona fede e reciproca collaborazione tra le parti saranno i capisaldi del nuovo percorso che si intende avviare, incentrato sul contraddittorio anticipato con il contribuente, da erigere a principio generale cardine dell’ordinamento giuridico tributario; sull’inversione dell’onere della prova, sempre a carico dell’amministrazione finanziaria, con l’esclusione del ricorso a strumenti presuntivi di determinazione del reddito nei casi di piena e comprovata regolarità fiscale del contribuente; sulla riduzione dei tempi di accertamento nei casi di attiva e costante collaborazione del contribuente nell’assolvimento degli adempimenti contabili e di versamento; sulla semplificazione degli adempimenti contabili per la creazione di un fisco digitale in linea con i più innovativi strumenti di elaborazione e comunicazione dati; sul principio generale della responsabilità diretta dall’amministrazione finanziaria per danni cagionati da attività illegittima (in fase di accertamento e riscossione).
Sul versante della riscossione, invece, l’azione dell’amministrazione deve contemperare l’interesse del cittadino al pagamento di quanto dovuto con l’interesse a ricevere il minor aggravio possibile, evitando ogni forma di pressione tale da ingenerare uno “stato di paura” nei confronti delle istituzioni e dei soggetti preposti alla riscossione.
Le statistiche evidenziano che gli incassi della riscossione derivano quasi esclusivamente dalle rateazioni e da altre misure analoghe che mirano ad agevolare il pagamento.
È evidente allora la necessità di un intervento per potenziare le procedure finalizzate al recupero bonario del credito.
Il miglioramento delle procedure di riscossione passa inevitabilmente dal preventivo e definitivo smaltimento della mole di debiti iscritti a ruolo, datati e difficilmente riscuotibili per insolvenza dei contribuenti.
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È opportuno instaurare una “pace fiscale” con i contribuenti per rimuovere lo squilibrio economico fra le obbligazioni assunte e favorire l’estinzione del debito mediante un saldo e stralcio dell’importo dovuto, in tutte quelle situazioni eccezionali e involontarie di dimostrata difficoltà economica. Esclusa ogni finalità condonistica, la misura può diventare un efficace aiuto ai cittadini in difficoltà ed il primo passo verso una “riscossione amica” dei contribuenti.
Occorre intervenire per risolvere la questione dei debiti insoluti della pubblica amministrazione nei confronti dei contribuenti. L’equilibrio del rapporto tra amministrazione finanziaria e contribuenti passa anche dalla parificazione degli strumenti messi a disposizione per l’incasso dei rispettivi crediti. Sul punto, tra le misure concretamente percorribili spiccano l’istituto della compensazione tra crediti e debiti nei confronti della pubblica amministrazione, da favorire attraverso l’ampliamento delle fattispecie ammesse, e la cartolarizzazione dei crediti fiscali, anche attraverso strumenti quali titoli di stato di piccolo taglio.
È necessario intervenire per l’abolizione dello spesometro e del redditometro, strumenti anacronistici e vessatori di rilevazione del reddito, confermando la contrarietà a misure di tassazione di tipo patrimoniale.
Di contro, anche in considerazione della drastica riduzione del carico tributario grazie alla flat tax e alle altre misure sopra descritte, sul piano della lotta all’evasione fiscale, l’azione è volta a inasprire l’esistente quadro sanzionatorio, amministrativo e penale, per assicurare il “carcere vero” per i grandi evasori. Si intende inoltre favorire la cooperazione internazionale in materia di scambio di informazioni, oltre che prevenire l’elusione fiscale internazionale favorendo la tassazione dei grandi capitali esteri, nonché introdurre adeguate misure per il contrasto d’interessi.
11. GIUSTIZIA RAPIDA ED EFFICIENTE
Area Magistratura e tribunali
Il Consiglio Superiore della Magistratura deve operare in maniera quanto più indipendente da influenze politiche di potere interne od esterne. Sarà pertanto opportuno operare una revisione del sistema di elezione, sia per quanto attiene i componenti laici che quelli togati, tale da rimuovere le attuali logiche spartitorie e correntizie in seno all’organo di autogoverno della magistratura.
A tutela dell’indipendenza e dell’imparzialità del potere autonomo della magistratura, la funzione giudiziaria e quella parlamentare debbono rimanere separate tra loro. Il magistrato che vorrà intraprendere una carriera politica deve essere consapevole del fatto che, una volta eletto, non potrà tornare a vestire la toga.
Occorre una rivisitazione della geografia giudiziaria - modificando la riforma del 2012 che ha accentrato sedi e funzioni - con l’obiettivo di riportare tribunali, procure ed uffici del giudice di pace vicino ai cittadini e alle imprese.
Imprescindibile è l’implementazione e la semplificazione del processo telematico ed informatizzazione degli uffici giudiziari.
Inoltre è doveroso il ripristino della piena funzionalità del ‘sistema giustizia’, attraverso il completamento delle piante organiche di magistratura e del personale amministrativo degli uffici giudiziari, con attenta valutazione della relativa produttività.
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Bisogna riconoscere il ruolo dei magistrati onorari, tramite una completa modifica della recente ‘riforma Orlando’ ed affrontando le questioni attinenti al trattamento ad essi spettante ed alle coperture previdenziali ed assistenziali.
Area penale, procedura penale e difesa sempre legittima
Si deve prevedere la revisione del rito abbreviato non consentendo l’applicazione dello stesso ai reati puniti con la pena dell’ergastolo ed ai più gravi delitti di cui art. 51, comma 3 bis, c.p.p.. In considerazione del principio della inviolabilità della proprietà privata, si prevede la riforma ed estensione della legittima difesa domiciliare, eliminando gli elementi di incertezza e interpretativi (con riferimento in particolare alla valutazione della proporzionalità tra difesa e offesa) che pregiudicano la piena tutela della persona che ha subito un’intrusione nella propria abitazione e nel proprio luogo di lavoro.
È prioritario l’inasprimento delle pene per la violenza sessuale, con l’introduzione di nuove aggravanti ed aumenti di pena quando la vittima è un soggetto particolarmente vulnerabile ovvero quando le condotte siano particolarmente gravi. Ai fini della prevenzione e del contrasto del ‘femminicidio’, risulta opportuno impartire una specifica formazione agli operatori delle forze dell’ordine sulla ricezione delle denunce riguardanti reati a sfondo sessuale, stalking e maltrattamenti, per i quali sarà previsto anche un vero e proprio “codice rosso”.
A fronte di una progressiva precocità di comportamenti criminali, anche gravi, da parte di minori, occorre rivedere in senso restrittivo le norme che riguardano l’imputabilità, la determinazione e l’esecuzione della pena per il minorenne, eliminando inoltre la possibilità di trattamento minorile per il c.d. ‘giovane adulto’ infra -venticinquenne.
È opportuno garantire un equo indennizzo alle vittime di reati violenti, tale da consentire un risarcimento del danno più ampio e completo. Per questo sarà indispensabile modificare le norme di accesso al ‘Fondo delle vittime dei reati intenzionali violenti’, incrementandone altresì in maniera considerevole lo stanziamento a disposizione.
È necessaria una seria riforma della prescrizione dei reati, parallelamente alle assunzioni nel comparto giustizia: per ottenere un processo giusto e tempestivo e evitare che l’allungamento del processo possa rappresentare il presupposto di una denegata giustizia.
Area certezza della pena
Per garantire il principio della certezza della pena è essenziale abrogare tutti quei provvedimenti emanati nel corso delle legislature precedenti tesi unicamente a conseguire effetti deflattivi in termini processuali e carcerari a totale discapito della sicurezza della collettività. Per far sì che chi sbaglia torni a pagare, è necessario riformare e riordinare il sistema venutosi a creare a seguito dei seguenti provvedimenti: l’abrogazione e la depenalizzazione di reati, trasformati in illeciti amministrativi e civili, la non punibilità per particolare tenuità del fatto, l’estinzione del reato per condotte riparatorie anche in assenza del consenso della vittima, nonché i periodici ‘svuota carceri’.
È inoltre opportuno ridurre sensibilmente ogni eventuale margine di impunità per i colpevoli di reati particolarmente odiosi come il furto in abitazione, furto aggravato, furto con strappo, la rapina e la truffa, modificandone le fattispecie ed innalzando le pene.
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Area civile, procedura civile e costi della giustizia
Occorre velocizzare e snellire il processo civile mediante una semplificazione e riduzione drastica del numero dei riti, limitandoli al rito ordinario e al rito del lavoro. Verrà inoltre introdotto l’obbligo per il giudice, alla prima udienza, di prevedere la calendarizzazione dell’intero procedimento per garantire alle parti una maggiore certezza circa la durata del processo.
È necessario inoltre implementare lo strumento della class-action, così da renderlo in grado di tutelare sia i cittadini privati che le imprese nei confronti delle frodi o degli abusi da parte di un medesimo soggetto economico.
La giustizia deve essere accessibile per tutti i cittadini - in particolare se meno agiati - in ogni grado di giudizio. Per questo è indispensabile rideterminare i valori e le modalità di pagamento del contributo unificato, anche sopprimendo l’aumento imposto dai Governi nel corso delle legislature precedenti.
Si propone inoltre di rendere alternative tra loro (e non entrambe esperibili), anche se obbligatorie, la mediazione e la negoziazione assistita per tutte le materie e, nel caso la richiesta di esperimento della mediazione avvenga da parte del giudice a causa già iniziata (c.d. mediazione delegata), che questa possa avvenire solo su richiesta concorde delle parti e non sia dunque obbligatoria. Diversamente per le questioni in cui sono coinvolti figli minorenni, si ritiene sia necessaria l’obbligatorietà della mediazione civile.
Area diritto di famiglia
Nell’ambito di una rivisitazione dell’istituto dell’affidamento condiviso dei figli, l’interesse materiale e morale del figlio minorenne non può essere perseguito se non si realizza un autentico equilibrio tra entrambe le due figure genitoriali, nel rapporto con la prole. Pertanto sarà necessario assicurare la permanenza del figlio con tempi paritari tra i genitori, rivalutando anche il mantenimento in forma diretta senza alcun automatismo circa la corresponsione di un assegno di sostentamento.
È altresì necessario riorganizzare e semplificare il sistema delle adozioni nazionali e internazionali.
Reati ambientali e tutela degli animali
È necessario provvedere alla revisione e l'inasprimento delle leggi attuali riguardanti i reati ambientali e quelli nei confronti degli animali garantendo maggiore tutela rispetto a fatti gravi ancora non adeguatamente perseguiti e per un maggiore contrasto al bracconaggio.
Contrasto alle mafie
Bisogna potenziare gli strumenti normativi e amministrativi volti al contrasto della criminalità organizzata, con particolare riferimento alle condotte caratterizzate dallo scambio politico mafioso.
È necessario inoltre implementare gli strumenti di aggressione ai patrimoni di provenienza illecita attraverso una seria politica di sequestro e confisca dei beni e gestione dei medesimi, finalizzata alla salvaguardia e alle tutele delle aziende e dei lavoratori prima dell’assegnazione nel periodo di amministrazione giudiziaria.
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Area ordinamento penitenziario.
Per far fronte al ricorrente fenomeno del sovraffollamento degli istituti penitenziari e garantire condizioni di dignità per le persone detenute, è indispensabile dare attuazione ad un piano per l’edilizia penitenziaria che preveda la realizzazione di nuove strutture e l’ampliamento ed ammodernamento delle attuali.
Bisogna provvedere alla preoccupante carenza di personale di Polizia Penitenziaria con un piano straordinario di assunzioni, nonché intervenendo risolutivamente sulla qualità della vita lavorativa degli agenti in termini di tutele e di strutture.
Occorre realizzare condizioni di sicurezza nelle carceri, rivedendo e modificando il protocollo della c.d. ‘sorveglianza dinamica’ e del regime penitenziario ‘aperto’, mettendo in piena efficienza i sistemi di sorveglianza.
È opportuno consentire al maggior numero possibile di detenuti stranieri presenti nelle carceri italiane, di scontare la propria condanna nel Paese d'origine attraverso l’attivazione di accordi bilaterali di cooperazione giudiziaria con gli Stati di provenienza.
È infine necessario riscrivere la c.d. ‘riforma dell’ordinamento penitenziario’ al fine di garantire la certezza della pena per chi delinque, la maggior tutela della sicurezza dei cittadini, valorizzando altresì il lavoro in carcere come forma principale di rieducazione e reinserimento sociale della persona condannata. Si prevede altresì una rivisitazione sistematica e organica di tutte le misure premiali.
Occorre rivedere altresì le nuove linee guida sul cd. 41-bis, così da ottenere un effettivo rigore nel funzionamento del regime del ‘carcere duro’.
Area giustizia tributaria
Si propone la riforma del processo tributario con l’istituzione di giudici di ruolo specializzati nell’ottica di garantire una maggiore imparzialità e terzietà del giudizio.
12. IMMIGRAZIONE: RIMPATRI E STOP AL BUSINESS
La questione migratoria attuale risulta insostenibile per l’Italia, visti i costi da sostenere e il business connesso, alimentato da fondi pubblici nazionali spesso gestiti con poca trasparenza e permeabili alle infiltrazioni della criminalità organizzata.
È al contempo intollerabile per i diritti dei soggetti ai quali dovrebbe essere riconosciuto lo status di rifugiato politico. Il fallimento dell’attuale sistema di gestione dei flussi migratori rischia di mettere in discussione gli stessi accordi di Schengen. L'Italia deve ricoprire un ruolo determinante ai tavoli dei negoziati europei in merito alle politiche di asilo e di immigrazione. Si deve puntare alla riduzione della pressione dei flussi sulle frontiere esterne e del conseguente traffico di esseri umani e contestualmente, nella medesima ottica, ad una verifica sulle attuali missioni europee nel Mediterraneo, penalizzanti per il nostro paese, in particolare per le clausole che prevedono l’approdo delle navi utilizzate per le operazioni nei nostri porti nazionali, senza alcuna responsabilità condivisa dagli altri stati europei. E' necessario il superamento del regolamento di Dublino. Attraverso il ricollocamento obbligatorio e automatico dei richiedenti asilo tra gli Stati membri dell'UE in base a parametri oggettivi e quantificabili, e il reindirizzo delle domande di asilo verso altri paesi deve garantirsi il rispetto del principio di equa ripartizione delle responsabilità sancito dal Trattato sul funzionamento dell’UE.
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In osservanza dei diritti costituzionalmente garantiti proponiamo che le procedure per la verifica del diritto allo status di rifugiato o la sua revoca siano rese certe e più veloci, anche mediante l’adozione di procedure accelerate e/o di frontiera, l’individuazione dei paesi sicuri di origine e provenienza, la protezione all’interno del paese di origine (IPA) e l’allineamento delle attuali forme di protezione agli standard internazionali.
Contestualmente, al fine di garantire un corretto bilanciamento con gli interessi di sicurezza e ordine pubblico, occorre poi prevedere specifiche fattispecie di reato che comportino, qualora commessi da richiedenti asilo, il loro immediato allontanamento dal territorio nazionale.
Dato che i meccanismi attuali e i consistenti fondi stanziati per l’accoglienza costituiscono un elemento di attrazione per la criminalità, occorre un più attento controllo dei costi. Per questo è necessario dare trasparenza alla gestione dei fondi pubblici destinati al sistema di accoglienza, così da eliminare l’infiltrazione della criminalità organizzata.
Occorre assicurare verifiche puntuali sulla rendicontazione dei servizi e dei beni erogati, sulle spese sostenute e sui risultati conseguiti, garantendo la pubblicazione dei bilanci dei soggetti gestori.
Si deve superare l’attuale sistema di affidamento a privati dei centri e puntare ad un maggiore coinvolgimento delle istituzioni pubbliche, a cominciare da quelle territoriali, affidando la gestione dei centri stessi alle Regioni e prevedendo misure che dispongano l’acquisizione del preventivo assenso degli enti locali coinvolti quale condizione necessaria per la loro istituzione. Da subito occorre garantire che nel settore operino solo soggetti aventi esperienza certificata e consolidata e assicurare il rispetto della legalità, il controllo e aggiornamento dei registri degli ospiti.
È imprescindibile scardinare il business degli scafisti che ha causato sbarchi e morti nel Mar Mediterraneo e smantellare le organizzazioni criminali internazionali per la tratta degli esseri umani, con ulteriore cooperazione e coinvolgimento della polizia giudiziaria di altri paesi europei.
La valutazione dell’ammissibilità delle domande di protezione internazionale deve avvenire nei Paesi di origine o di transito, col supporto delle Agenzie europee, in strutture che garantiscano la piena tutela dei diritti umani. Inoltre riteniamo che si debbano implementare gli accordi bilaterali, sia da parte dell’Italia sia da parte dell’Unione europea, con i Paesi terzi, sia di transito che di origine, in modo da rendere chiare e rapide le procedure di rimpatrio.
Occorre prevedere, contestualmente, l’individuazione di sedi di permanenza temporanea finalizzate al rimpatrio, con almeno uno per ogni regione, previo accordo con la Regione medesima, e con una capienza tale da garantire il trattenimento di tutti gli immigrati il cui ingresso o soggiorno sia irregolare, presenti e rintracciati sul territorio nazionale.
Fondamentale, infatti, per una corretta gestione della politica immigratoria è la questione dei rimpatri. Oltre ai recenti richiami dell’Ue che hanno evidenziato una assoluta incapacità dell’Italia sotto questo profilo, rispetto agli altri Paesi, nell’effettivo allontanamento degli immigrati irregolari presenti nel proprio territorio, secondo i dati ufficiali sugli ingressi, tenuto conto di una stima di quelli non registrati, e gli esiti delle domande di asilo presentate dal 2013 ad oggi sarebbero circa 500 mila i migranti irregolari presenti sul nostro territorio e che, pertanto, una seria ed efficace politica dei rimpatri risulta indifferibile e prioritaria.
Ai fini dell’espletamento delle procedure e dell’effettivo rimpatrio, il trattenimento deve essere disposto per tutto il periodo necessario ad assicurare che l’allontanamento sia
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eseguito, fino ad un massimo complessivo di diciotto mesi in armonia con le disposizioni comunitarie.
Nell’ottica di una gestione delle risorse pubbliche efficiente e congruente con le azioni politiche da attuare, occorre, quindi, procedere ad una revisione dell’attuale destinazione delle stesse in materia di asilo e immigrazione, in particolare prevedendo l’utilizzo di parte delle risorse stanziate per l’accoglienza per destinarle al Fondo rimpatri.
Infine, occorre una necessaria revisione della vigente normativa in materia di ricongiungimenti familiari e di sussidi sociali, al fine di evitare casi fittizi, l’indebito utilizzo dei sussidi erogati e garantire la loro effettiva sostenibilità rispetto alla condizione economica del nostro Paese.
In un contesto globale è necessario adoperarsi affinché siano resi trasparenti i flussi degli investimenti internazionali e il finanziamento dei fondi alla cooperazione. Occorre bloccare la vendita di armi ai Paesi in conflitto, prevenire e contrastare terrorismo internazionale anche di matrice islamista. Ai fini della trasparenza nei rapporti con le altre confessioni religiose, in particolare di quelle che non hanno sottoscritto le intese con lo Stato italiano, e di prevenzione di eventuali infiltrazioni terroristiche, più volte denunciati a livello nazionale e internazionale, è necessario adottare una normativa ad hoc anche che preveda l’istituzione di un registro dei ministri di culto, lo svolgimento delle prediche in lingua italiana e la tracciabilità dei finanziamenti per la costruzione delle moschee e, in generale, dei luoghi di culto, anche se diversamente denominati.
Inoltre, occorre disporre strumenti adeguati per consentire il controllo e la chiusura immediata di tutte le associazioni islamiche radicali nonché di moschee e di luoghi di culto, comunque denominati, che risultino irregolari. A tale riguardo, onde garantire un’azione efficace e uniforme su tutto il territorio nazionale, si rende necessario adottare una specifica legge quadro sulle moschee e luoghi di culto, che preveda anche la consultazione popolare preventiva tramite referendum comunale.
13. LAVORO
Per quanto concerne il tema del lavoro, appare di primaria importanza garantire una retribuzione equa al lavoratore in modo da assicurargli una vita e un lavoro dignitoso in condizioni di libertà, equità, sicurezza e dignità, in attuazione dei principi sanciti dall'articolo 36 della Costituzione. A tal fine si ritiene necessaria l'introduzione per legge di un salario minimo orario che, per tutte le categorie di lavoratori e settori produttivi in cui la retribuzione minima non sia fissata dalla contrattazione collettiva, stabilisca per legge che ogni ora di ogni lavoratore non possa essere pagata al di sotto di una certa cifra. Similmente non potranno essere più gratuiti neppure gli apprendistati per le libere professioni.
Al fine di favorire una pronta ripresa dell'occupazione e liberare le imprese dal peso di oneri spesso inutili e gravosi, occorre porre in essere da un lato una riduzione strutturale del cuneo contributivo e dall'altro una semplificazione, razionalizzazione e riduzione, anche attraverso la digitalizzazione, degli adempimenti burocratici connessi alla gestione amministrativa dei rapporti di lavoro, che incidono pesantemente sul costo del lavoro in termini di tempo, efficienza e risorse dedicate.
La cancellazione totale dei voucher ha creato non pochi disagi ai tanti settori per i quali questo mezzo di pagamento rappresentava uno strumento indispensabile e la sua
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sostituzione con il c.d. «libretto famiglia» e con il «contratto di prestazione occasionale» ha soltanto reso più complesso il ricorso al lavoro accessorio, col rischio di un aumento del sommerso. Anche qui occorre pertanto porre in essere una riforma complessiva della normativa vigente volta ad introdurre un apposito strumento, agile ma chiaro e semplice, che non si presti ad abusi, attivabile per via telematica attraverso un'apposita piattaforma digitale, per la gestione dei rapporti di lavoro accessorio.
Al fine di tutelare la sicurezza occupazionale e sociale, si ritiene di primaria importanza lo sviluppo e il rafforzamento di politiche attive che facilitino l’occupazione, la ricollocazione ed adeguate misure di sostegno al reddito e di protezione sociale. Ciò potrà essere attuato anzitutto procedendo ad una profonda riforma ed un potenziamento dei centri per l'impiego.
Una particolare attenzione sarà rivolta al contrasto del fenomeno della precarietà per costruire rapporti di lavoro più stabili e consentire alle famiglie una programmazione più serena del loro futuro.
Favorire gli investimenti in imprese giovani, innovative e tecnologiche, significa scommettere sul futuro e valorizzare il merito e la ricerca. A tal fine appare necessaria anzitutto una profonda riorganizzazione della formazione che sia mirata e di qualità, che guardi non solo alla realtà odierna ma che investa sui settori del futuro al fine di adeguare il lavoro ai cambiamenti tecnologici e di offerta, attraverso processi di formazione continua e addestramento dei lavoratori. Si dovrà inoltre favorire, nell'ambito delle scuole secondarie di secondo grado e dell'università, la nascita di nuove figure professionali idonee alle competenze richieste dalla quarta rivoluzione industriale ed in possesso degli opportuni profili, nonché prevedere misure di sostegno alle micro e piccole imprese nel rinnovamento dei loro processi produttivi quale presupposto per lo sviluppo di una strategia che miri alla più ampia diffusione delle tecnologie avanzate.
È necessario inoltre introdurre misure volte a garantire un’adeguata formazione secondaria superiore di tipo tecnico professionale capace di assicurare ai nostri giovani l’accesso al mondo del lavoro e delle professioni manuali, tecniche e artigianali.
14. LOTTA ALLA CORRUZIONE
È improrogabile una severa ed incisiva legislazione 'anticorruzione', tale da consentire un rilevante recupero di risorse indebitamente sottratte allo Stato e, nel contempo, rilanciare la competitività del Paese, favorendo una reale concorrenza nel settore privato a vantaggio delle piccole e medie imprese. Le misure da mettere in campo sono allora le seguenti: l’aumento delle pene per tutti i reati contro la pubblica amministrazione di tipo corruttivo per i quali debbono essere preclusi gli sconti di pena mediante un sistema che vieti l’accesso a riti premiali alternativi; il ‘DASPO’ per i corrotti e corruttori, ovvero l'interdizione dai pubblici uffici e l'incapacità a contrarre con la pubblica amministrazione perpetue per chi è stato condannato definitivamente per un reato di tipo corruttivo contro la P.A.; introduzione della figura dell’“agente sotto copertura” e, in presenza di elementi fondati, dell’“agente provocatore”, per favorire l’emersione dei fenomeni corruttivi nella Pubblica Amministrazione. Strumenti ai quali è necessario abbinare, oltre ad un potenziamento dell’Autorità Nazionale Anti-corruzione e del piano di prevenzione della corruzione, una modifica delle disposizioni vigenti – ad oggi non del tutto efficaci – in termini di prevenzione e repressione, anche rafforzando le tutele per il whistleblower.
In materia di intercettazioni è opportuno intervenire per potenziarne l’utilizzo, soprattutto per i reati di corruzione.
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15. MINISTERO PER LE DISABILITÀ
Uno Stato civile deve proteggere, tutelare, assistere e integrare chiunque abbia una disabilità. È fondamentale consolidare e rinnovare le politiche di protezione e inclusione dedicate alle persone con disabilità e finalizzate a garantirne un concreto ed efficace sostegno durante tutte le fasi della vita. Si prevede un generale rafforzamento dei fondi sulla disabilità e la non autosufficienza al fine di consentire alle persone con disabilità di vivere in maniera indipendente e di partecipare pienamente a tutti gli ambiti della vita, assicurando l’accesso all’ambiente fisico, ai trasporti, all’informazione e alla comunicazione, compresi i sistemi e le tecnologie di informazione e comunicazione, e ad altre attrezzature e servizi aperti o offerti al pubblico.
Inoltre è necessario intervenire affinché i trattamenti assistenziali, previdenziali ed indennitari, incluse carte di debito, a qualunque titolo percepiti da amministrazioni pubbliche, qualora attinenti a condizione di disabilità, siano esclusi “tassativamente” dal calcolo dell’ISEE o di altri indicatori reddituali, necessari per accedere ad agevolazioni o benefici.
Bisogna dare completa attuazione alla Convenzione O.N.U. sul diritto alle persone con disabilità procedendo ad una completa revisione delle leggi esistenti e garantendo che ogni scelta del legislatore si collochi sempre nell’ambito di una piena consapevolezza che “le persone con disabilità includono quanti hanno minorazioni fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali a lungo termine che in interazione con varie barriere possono impedire la loro piena ed effettiva partecipazione nella società su una base di eguaglianza con gli altri” .
Per assicurare protezione e inclusione ai soggetti con disabilità o non autosufficienti è necessario superare la frammentazione dell’intervento pubblico nazionale e locale, attraverso una governance coordinata e condivisa sugli interventi e la messa in rete degli erogatori degli interventi.
Bisogna assicurare il tempestivo aggiornamento delle agevolazioni per l’acquisto di beni e ausili per le persone con disabilità.
Deve essere garantita l’inclusione scolastica degli studenti con disabilità, attraverso una “reale specializzazione” degli insegnanti per il sostegno e l’implementazione della loro presenza in aula. Si dovranno individuare percorsi di aggiornamento per i docenti curricolari e per tutte le figure presenti nella scuola. È necessario un intervento culturale di contrasto ai pregiudizi sulle disabilità, assicurando che nel percorso didattico vi siano dei momenti di ascolto / incontro con la disabilità, anche con il coinvolgimento delle associazioni dei disabili.
Bisogna fare una ricognizione dello stato di attuazione della legge 68/99 sul collocamento al lavoro delle categorie protette, con una particolare attenzione per le disabilità gravi, assicurandone il rispetto nel pubblico e incentivando il privato e, se necessario, contemplando percorsi lavorativi specifici per disabilità fisiche o psichiche.
E’ necessario garantire l’accessibilità di luoghi, beni e servizi attraverso un effettivo abbattimento delle barriere architettoniche, contemplando anche un audit civico nella realizzazione di opere pubbliche.
Occorre implementare una politica per l’abitare che favorisca l’accesso delle persone con disabilità ad abitazioni di recente concezione/costruzione. Servono politiche di housing
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sociale che coinvolgano il privato e introducano negli oneri di urbanizzazione delle quote da riservarsi alle persone con disabilità.
Bisogna favorire il cohousing e organizzare corsi di formazione specifica, tenuti da personale sanitario e tramite incontri di automutuoaiuto, per aumentare conoscenze e competenze dei caregivers.
È necessario garantire la completa accessibilità dei contenuti e documenti della PA, in ottemperanza alla Direttiva UE 2016/2102 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 26 ottobre 2016, relativa all’accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili degli enti pubblici.
Inoltre, al fine di dare adeguata rappresentanza alla disabilità nell’agenda politica, ci impegniamo ad istituire un dicastero dedicato.
Si dovrà infine garantire un’adeguata rappresentanza nell’ambito della compagine governativa oltreché il Garante regionale quale figura di riferimento al quale rivolgersi in caso di inadempienze e violazioni dei diritti delle persone con disabilità.
16. PENSIONI. STOP LEGGE FORNERO
Occorre provvedere all’abolizione degli squilibri del sistema previdenziale introdotti dalla riforma delle pensioni cd. Fornero, stanziando 5 miliardi per agevolare l’uscita dal mercato del lavoro delle categorie ad oggi escluse. Daremo fin da subito la possibilità di uscire dal lavoro quando la somma dell’età e degli anni di contributi del lavoratore è almeno pari a 100, con l’obiettivo di consentire il raggiungimento dell’età pensionabile con 41 anni di anzianità contributiva, tenuto altresì conto dei lavoratori impegnati in mansioni usuranti. Inoltre è necessario riordinare il sistema del welfare prevedendo la separazione tra previdenza e assistenza. Prorogheremo la misura sperimentale “opzione donna” che permette alle lavoratrici con 57-58 anni e 35 di contributi di andare in quiescenza subito, optando in toto per il regime contributivo. Prorogheremo tale misura sperimentale, utilizzando le risorse disponibili.
17. POLITICHE PER LA FAMIGLIA È necessario rifinanziare gli Enti Locali dando priorità al welfare familiare (come ad esempio sostegno per servizi di asilo nido in forma gratuita a favore delle famiglie italiane e straniere residenti in italia da almeno 5 anni, le politiche per le donne, per gli anziani e la terza età, sostegno alle periferie), in un’ottica di sinergia tra tutte le componenti dello Stato per raggiungere gli obiettivi di sviluppo economico di qualità per far uscire il Paese dalla crisi economica. Occorre introdurre politiche efficaci per la famiglia, per consentire alle donne di conciliare i tempi della famiglia con quelli del lavoro, anche attraverso servizi e sostegni reddituali adeguati. Inoltre, è necessario prevedere: l’innalzamento dell’indennità di maternità, un premio economico a maternità conclusa, per le donne che rientrano al lavoro e sgravi contributivi per le imprese che mantengono al lavoro le madri dopo la nascita dei figli.
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Occorre poi introdurre agevolazioni alle famiglie attraverso: rimborsi per asili nido e baby sitter, fiscalità di vantaggio, tra cui “IVA a zero” per prodotti neonatali e per l’infanzia. Importante attenzione va posta anche nei confronti della terza età con provvedimenti volti ad agevolare le famiglie con anziani a carico, compresa l’assistenza domiciliare anche tramite colf e badanti.
18. REDDITO DI CITTADINANZA E PENSIONE DI CITTADINANZA
Reddito di cittadinanza
Il reddito di cittadinanza (RdC) è una misura attiva rivolta al cittadino al fine di reinserirlo nella vita sociale e lavorativa del Paese. Garantisce la dignità̀ dell'individuo e funge da volano per esprimere le potenzialità lavorative del nostro Paese, favorendo la crescita occupazionale ed economica.
La misura si configura come uno strumento di sostegno al reddito per i cittadini che versano in condizione di bisogno; l’ammontare dell’erogazione è stabilita in base alla soglia di povertà relativa calcolata sia per il reddito che per il patrimonio. L’ammontare è fissato in 780,00 Euro mensili per persona singola, parametrato sulla base della scala OCSE modificata per nuclei familiari più numerosi. A tal fine saranno stanziati 17 miliardi annui.
Al fine di consentire il reinserimento del cittadino nel mondo del lavoro, l’erogazione del reddito di cittadinanza presuppone un impegno attivo del beneficiario che dovrà aderire alle offerte di lavoro provenienti dai centri dell’impiego (massimo tre proposte nell’arco temporale di due anni), con decadenza dal beneficio in caso di rifiuto allo svolgimento dell’attività lavorativa richiesta.
La misura si basa su due direttrici guida che sono da un lato la tipologia di professionalità del lavoratore in questione e dall’altro la sinergia con la strategia di crescita economica mirata all’obiettivo della piena occupazione, innescata dalle politiche industriali volte a riconvertire i settori produttivi così da sviluppare la necessaria innovazione per raggiungere uno sviluppo di qualità.
Tale percorso prevede un investimento di 2 miliardi di euro per la riorganizzazione e il potenziamento dei Centri per l’Impiego che fungeranno da catalizzatore e riconversione lavorativa dei lavoratori che si trovano momentaneamente in stato di disoccupazione.
La pianificazione di un potenziamento generale di tutti i centri per l'impiego sul territorio nazionale è finalizzata a: incrementare la presenza, efficienza e qualità dei servizi per l'impiego; identificare e definire idonei standard di prestazione dei servizi da erogare; adeguare i livelli formativi del personale operante.
La roadmap di tale percorso prevede preliminarmente il potenziamento dei centri dell’impiego per poter completare il sistema di sostegno alle famiglie e di reinserimento nel mondo del lavoro.
Andrà avviato un dialogo nelle sedi comunitarie al fine di applicare il provvedimento A8-0292/2017 approvato dal Parlamento europeo lo scorso 6 ottobre 2017, che garantirebbe l'utilizzo del 20% della dotazione complessiva del Fondo Sociale Europeo per istituire un reddito di cittadinanza anche in Italia (unico paese europeo oltre la Grecia a non prevedere tale misura) anche invitando la Commissione europea a monitorare specificamente l'utilizzo del FSE per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale, nonché a valutare
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esaminare, nella prossima revisione del regolamento recante disposizioni comuni sui Fondi strutturali (regolamento (UE) n. 1303/2013).
Pensione di cittadinanza
È necessario assegnare una pensione di cittadinanza a chi vive sotto la soglia minima di povertà.
La nostra proposta è rappresentata da un’integrazione per un pensionato che ha un assegno inferiore ai 780,00 euro mensili secondo i parametri previsti per il reddito di cittadinanza.
19. RIFORME ISTITUZIONALI, AUTONOMIA E DEMOCRAZIA DIRETTA
Nell’ambito della fondamentale riforma delle istituzioni si rivela necessario un approccio pragmatico e fattibile, con riferimento ad alcuni interventi limitati, puntuali, omogenei, attraverso la presentazione di iniziative legislative costituzionali distinte ed autonome.
Occorre partire dalla drastica riduzione del numero dei parlamentari: 400 deputati e 200 senatori. In tal modo, sarà più agevole organizzare i lavori delle Camere e diverrà più efficiente l'iter di approvazione delle leggi, senza intaccare in alcun modo il principio supremo della rappresentanza, poiché resterebbe ferma l'elezione diretta a suffragio universale da parte del popolo per entrambi i rami del Parlamento e non se ne snaturerebbero natura e funzioni. Sarà in tal modo possibile conseguire anche ingenti riduzioni di spesa poiché il numero complessivo dei senatori e dei deputati risulterà quasi dimezzato.
È necessario introdurre espressamente il «vincolo di mandato popolare» per i parlamentari, per rimediare al sempre più crescente fenomeno del trasformismo. Del resto, altri ordinamenti, anche europei, prevedono il vincolo di mandato per i parlamentari; è noto l'articolo 160 della Costituzione portoghese, il quale dispone che il deputato decade dal mandato semplicemente se si dimette dal gruppo parlamentare del suo partito e contemporaneamente si iscrive al gruppo di un'altra fazione politica.
Occorre, poi, introdurre forme di vincolo di mandato per i parlamentari, per contrastare il sempre crescente fenomeno del trasformismo. Del resto, altri ordinamenti, anche europei, contengono previsioni volte a impedire le defezioni e a far sì che i gruppi parlamentari siano sempre espressione di forze politiche presentatesi dinanzi agli elettori, come si può ricavare dall’articolo 160 della Costituzione portoghese o dalla disciplina dei gruppi parlamentari in Spagna.
È inoltre fondamentale potenziare un imprescindibile istituto di democrazia diretta già previsto dal nostro ordinamento costituzionale: il referendum abrogativo. Per incentivare forme di partecipazione attiva dei cittadini alla vita politica nazionale occorre cancellare il quorum strutturale - ovvero la necessità della partecipazione alla votazione della maggioranza degli aventi diritto - al fine di rendere efficace e cogente l'istituto referendario. Ulteriore obiettivo di questa proposta, nel solco dello spirito che anima l'articolo 75 della Costituzione è quello di scoraggiare, in ogni forma, l'astensionismo elettorale, spesso strumentalizzato per incentivare il non voto, al fine di sabotare le consultazioni referendarie. Sempre allo scopo di incentivare la partecipazione diretta dei cittadini alla vita politica del Paese sosteniamo ’introduzione del referendum propositivo, ossia un mezzo volto a trasformare in legge proposte avanzate dai cittadini e votate dagli stessi.
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È poi necessario rendere obbligatoria la pronuncia del Parlamento sui disegni di legge di iniziativa popolare, con obbligo di rapida calendarizzazione. Per migliorare il rapporto tra cittadini e istituzioni intendiamo inoltre intervenire su quelle fondazioni, direttamente o indirettamente collegate a partiti politici, introducendo adeguate misure per garantire la massima trasparenza dei finanziamenti ricevuti e delle attività finanziarie svolte.
Altre questioni da affrontare in termini costituzionali sono: l’abolizione del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, istituzione rivelatasi inefficace rispetto agli scopi per i quali era stata concepita, e l’affermazione del principio della prevalenza della nostra Costituzione sul diritto comunitario, sul modello tedesco, fermo restando il rispetto dell’articolo 11 della Costituzione. Occorre prevedere una maggiore flessibilità dell’azione di governo in modo tale da poter far fronte efficacemente ai diversi cicli economici prevedendo il superamento della regola dell’equilibrio di bilancio, cosa che rende oggettivamente impossibile un’efficace azione anticiclica dello Stato.
Sotto il profilo del regionalismo, l’impegno sarà quello di porre come questione prioritaria nell’agenda di Governo l’attribuzione, per tutte le Regioni che motivatamente lo richiedano, di maggiore autonomia in attuazione dell’art. 116, terzo comma, della Costituzione, non ultimo portando a conclusione le trattative tra Governo e Regioni attualmente aperte. Il riconoscimento delle ulteriori competenze dovrà essere accompagnato dal trasferimento delle risorse necessarie per un autonomo esercizio delle stesse: alla maggiore autonomia dovrà infatti accompagnarsi una maggiore responsabilità sul territorio in termini di equo soddisfacimento dei servizi a garanzia dei propri cittadini, ed in termini di efficienza ed efficacia dell’azione svolta. Questo percorso di rinnovamento dell’assetto istituzionale dovrà dare sempre più forza al regionalismo applicando, Regione per Regione, la logica della geometria variabile che tiene conto sia delle peculiarità e delle specificità delle diverse realtà territoriali, sia della solidarietà nazionale e dà spazio alle energie positive ed alle spinte propulsive espresse dalle collettività locali.
Occorre garantire i trasferimenti necessari agli enti territoriali e contestuale cessazione delle politiche di taglio compiute dagli ultimi Governi.
C’è ancora molto da fare per avvicinare le decisioni pubbliche ai cittadini. Un modo, che sembra suggerito anche dagli articoli 5 e 118 della Costituzione, consiste nel trasferire funzioni amministrative dallo Stato alle Regioni e poi ai Comuni secondo il principio di sussidiarietà .
Introdurre costi standard per i servizi regionali e locali.
Se si vuole semplificare la vita dei cittadini e delle Istituzioni occorre diminuire drasticamente il numero delle norme in vigore e fare in modo che le leggi siano attuate. è altresì necessario verificare lo stato di attuazione delle singole disposizioni e la relativa efficacia anche con un bilancio dei risultati concreti della loro attuazione.
In particolare è necessario "fare il tagliando alle leggi", per capire se gli effetti ottenuti nel lungo periodo siano quelli originariamente proposti e, nel caso, se siano necessarie modifiche, integrazioni o sia addirittura opportuno procedere alla loro abrogazione.
Per garantire l’efficacia dei servizi dello Stato ai cittadini e per dare spazio alle competenze professionali del personale e della dirigenza pubblica, è necessario semplificare i procedimenti, uniformarli e razionalizzare e accorpare le numerose banche dati pubbliche oggi esistenti.
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Occorre uniformare i criteri di nomina delle autorità amministrative indipendenti.
È opportuno introdurre il principio della cittadinanza digitale dalla nascita, prevedendo l’accesso alla rete internet gratuito per ogni cittadino.
È inoltre essenziale introdurre un efficace sistema di valutazione delle performances della pubblica amministrazione nel suo complesso e del personale e della dirigenza pubblica, anche attraverso il coinvolgimento dell’utenza.
20. SANITÀ
È prioritario preservare l’attuale modello di gestione del servizio sanitario a finanziamento prevalentemente pubblico e tutelare il principio universalistico su cui si fonda la riforma della legge n.833 del 1978 che ha istituito il Servizio Sanitario Nazionale. Tutelare il SSN significa salvaguardare lo stato di salute del paese, garantire equità nell’accesso alle cure e uniformità dei livelli essenziali di assistenza.
In tale ottica si ritiene che siano e saranno utili diverse azioni di tipo strutturale, partendo da un intervento incisivo sulla dirigenza sanitaria ovvero sui gestori della sanità che dovranno essere adeguatamente e preventivamente formati per garantire la sostenibilità e la qualità del sistema salute e scelti secondo la competenza e il merito, non sulla base di logiche politiche o partitiche.
Bisogna rescindere il rapporto dannoso e arcaico fra politica e sanità prevedendo nuovi e diversi criteri di nomina sia dei medesimi direttori generali e sia dei direttori sanitari e amministrativi, così anche dei dirigenti di strutture complesse.
È necessario garantire anche la trasparenza e la valutazione dell’operato dei direttori generali in termini di raggiungimento sia degli obiettivi di salute che di bilancio nella gestione delle aziende.
La sanità dovrà essere finanziata prevalentemente dal sistema fiscale e dunque dovrà essere ridotta al minimo la compartecipazione dei singoli.
È necessario recuperare integralmente tutte le risorse economiche sottratte in questi anni con le diverse misure di finanza pubblica, garantendo una sostenibilità economica effettiva ai livelli essenziali di assistenza attraverso il rifinanziamento del fondo sanitario nazionale, così da risolvere alcuni dei problemi strutturali.
Il recupero delle risorse avverrà grazie ad una efficace lotta agli sprechi e alle inefficienze, alla revisione della governance farmaceutica e sanitaria, all’attuazione della centralizzazione degli acquisti, all’informatizzazione e digitalizzazione del SSN, alla revisione delle procedure di convenzionamento e accreditamento, alla lotta alla corruzione e alla promozione della trasparenza.
È necessario realizzare l’informatizzazione del SSN con particolare riferimento al Fascicolo Sanitario Elettronico, alle ricette digitali, alla dematerializzazione dei referti e cartelle cliniche e alle prenotazioni e pagamenti online, così da consentire una reale trasparenza e un efficace controllo in termini di verifica immediata e pubblica dei risultati gestionali. È necessario, altresì, dare evidenza del rapporto esistente tra i rimborsi a carico del SSN e il risultato clinico in termini di efficacia e appropriatezza; avviare e implementare la telemedicina grazie a tutte le tecnologie innovative, in modo da ridurre gli spostamenti dei pazienti, abbattere i costi e garantire cure domiciliari di maggiore qualità.
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Occorre garantire, implementare e integrare i servizi socio-sanitari, superando il modello “ospedalo-centrico”. La risposta assistenziale ospedaliera nella fase acuta della malattia deve essere garantita è nel contempo necessario sviluppare in maniera diffusa i servizi territoriali con standard organizzativi e con costi di accesso ai servizi omogenei e pre-definiti, assicurando la presa in carico dell’utente, attraverso un suo “specifico percorso socio-sanitario” e attraverso più idonei servizi di prevenzione. E’ indispensabile l’implementazione di un coordinamento territoriale a livello di distretto sanitario, così da orientare e indirizzare gli utenti nei servizi territoriali e ospedalieri disponibili, favorendo la scelta appropriata del luogo di cura.
L’integrazione socio-sanitaria si realizza appieno quando è soddisfatto, in continuità, il bisogno di salute nella componente sanitaria e in quella di protezione sociale. L’integrazione socio-sanitaria comporta, anche in termini economici, il diverso coinvolgimento delle Regioni e dei Comuni, i cui strumenti di programmazione sono fondamentali per realizzare una co-progettazione efficace. Il ruolo dei Comuni invece non è mai stato valorizzato appieno nonostante la ratio sottesa del coinvolgimento sia proprio quella di soddisfare i bisogni di assistenza del territorio e dei cittadini che lo abitano. È necessario garantire adeguate risorse economiche e strutturali ai servizi sociosanitari territoriali di prossimità e domiciliari, proprio potenziando anche il ruolo dei Comuni, in una logica di trasversalità che da un lato si occupa dei bisogni del singolo e dall’altro delle esigenze della comunità locale. Nell’ottica di garantire un efficace e capillare sostegno ai servizi territoriali dovrebbe essere rivisto anche il ruolo dei medici di medicina generale.
È improcrastinabile intervenire sui tempi di attesa ai pronto soccorso, riducendo i tempi di accesso attraverso l’implementazione di strutture a bassa intensità di cura. Bisogna delineare percorsi di assistenza e di cura personalizzati e vicini al cittadino oltre che adeguatamente accessibili, riordinare il sistema di accesso alle prestazioni nell’ottica di ridurne i tempi di attesa, eliminare altresì ogni forma di spreco che derivi da una non appropriata organizzazione dei servizi e dell’assistenza e da una governance sanitaria non adeguata, da un mancato ammodernamento tecnologico e digitale del servizio sanitario nazionale. È necessario garantire che non vi sia alcuno squilibrio tra le prestazioni istituzionali e quelle erogate in regime di libera professione, soprattutto con riguardo ai tempi di attesa.
Il problema dei tempi di attesa è susseguente anche alla diffusa carenza di medici e personale sanitario. È dunque indispensabile assumere il personale medico e sanitario necessario, anche per dare attuazione all’articolo 14 della legge n. 161/2014. (direttiva europea)
I posti per la formazione specialistica dei medici dovrebbero essere determinati dalle reali necessità assistenziali e tenendo conto anche dei pensionamenti, assicurando quindi un’armonizzazione tra posti nei corsi di laurea e posti nel corso di specializzazione. La realtà è che quest’armonizzazione non c’è e i posti per la formazione specialistica sono di fatto determinati da due fattori: la capacità delle scuole universitarie di accogliere medici in formazione e il finanziamento delle borse di studio da parte del MIUR. Dunque, se da un lato potrà essere necessario aumentare il numero dei laureati in medicina, anche rivedendo il numero chiuso, dall’altro sarà necessario aumentare le borse di studio per gli specializzandi. Bisogna consentire più diffusamente che il medico neolaureato abbia accesso nella struttura sanitaria per conseguire le abilità teoriche e tecnico-pratiche necessarie allo svolgimento della specializzazione medica prescelta (art. 22 patto della salute 2014).
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Deve essere affrontato il problema dell’invecchiamento della popolazione e dei susseguenti problemi correlati alla cronicità delle patologie e alla comorbilità. In tale ottica è necessario garantire la diffusione capillare di strutture socio-sanitarie e a bassa intensità di cura. Devono altresì essere implementate le strutture di sostegno alle patologie cronico-degenerative ed oncologiche e bisogna garantire risorse adeguate per l’assistenza, diretta e personalizzata, dei soggetti affetti da malattie rare e croniche.
Le prime vittime di un sistema sociale imperniato sull’utilitarismo e sul profitto, insieme ai disabili a qualsiasi titolo, diventano inevitabilmente gli anziani. È necessario rendere obbligatorio l’inserimento di una rappresentanza significativa dei pazienti (diretta o dei familiari) ai vertici gestionali delle strutture assistenziali dedicate all’età avanzata direttamente inserite nel SSN o per le strutture convenzionate. Solo il controllo diretto e capillare degli interessati può garantire il rispetto di quei parametri di civiltà del vivere, troppo spesso disattesi in strutture che frequentemente si configurano come atroci terminali di “esistenze non più funzionali al sistema”, piuttosto che ambienti dove avviarsi serenamente e con dignità al naturale concludersi della propria esperienza di vita. Va poi affrontata la tematica del giusto equilibrio tra il diritto all’istruzione e il diritto alla salute, tutelando i bambini in età prescolare e scolare che potrebbero essere a rischio di esclusione sociale a causa delle ultime disposizioni in materia di vaccini. A questo proposito, vanno potenziati gli strumenti di informazione nei confronti delle famiglie per meglio indirizzarle vero un’adesione libera e consapevole al processo vaccinale.
21. SICUREZZA, LEGALITÀ E FORZE DELL’ORDINE
Forze dell’ordine
Relativamente alle Forze dell'ordine è necessario aumentare i fondi a disposizione del comparto per prevedere il ritorno agli organici preesistenti alla riforma della Pubblica Amministrazione (c.d. Riforma Madia) con previsione di aumento del personale, rinnovo dei contratti in essere e riordino delle carriere.
L’aumento di fondi è necessario per effettuare investimenti nelle seguenti dotazioni: autovetture, armi non letali come teaser o key defender, nonché di armi adeguate e di giubbotti antiproiettile adeguati ai rischi connessi alle minacce terroristiche.
Fondamentale investire nella formazione, per questo si dovranno prevedere corsi di addestramento anti-terrorismo (C.A.T.) per tutti gli operatori che svolgono attività di controllo del territorio, compresi gli operatori delle specialità. Coloro che garantiscono la sicurezza dei cittadini devono essere tutelati.
Si dovranno dotare tutti gli agenti che svolgono compiti di polizia su strada di una videocamera sulla divisa, nell’autovettura e nelle celle di sicurezza, sotto il controllo e la direzione del Garante della privacy, con adozione di un rigido regolamento, per filmare quanto accade durante il servizio, nelle manifestazioni, in piazza e negli stadi.
È necessario inoltre intervenire per l’ammodernamento del complesso di strutture in uso alle forze dell’ordine nonché il potenziamento e valorizzazione dei presidi di sicurezza di specialità (postale, di frontiera, stradale, ferroviaria e nautica).
Polizia Locale e coordinamento con le forze dell’ordine statali
Le problematiche afferenti il comparto della Polizia Locale sono dovute ad una normativa ormai datata e ad una presenza di agenti sul territorio distribuita in modo non omogeneo.
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Si ritiene, pertanto, necessario un riordino del comparto della Polizia locale.
Affinché la riforma possa effettivamente produrre risultati positivi per una maggiore sicurezza sul territorio devono essere necessariamente introdotti i seguenti punti qualificanti: accesso alle banche SDI; migliore definizione dei compiti della polizia locale; obbligatorietà di dotazioni strumentali minime; tavoli di coordinamento regionali per il coordinamento della sicurezza urbana e della Polizia Locale con sotto-ripartizione in aree vaste; contratto collettivo.
Cyber security e contrasto al bullismo
È indispensabile incentivare lo sviluppo del settore della sicurezza anche per quanto concerne la cyber security, avendo particolare attenzione al fenomeno del cyber bullismo, individuando strumenti di ausilio per il superamento del problema soprattutto negli ambienti scolastici.
É necessario introdurre misure repressive per chi commette il reato e premianti per chi lo denuncia: prevedere sanzioni amministrative nei regolamenti scolastici; numero verde unico nazionale; premialità per gli studenti che denunciano episodi di bullismo (borse di studio); videocamere nelle scuole.
Gioco d’azzardo
Con riguardo alla problematica del gioco d'azzardo sono necessarie una serie di misure per contrastare il fenomeno della dipendenza che crea forti danni sia soci sanitari che all’economia san, reale e produttiva, tra le quali: divieto assoluto di pubblicità e sponsorizzazioni; trasparenza finanziaria per le società dell'azzardo; strategia d’uscita dal machines gambling (Slot machines, videolottery) e forti limitazioni alle forme di azzardo con puntate ripetute; obbligo all'utilizzo di una tessera personale per prevenire l'azzardo minorile; imposizione di limiti di spesa; tracciatura di flussi di denaro per contrastare l’evasione fiscale e infiltrazioni mafiose.
Analogamente, si rende necessaria una migliore regolazione del fenomeno, attraverso strumenti quali, ad esempio, l'autorizzazione all’installazione delle slot machine - VLT solo in luoghi definiti (no bar, distributori ecc), limitazione negli orario di gioco e l'aumento della distanza minima dai luoghi sensibili (scuole e centri di aggregazione giovanile).
Occupazioni abusive
I dati indicano che esistono circa 48.000 alloggi detenuti illegalmente.
Non esiste un “catasto delle abitazioni occupate”. Molte, infatti, appartengono all’edilizia pubblica, una minima parte sono invece di privati, e questo ha reso più difficile censirle.
Nei confronti delle persone occupanti abusive è necessario velocizzare le procedure di sgombero attraverso l’azione ferma e tempestiva qualora non sussistano le condizioni di necessità certificate.
L’accertamento dello stato di necessità è di competenza della Azienda Sanitaria Locale assieme ai Servizi Sociali del Comune di competenza, che dovranno attestare le condizioni psico- fisiche deficitarie e l’incapacità oggettiva del soggetto a procurare il necessario sostentamento per sé ed eventualmente per la propria prole. Le sole condizioni di difficoltà economiche non possono mai costituire condizione sufficiente per lo stato di necessità.
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Gli occupanti abusivi stranieri irregolari vanno immediatamente rimpatriati.
Sicurezza stradale
È necessario l’aumento delle risorse per il piano nazionale di sicurezza stradale, ma altrettanto necessario la verifica dell’efficacia degli interventi attraverso le Regioni
Maggiori controlli con necessarie limitazioni sulle patenti straniere.
Occorre prevedere, in aggiunta ai sistemi punitivi (i.e. punti patente), un sistema di premialità per chi non commette infrazioni alla guida (i.e. sconti sull’assicurazione RC, sconto sul bollo auto...)
Campi nomadi
Negli ultimi anni il dilagare dei campi nomadi, l’aumento esponenziale di reati commessi dai loro abitanti e le pessime condizioni igienico-sanitarie a cui sono sottoposti, ha reso tale fenomeno un grave problema sociale con manifestazioni esasperate soprattutto nelle periferie urbane coinvolte.
Ad oggi circa 40.000 Rom vivono nei campi nomadi, di cui 60% ha meno di 18 anni.
Necessarie azioni per arginare questo fenomeno sono: chiusura di tutti i campi nomadi irregolari in attuazione delle direttive comunitarie; contrasto ai roghi tossici; obbligo di frequenza scolastica dei minori, pena allontanamento dalla famiglia o perdita della potestà genitoriale.
22. SPORT
Impianti
Se ben condotta e con l’ausilio di personale qualificato, la pratica motoria e sportiva assicura il miglioramento della qualità della vita, contribuendo in modo significativo alla prevenzione delle malattie. Investire in attività motoria, quindi, significa ridurre, allo stesso tempo, la spesa sanitaria. È per questo che riteniamo necessario implementare sin dalla scuola primaria la pratica motoria, assicurando la presenza di insegnanti specializzati nella pratica sportiva ed aumentando, contestualmente, il monte ore da dedicare a questa disciplina.
La pratica motoria e sportiva ha, inoltre, un’importante valenza sociale. Lo sport rappresenta da sempre un fondamentale strumento di integrazione e trasmette valori fondamentali al miglioramento dell’essere umano anche come cittadino. Per questo intendiamo garantire un generale miglioramento degli impianti sportivi in tutto il territorio, partendo da uno strumento che riteniamo fondamentale per raggiungere questo obiettivo: l’istituzione dell’anagrafe degli impianti sportivi sia pubblici che privati (inclusi quelli scolastici, universitari, delle forze dell’ordine e militari). L’anagrafe/catasto permetterà di conoscere la situazione reale degli impianti e verificare le eventuali esigenze di ammodernamento e/o di realizzazione di nuove strutture sportive. Attraverso la mappatura degli impianti saremo così in grado di intervenire in maniera mirata per allocare in maniera efficace le risorse da destinare alla ristrutturazione o alla nuova costruzione di strutture da dedicare alla pratica motoria e sportiva.
Infine, riteniamo necessario intervenire anche su aspetti che possano migliorare il funzionamento degli organi sportivi. Ad esempio, riteniamo necessaria una revisione
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delle attuali competenze del Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI). Pur ritenendo necessario che al mondo sportivo venga garantita una adeguata autonomia, risulta altrettanto importante che il Governo assuma con maggior attenzione il ruolo di controllore delle modalità di assegnazione e di spesa delle risorse destinate al CONI. Allo stesso tempo è al Governo che spetta il compito di emanare le linee guida fondamentali relative al sistema sport e alla pratica motoria nel loro complesso.
Società e Associazioni sportive
E’ necessario introdurre ulteriori agevolazioni fiscali e contributive per le piccole associazioni sportive dilettantistiche.
Occorre prevedere un corretto inquadramento giuridico-fiscale delle Società e Associazioni Sportive e la tutela dello sport dilettantistico e dello sport di base anche per dare certezze operative ed evitare cospicui contenziosi per mancanza di riferimenti legislativi certi.
Bisogna inoltre introdurre agevolazioni economiche per la stipula di un’assicurazione che copra tutte le fattispecie di responsabilità civile dei dirigenti e dei presidenti delle associazioni sportive dilettantistiche. È opportuno inoltre garantire le risorse agli enti locali vincolate al taglio dei costi di esercizio ed utilizzo degli impianti sportivi pubblici e conseguente contenimento tariffario per gli utenti. Modalità: attraverso l’Istituto del Credito Sportivo (anche grazie ad un potenziamento delle sue sedi regionali) insieme ai Comitati Regionali del CONI, potenziare il fondo garanzia a favore delle Associazioni e Società Sportive Dilettantistiche, al fine di renderlo realmente fruibile per consentire la ristrutturazione o realizzazione di impianti sportivi con la relativa gestione diretta. Sempre attraverso l’ICS, agevolare anche gli enti pubblici nella stesura di bandi e azioni di Partenariato Pubblico Privato finalizzati alla ristrutturazione o creazione di nuovi impianti sportivi. Agevolare i Comuni disagiati con l’inserimento nella riforma organica, che l’impianto sportivo locale è di fatto un servizio pubblico locale. Obiettivi: Inserimento del laureato in scienze motorie nell’organico stabile della scuola primaria. 1) Sostegno all’educazione fisica nella scuola primaria (versione b) Obiettivi: Estensione in tutta Italia in tutte le classi e le scuole del progetto “A Scuola di Sport” che prevede l’inserimento del laureato in scienze motorie (30 ore annuali), retribuito attraverso accordi con Ministero e Coni. Modalità: Estensione dell’attuale progetto Coni-Miur e altre esperienze similari già in atto nelle diverse regioni. Risorse: costo max 60 milioni da sostegno nazionale all’attività sportiva (risorse proprie del nuovo Ministero dello Sport). 2) Sostegno all’associazionismo sportivo scolastico Obiettivi: Istituire all’interno delle scuole secondarie e nelle Università di tutto il territorio nazionale, Associazioni Sportive Dilettantistiche Scolastiche al fine di promuovere tornei, campionati per potenziare l’attività sportiva all’interno dell’orario scolastico. Modalità: Attraverso la collaborazione con Coni territoriale e FSN, DSA e EPS territoriali per l’istituzione di campionati scolastici specifici. Si inizierà da alcuni sport di squadra e/ o individuali formativi (max 4, 5 sport). Risorse: Costo max 60 milioni da sostegno nazionale all’attività sportiva (risorse proprie del nuovo Ministero dello Sport). 1) Riforma Coni/CIP. Rivedere le competenze del CONI/CIP all’interno dell’intero mondo sportivo e rapporti con altri Ministeri con relativo funzionamento e competenze di CONI S.p.a. Il Governo intende preservare il principio di autonomia dell’ordinamento
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sportivo nazionale, facente capo al CONI, rispetto all’ordinamento dello Stato e continuare a garantire il finanziamento del CONI, affinché l’Ente possa espletare le attività cui è preposto. Pur tuttavia, poiché l’attività cui è delegato il CONI involge aspetti primari della vita dei cittadini e diritti costituzionalmente garantiti, è evidente che il Governo non può esimersi dal vigilare in maniera stringente l’attività concretamente posta in essere dall’Ente CONI. In altre parole, fatta salva l’autonomia e la totale discrezionalità delle scelte di natura tecnico – sportiva, che rimane in capo al CONI, è necessario che il Governo sia compartecipe delle modalità con le quali vengono spesi e destinati i contributi pubblici assegnati al CONI e trasmessi, poi, alle Federazioni (deve, cioè, essere coinvolto in determinate scelte che esulano dalle mere competenze tecnico – sportive e condividere, ad esempio, il perché un impianto sportivo viene costruito a Rignano sull’Arno e non, invece, a Monza). Il Governo deve anche compartecipare all’attività di politica internazionale svolta dal CONI in caso di impegni finanziari a ciò connessi. Infine, occorre che la società Coni Servizi disponga di una maggiore autonomia rispetto all’Ente Coni. Sia il CONI che Coni Servizi devono fornire periodicamente al Governo relazioni dettagliate e circostanziate circa la gestione e la destinazione delle risorse pubbliche che ricevono e la loro attività deve essere monitorata attentamente, atteso che il sistema sport riceve ogni anno oltre 400 milioni di euro di contributi pubblici e questo avviene solo in Italia. Negli altri Paesi, come, ad esempio, la Francia, il Comitato Olimpico si occupa solo di predisporre la delegazione di quel Paese per i Giochi Olimpici. 2) Prevenzione e risparmi sanità attraverso sostegno attività sportiva e progettualità territoriali Obiettivi: Visite mediche sportive gratuite nella scuola primaria attraverso la Federazione Medici Sportivi. L’attività sportiva e motoria è sicuramente una nuova modalità operativa, forse l’unica a basso costo, per fare una corretta prevenzione e contrastare alcune malattie croniche soprattutto cardiovascolari. Modalità: Accordo con i Medici di Base e la Federazione Medici Sportivi, per rendere gratuite le visite mediche per gli alunni della scuola primaria. Accordi attraverso la conferenza Stato-Regioni per sostenere iniziative e progettualità Regionali per permettere l’inserimento dell’attività Sportiva in campo sanitario e socio sanitario all’interno del sistema del Welfare Partecipato. Risorse: Copertura costi attraverso accordo Stato-Regioni.
23. SVILUPPO, CRESCITA E RISPARMIO
Banca per gli investimenti
È necessario prevedere una “Banca” per gli investimenti, lo sviluppo dell’economia e delle imprese italiane utilizzando le strutture e le risorse già esistenti.
La “Banca” deve essere regolata da un'apposita legge.
Deve usufruire di una esplicita e diretta garanzia dello Stato Italiano, con conseguente facilità di reperire risorse per attuare tutte le iniziative che intende intraprende.
Dovrà inoltre agire sotto la supervisione di un organismo di controllo pubblico nel quale siano presenti il Ministero dell’Economia e il Ministero dello sviluppo economico.
Oltre alla cabina di regia sulla gestione degli strumenti di politica industriale e del credito e dell’innovazione, al fine di evitare sovrapposizioni o, peggio, conflitti tra strumenti nazionali e locali, per una più efficiente allocazione delle risorse finanziarie, la banca svolgerà le attività di:
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- secondo livello per le piccole e medie imprese agendo in cofinanziamento con il sistema bancario, soprattutto con le banche di medie e piccole dimensioni radicate sul territorio, a supporto delle PMI;
- finanziamento di iniziative di interesse pubblico e strategico nazionale;
- Export e Project Finance in concorrenza con altri player di mercato;
- credito di aiuto alle imprese italiane che operano nei Paesi in via di Sviluppo come investimento ad utilità differita per acquisire posizioni di vantaggio su mercati emergenti;
- Gestione del Fondo di Garanzia per le PMI, quale asset strategico di supporto al sistema nazionale del credito e delle garanzie per favorire il risparmio patrimoniale necessario al rispetto dei requisiti sempre più stringenti derivanti dalle normative internazionali sul credito di prossima introduzione;
- innovazione con il fine di perseguire le politiche di indirizzo del MEF. Tutela del risparmio Il sistema del “bail in” bancario ha provocato la destabilizzazione del credito in Italia con conseguenze negative per le famiglie che si sono viste espropriare i propri risparmi che supponevano essere investiti in attività sicure. Occorre rivedere radicalmente tali disposizioni in modo tale da assicurare secondo quanto afferma la Costituzione la tutela del risparmio degli italiani. In particolar modo, è necessario responsabilizzare maggiormente sia il management che le autorità di controllo in quanto primi responsabili di eventuali dissesti, anche attraverso l’inasprimento delle pene esistenti per fallimenti dolosi. Per far fronte al risarcimento dei risparmiatori “espropriati” si prevede anche l’utilizzo effettivo di risorse, come da legge vigente, provenienti da assicurazione e polizze dormienti. La platea dei risparmiatori che hanno diritto a un risarcimento, anche parziale, deve essere allargata anche ai piccoli azionisti delle banche oggetto di risoluzione. Occorre ridiscutere i parametri dei protocolli di rating di Basilea che ad oggi creano grave pregiudizio alla sopravvivenza e allo sviluppo del tessuto della micro impresa italiana. Inoltre, con riferimento alla banca Monte dei Paschi, lo Stato azionista deve prevedere alla rifocalizzazione della mission e degli obiettivi dell’istituto di credito in un’ottica di servizio. Sempre a tutela del risparmio e del credito, bisogna andare verso un sistema in cui la banca di credito al pubblico e la banca d’investimento siano nettamente separate sia per quanto riguarda la loro tipologia di attività sia per quanto riguarda i livelli di sorveglianza.
24. TAGLI DEI COSTI DELLA POLITICA, DEI COSTI DELLE ISTITUZIONI E DELLE PENSIONI D’ORO Riteniamo doveroso intervenire nelle sedi di competenza per tagliare i costi della politica e delle istituzioni, eliminando gli eccessi e i privilegi.
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Occorre inoltre ricondurre il sistema previdenziale (dei vitalizi o pensionistico) dei parlamentari, dei consiglieri regionali e di tutti i componenti degli organi costituzionali al sistema previdenziale vigente per tutti i cittadini, anche per il passato. Per una maggiore equità sociale, riteniamo altresì necessario un intervento finalizzato al taglio delle cd. pensioni d’oro (superiori ai 5.000,00 euro netti mensili) non giustificate dai contributi versati.
25. TRASPORTI, INFRASTRUTTURE E TELECOMUNICAZIONI
In tema di mobilità sostenibile è necessario avviare un percorso finalizzato alla progressiva riduzione dell’utilizzo di autoveicoli con motori alimentati a diesel e benzina di origine fossile al fine di ridurre il numero di veicoli inquinanti e contribuire concretamente al conseguimento e miglioramento degli obiettivi contenuti nell’accordo di Parigi.
È prioritario utilizzare strumenti finanziari per favorire l’acquisto di un nuovo veicolo elettrico a fronte della rottamazione - vendita di un mezzo con motore endotermico o per interventi di retrofit per veicoli a combustione interna.
Il contributo concesso, che dovrà essere attentamente aggiornato sulla base del tasso di diminuzione dei prezzi internazionali delle vetture elettriche, servirà anche come volano per il rafforzamento della presenza sul territorio di un sistema di vendita e dell’infrastruttura di ricarica.
Risulta necessario introdurre o sperimentare anche altre azioni di accompagnamento, quali ad esempio meccanismi premiali per l’incentivazione dei mezzi a bassissime emissioni, applicando la regola comunitaria del “chi inquina paga”.
Il Piano Nazionale Infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica deve divenire uno strumento dinamico in grado di intercettare e risolvere in tempi rapidi le problematiche relative ad eventuali carenze infrastrutturali, sia a livello nazionale che locale, per contribuire attivamente allo sviluppo della mobilità elettrica.
È infine necessario concedere gli spazi pubblici per il car sharing a fronte di quote crescenti di vetture elettriche nella flotta.
Occorre incentivare lo sviluppo delle reti ciclabili urbane ed extra urbane e di un sistema di bike-sharing capace di integrare differenti sistemi di mobilità su ferro e su gomma. Le ciclostazioni dovrebbero essere presenti in prossimità dei parcheggi intermodali, delle stazioni ferroviarie, metropolitane e degli autobus, nonché prossime ai siti di interesse turistico. L’Italia per la sua collocazione geografica al centro del Mediterraneo rappresenta la naturale cerniera di collegamento per i traffici provenienti dall’estremo e medio oriente verso l’Europa. Ad oggi la maggior parte del traffico di 30 milioni di container provenienti ogni anno dal Canale di Suez passa davanti alle nostre coste ma non si ferma, si dirige verso i porti del Nord Europa: Rotterdam, Amburgo, Brema e Anversa dove è stata creata la più grande piattaforma logistica d’Europa. Dobbiamo investire risorse adeguate per attrezzare i nostri Porti con aree retro portuali capaci di garantire lo sdoganamento delle merci in loco per poi essere trasportate grazie all’Alta Portabilità nelle destinazioni finali.
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I principali porti italiani debbono avere lo status di porti Gateway (aree di sdoganamento merci) e non porti Transhipment (di solo passaggio tra una nave e l’altra). Uno status fortemente pregiudicato dalla recente legislazione sul riordino portuale. Senza un’adeguata rete di trasporto ad alta capacità non potremmo mai vedere riconosciuto il nostro naturale ruolo di leader della logistica in Europa e nel Mediterraneo.
È necessario inoltre favorire lo switch intermodale da gomma a ferro nel trasporto merci, investendo nel collegamento ferroviario dei porti italiani.
Per ciò che concerne il trasporto ferroviario regionale un primo importantissimo passo da compiere per rispondere ad una esigenza di mobilità veloce, sicura e a basso impatto ambientale è rappresentato dall’ammodernamento nonché potenziamento delle linee ferroviarie preesistenti. La ferrovia dovrà essere in grado di rivestire nuovamente il ruolo di principale sistema di trasporto ad alta densità perché, attualmente, esso rappresenta l’unica soluzione di mobilità sostenibile per le medie e lunghe percorrenze, contribuendo ad alleviare i problemi di congestione dei pendolari, di sicurezza e di pressione ambientale.
Occorre inoltre recuperare risorse attraverso una politica tariffaria basata sul rapporto tra costi e benefici, individuare e dare ascolto ai bisogni e alle esigenze del territorio coinvolgendo gli stake holder qualificati e utenti.
Con riferimento ad Alitalia siamo convinti che questa non vada semplicemente salvata in un’ottica di sopravvivenza economica bensì rilanciata, nell’ambito di un piano strategico nazionale dei trasporti che non può prescindere dalla presenza di un vettore nazionale competitivo. Con riguardo alla Linea ad Alta Velocità Torino-Lione, nell'applicazione dell'accordo tra Italia e Francia Torino-Lione, ci impegniamo a sospendere i lavori esecutivi e ridiscuterne integralmente il progetto. Per quanto concerne la gestione del servizio radio televisivo pubblico intendiamo adottare linee guida di gestione improntate alla maggiore trasparenza, all’eliminazione della lottizzazione politica e alla promozione della meritocrazia.
26. TURISMO
L'Italia è una nazione a vocazione turistica grazie al patrimonio storico, culturale, paesaggistico e naturale e ad eccellenze quali, ad esempio, l'enogastronomia, la moda, il design, unici al mondo.
Il Turismo vale attualmente il 12% del PIL e il 14% dell’occupazione. Può valere molto di più e diventare uno dei settori cardine per l’attivazione del volano della nostra economia.
Un Paese come l'Italia non può non avere un Ministero del Turismo, che non può essere solo una direzione di un altro Ministero (il turismo culturale è solo uno dei "turismi") ma ha bisogno di centralità di governance e di competenza, con una vision e una mission coerenti ai grandi obiettivi di crescita che il nostro Paese può raggiungere.
Il Ministero dovrà raggiungere obiettivi importanti attraverso la creazione di un circolo virtuoso pubblico-privato e una maggiore efficacia nei rapporti con le Regioni; il tutto in pieno coordinamento tra gli operatori turistici, le varie Associazioni e le Istituzioni e gli
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altri Ministeri di materie “collegate” al Turismo, come ad esempio i Trasporti, le Infrastrutture, l'Agricoltura, lo Sviluppo Economico, le Telecomunicazioni, la Cultura, ecc.
La nuova struttura ministeriale non dovrà avere un impatto economico negativo per le casse statali, pertanto verranno individuati due passaggi formali fondamentali che si svolgeranno nel tempo della legislatura: un’iniziale scorporazione delle competenze turistiche fuori dal MiBACT per ricollocarle in capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, sottoforma di Dipartimento. Successivamente, attraverso passaggi legislativi graduali e oculati rispetto alle Competenze Regionali, ma soprattutto con un lavoro costante sulla riorganizzazione delle risorse finanziarie dedicate al turismo (attraverso tutti gli interventi elencati di seguito) si potrebbe creare il Ministero con Portafoglio dedicato al turismo. La riorganizzazione di ENIT sarà cruciale per attivare un volano importante per la promozione dell’Italia all’estero, secondo obiettivi definiti e una trasparente misurazione dei risultati.
Per l’importante obiettivo del recupero della competitività delle imprese nazionali nel turismo è essenziale introdurre degli interventi importanti in ambito di fiscalità, combattere l'abusivismo a tutti i livelli e in tutti i comparti e recuperare maggiori tutele in Europa.
In particolare, si punta all'introduzione della “Web Tax turistica” per contrastare la concorrenza sleale delle OLTA (OnLine Travel Agency) straniere che creano danni enormi agli operatori del settore turistico e alle casse dello Stato, andando oltre i controlli a campione che sono costosi ed inefficienti e le sanzioni che sono tardive, lievi e spesso inesigibili.
In considerazione del rifinanziamento delle risorse a favore degli enti locali prevediamo di abolire la tassa di soggiorno.
Un settore che genera il 14% di occupazione diretta ed indiretta solo nel nostro Paese e che nel mondo vale 1 lavoro su 10, è un settore chiave dello sviluppo economico, sociale e culturale.
Nel Turismo in Italia c'è una formazione specifica, ma troppo spesso non è sufficiente e soprattutto adatta a preparare adeguatamente i giovani al lavoro reale del settore. Gli interventi da realizzare devono essere di ampio spettro e non solo finalizzati alla specializzazione.
Il Turismo inoltre è uno dei settori che può dare più lavoro ai giovani e sarà necessario incentivarne l’occupazione anche attraverso interventi di decontribuzione per alcuni anni (minimo 2) alle imprese turistiche che assumono i nostri giovani. Occupazione e Formazione sono inoltre strettamente legate e sarà necessario ristrutturarne le basi, partendo, ad esempio, dal riordino della professione di Guida Turistica (biglietto da visita importantissimo per i turisti) e da una trasformazione degli Istituti Alberghieri Statali verso la forma dei College Specialistici (sul modello svizzero e francese).
A livello di Strategia nazionale va recuperata una gestione efficiente ed efficace del marketing Paese realizzato attraverso l’Ente di Promozione del turismo che in questi anni ha fallito gli importanti obiettivi di promozione coordinata dell’Italia all’estero, ingoiando risorse pubbliche senza il minimo controllo. Gli interventi che ci si propone in questo ambito passano dunque innanzitutto per una ridefinizione completa del sistema di governance di ENIT e del suo funzionamento finanziario, economico ed operativo.
L’intervento complessivo in ambito di marketing non può prescindere dagli interventi nell’ambito della digitalizzazione, affinché sia reale e diffusa, non solo con l’estensione
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del wi-fi sul territorio ma anche e soprattutto con l’implementazione di pratiche ed iniziative che consentano di governare realmente i flussi del turismo, anche e soprattutto in ottica predittiva.
Il turismo nel mondo ormai è prevalentemente digitale: l’offerta e la domanda turistica si muovono a livello globale in contesti trasformati digitalmente ed altamente disintermediati, come accade nei settori manifatturieri tradizionali. L’Italia non può restare fuori da questa trasformazione. E’ dunque cruciale governare questo importante ambito sia dal lato dell'offerta (destinazioni, vettori di trasporto, piattaforme e Olta, player social globali, ecc.) che da quello della domanda (ampliamento dell'accesso alle informazioni, monitoraggio ed integrazione delle fonti, gestione dei Big Data, segmentazione, profilazione e definizione dei trend previsionali), attraverso la revisione delle piattaforme digitali esistenti e la realizzazione di una piattaforma nazionale unica dedicata al turismo e al turista non solo come piattaforma di comunicazione e promozione del Paese ma anche come piattaforma di e-commerce del prodotto turistico culturale (prenotazione alberghi, tour, ristoranti, biglietteria museale e teatrale), al fine di riuscire a fare dell'Italia la nazione alla quale in futuro tutto il mondo guarderà come modello turistico, come accade oggi per altre eccellenze riconosciute universalmente.
Al di là dei vari “turismi” e delle specificità di prodotti turistici, la cui definizione ed interesse deve necessariamente scaturire dalla corretta analisi dei trend, ma soprattutto dalle considerazioni del settore privato, una priorità fondamentale è il turismo accessibile, che non deve limitarsi al solo abbattimento delle barriere architettoniche, perché il prodotto turistico deve essere fruibile a tutti i livelli e in maniera inclusiva e sostenibile.
27. UNA VERA “BUONA SCUOLA”
La scuola italiana ha vissuto in questi anni momenti di grave difficoltà. Dopo le politiche dei tagli lineari e del risparmio, l’istruzione deve tornare al centro del nostro sistema Paese. La buona qualità dell’insegnamento, fin dai primi anni, rappresenta una condizione indispensabile per la corretta formazione dei nostri ragazzi. La nostra scuola dovrà essere in grado di fornire gli strumenti adeguati per affrontare il futuro con fiducia. Per far ciò occorre pertanto ripartire innanzitutto dai nostri docenti. In questi anni le riforme che hanno coinvolto il mondo della scuola si sono mostrate insufficienti e spesso inadeguate, come la c.d. “Buona Scuola”, ed è per questo che intendiamo superarle con urgenza per consentire un necessario cambio di rotta, intervenendo sul fenomeno delle cd. “classi pollaio”, edilizia scolastica, graduatorie e titoli per l’insegnamento. Particolare attenzione dovrà essere posta al problema delle maestre diplomate.
Una delle componenti essenziali per il corretto funzionamento del sistema di istruzione è rappresentata dal personale scolastico. L’eccessiva precarizzazione e la continua frustrazione delle aspettative dei nostri insegnanti, rappresentano punti fondamentali da affrontare per un reale rilancio della nostra scuola. Sarà necessario assicurare, pertanto, anche attraverso una fase transitoria, una revisione del sistema di reclutamento dei docenti, per garantire da un lato il superamento delle criticità che in questi anni hanno condotto ad un cronico precariato, dall’altro un efficace sistema di formazione. Saranno introdotti nuovi strumenti che tengano conto del legame dei docenti con il loro territorio affrontando all’origine il problema dei trasferimenti (ormai a livelli record) che non consentono un’adeguata continuità didattica.
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Un altro dei fallimenti della c.d. “Buona Scuola” è stato determinato dalla possibilità della “chiamata diretta” dei docenti da parte del dirigente scolastico. Intendiamo pertanto superare questo strumento tanto inutile quanto dannoso.
Una scuola che funzioni realmente ha bisogno di strumenti efficaci che assicurino e garantiscano l’inclusione per tutti gli alunni, con maggiore attenzione a coloro che presentano disabilità più o meno gravi, ai quali va garantito lo stesso insegnante per l’intero ciclo. Una scuola inclusiva è, inoltre, una scuola in grado di limitare la dispersione scolastica, che in alcune regioni raggiunge percentuali non più accettabili. A tutti gli studenti deve essere consentito l’accesso agli studi, nel rispetto del principio di uguaglianza di tutti i cittadini.
La cultura rappresenta un mondo in continua evoluzione. È necessario che anche i nostri studenti rimangano sempre al passo con le evoluzioni culturali e scientifiche, per una formazione che rappresenti uno strumento essenziale ad affrontare con fiducia il domani. Per consentire tutto ciò garantiremo ai nostri docenti una formazione continua. Intendiamo garantire la presenza all’interno delle nostre scuole di docenti preparati ai processi educativi e formativi specifici, assicurando loro la possibilità di implementare adeguate competenze nella gestione degli alunni con disabilità e difficoltà di apprendimento.
La c.d. “Buona Scuola” ha ampliato in maniera considerevole le ore obbligatorie di alternanza scuola-lavoro. Tuttavia, quello che avrebbe dovuto rappresentare un efficace strumento di formazione dello studente si è presto trasformato in un sistema inefficace, con studenti impegnati in attività che nulla hanno a che fare con l’apprendimento. Uno strumento così delicato che non preveda alcun controllo né sulla qualità delle attività svolte, né sull’attitudine che queste hanno con il ciclo di studi dello studente, non può che considerarsi dannoso.
28. UNIONE EUROPEA Nell’attuale contesto e alla luce delle problematicità emerse negli ultimi anni, risulta necessaria una ridiscussione dei Trattati dell’UE e del quadro normativo principale. Le modifiche da promuovere dovranno strutturarsi intorno ad una serie di elementi chiave che sono stati individuati. E’ necessario incrementare il livello di democrazia dell’UE attraverso il coinvolgimento e il controllo democratico dei cittadini sulle istituzioni europee. Occorre rafforzare il ruolo e i poteri del Parlamento europeo, in quanto unica istituzione europea ad avere una legittimazione democratica diretta e valutando contestualmente il depotenziamento degli organismi decisori privi di tale legittimazione. È altresì necessario favorire l’incremento dei percorsi di coordinamento decisionale a livello europeo con la dimensione locale, garantendo un maggior coinvolgimento dei territori attraverso una rappresentanza effettiva delle Regioni.
Occorre inoltre diminuire le competenze dell’UE, riacquisendo quelle che non possono essere efficientemente gestite a livello di Unione e rafforzando al contempo l’incisività e la capacità decisionale dell’UE sulle sue competenze esclusive.
L’impianto della governance economica europea (es. Patto di Stabilità e crescita, Fiscal compact, MES, etc.), basato sul predominio del mercato e sul rispetto di vincoli stringenti dal punto di vista economico e sociale deve essere ripensato insieme ai partners europei, compresa la politica monetaria unica, con lo spirito di ritornare all’impostazione pre Maastricht in cui gli Stati europei erano mossi da un genuino intento di pace, fratellanza, cooperazione e solidarietà.
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Occorre attuare una correzione del funzionamento del mercato interno che tenga in conto le esigenze dei cittadini, tesa a: ridurre e semplificare il complesso sistema di regole ad esso sotteso; debellare i fenomeni di dumping interno all’Unione; rendere prioritario il principio di precauzione per tutelare la salute prima di ogni interesse economico; abbandonare ogni decisione di politica commerciale lesiva degli interessi delle piccole e medie imprese; puntare su sviluppo e innovazione salvaguardando al contempo le caratteristiche di alto livello degli standard produttivi europei, valorizzando la qualità delle nostre eccellenze; lottare contro la contraffazione, la violazione dei marchi e la circolazione del falso “made in Italy” (spesso equivocato con il “Made by Italy”) imponendo una vera indicazione di origine obbligatoria sui prodotti.
Sotto il profilo del budget, occorre ridiscutere il contributo italiano alla UE in vista della programmazione settennale imminente con l’obiettivo di renderla coerente con il presente contratto di governo.
Ci si impegna al superamento degli effetti pregiudizievoli per gli interessi nazionali derivanti dalla direttiva Bolkenstein.
Per quanto concerne Ceta, MESChina, TTIP e trattati di medesimo tenore si ha l’intenzione di opporsi in quanto determinano un eccessivo affievolimento della tutela dei diritti dei cittadini, oltre ad una lesione della concorrenza virtuosa a scapito della sostenibilità del mercato interno.
L’Italia rappresenta geograficamente un confine esterno dell’Unione europea che va adeguatamente protetto per garantire e tutelare il supremo principio della libera circolazione delle persone e delle merci.
29. UNIVERSITÀ, RICERCA E LOTTA AI “BARONATI”
Nel corso degli ultimi anni il nostro Paese si è contraddistinto a livello europeo per una continua riduzione degli investimenti nel comparto del nostro sistema universitario e di ricerca. È pertanto urgente e necessario assicurare un’inversione di marcia. È prioritario incrementare le risorse destinate all’università e agli Enti di Ricerca e ridefinire i criteri di finanziamento delle stesse.
Il sistema universitario e il mondo della ricerca dovranno essere maggiormente coinvolti nello sviluppo culturale, scientifico e tecnologico del nostro paese, contribuendo ad indicare gli obiettivi da raggiungere e interagendo maggiormente con tutto il sistema paese. Sarà dunque fondamentale implementare la terza missione delle università attraverso l’interazione e università ed altri centri di ricerca con la società. Attraverso una costante sinergia con la Banca per gli investimenti saremo in grado di assicurare maggiori fondi per incrementare il nostro livello di innovazione, rendendoli efficaci ed eliminando gli sprechi. Intendiamo incentivare, inoltre, lo strumento delle partnership pubblico-private, che consentiranno, di fatto, un maggior apporto di risorse in favore della ricerca. I centri del sapere, università e centri di ricerca in primis, oltre a garantire la fondamentale ricerca ‘di base’, dovranno altresì contribuire a rendere il sistema produttivo italiano maggiormente competitivo e propenso alla valorizzazione delle attività ad alto valore tecnologico.
Occorrerà riformare il sistema dell’Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica (AFAM), nell’ottica di potenziare un settore storicamente e culturalmente importantissimo per l’Italia.
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È necessario avere una classe docente giovane e all’altezza delle aspettative, eticamente ineccepibile. Occorre riformare il sistema di reclutamento per renderlo meritocratico, trasparente e corrispondente alle reali esigenze scientifico-didattiche degli atenei, nonché garantendo il regolare turn-over dei docenti.
Occorre incentivare l’introduzione di nuove norme per garantire al maggior numero possibile di studenti l’accesso ai gradi più alti degli studi. Tra questi figurano la necessità di ampliare gli strumenti e le risorse per il diritto allo studio, incrementando così la percentuale di laureati nel nostro Paese, oggi tra le più basse d’Europa, e la revisione del sistema di accesso ai corsi a numero programmato, attraverso l’adozione di un modello che assicuri procedure idonee a verificare le effettive attitudini degli studenti e la possibilità di una corretta valutazione. Amplieremo la platea di studenti beneficiari dell'esenzione totale dal pagamento delle tasse di iscrizione all’università, la No-Tax area. Fondamentale sarà l’implementazione dell’Alta formazione tecnologico-professionale. Occorrerà armonizzare il sistema delle lauree professionalizzanti e degli ITS (Istituti Tecnici Superiori) al fine di aumentare il numero di studenti in questi percorsi di formazione terziaria.
Un intervento importante dovrà riguardare l'innovazione didattica ed in particolare quella digitale. Sarà incentivata l'offerta formativa on line e telematica delle università statali attraverso finanziamenti finalizzati, nonché meglio regolamentata l'offerta formativa delle università telematiche private.
Tra coloro che maggiormente hanno sofferto l’attuale condizione di difficoltà del sistema italiano troviamo il personale delle nostre università e dei nostri enti di ricerca. Nonostante le difficoltà e le scarse risorse a disposizione, il nostro sistema è riuscito a raggiungere nel suo complesso risultati eccellenti. Pertanto è necessario incrementare significativamente le risorse finanziarie per valorizzare i nostri docenti e ricercatori, assicurando adeguate condizioni lavorative, superando la precarietà che in questi anni ha coinvolto in misura sempre maggiore anche il mondo universitario e della ricerca, a cominciare dai ricercatori.
Intendiamo intervenire con strumenti che liberino quelle università in cui è ancora forte la presenza di “baronati” che sfruttano in maniera illegittima le risorse ed il personale. Per un reale rilancio dei nostri atenei occorre, infatti, garantire la presenza di sistemi realmente meritocratici ed aperti a tutti coloro che intendano proseguire nella carriera accademica senza il timore di veder limitate le proprie aspettative da coloro che utilizzano in maniera indebita il proprio potere. Occorre inserire un sistema di verifica vincolante sullo svolgimento effettivo, da parte del docente, dei compiti didattici quali docenza, servizio agli studenti.
Non è più procrastinabile semplificare e rendere coerenti, attraverso la redazione di un testo unico, la legislazione universitaria divenuta, nel tempo, molto articolata e con norme, talvolta, anche palesemente conflittuali tra di loro.
Occorrerà apportare dei correttivi alla governance del sistema universitario e all’interno degli stessi atenei, ridisegnando il ruolo dell’ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca) per renderlo uno strumento per il governo (e non di governo), e individuando puntualmente i soggetti che potrebbero contribuire nei processi decisionali, a cominciare dal CUN, organo elettivo di rappresentanza del mondo universitario.
Gli Enti pubblici di Ricerca italiani (EPR) svolgono oggi attività essenziali per lo sviluppo della ricerca e dell’innovazione del nostro Paese. Il modello italiano prevede un sistema
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estremamente frammentato, scarso coordinamento fra gli enti e un carente coinvolgimento sulle questioni di assoluta rilevanza strategica in materia di politiche per lo sviluppo del Paese. Per coordinare e raccordare strutturalmente gli Enti e Centri di ricerca sarà creata un’Agenzia Nazionale della Ricerca.
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Le parti si stanno ulteriormente confrontando sui seguenti temi:
Roma capitale (negli enti locali)
Sport
Vaccini
Di Maio: «Domani potremmo chiudere. Bozza contratto anacronistica. No uscita dall'euro» (Corriere TV)
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