9 dicembre forconi: TEMPI LUNGHI PER IL NUOVO GOVERNO, MATTARELLA NON PREME E SPERA ANCORA CHE I PARTITI TROVINO LA QUADRA NEL PROSSIMO MESE E MEZZO. MA HA DUE NOMI PER USCIRE DALL’IMPASSE: ZAIA O COTTARELLI

domenica 11 marzo 2018

TEMPI LUNGHI PER IL NUOVO GOVERNO, MATTARELLA NON PREME E SPERA ANCORA CHE I PARTITI TROVINO LA QUADRA NEL PROSSIMO MESE E MEZZO. MA HA DUE NOMI PER USCIRE DALL’IMPASSE: ZAIA O COTTARELLI

L’ EX COMMISSARIO ALLA SPENDING REVIEW SI È DETTO PREOCCUPATO: RISCHIAMO UNA NUOVA RECESSIONE




Massimiliano Scafi per il Giornale

Mi chiamo Sergio, risolvo problemi. Non c'è fretta, Mattarella è ancora nella modalità zen e aspetta «il chiarimento», ma l'attesa non può certo durare in eterno.


I partiti hanno quindi un mese, un mese e mezzo al massimo, poi la musica cambierà. In queste cinque, sei settimane gli aspiranti al Soglio dovranno smussare angoli, cercare intese, coagulare consensi e infine presentarsi davanti a lui con «proposte, programmi e numeri sicuri». Altrimenti il capo dello Stato, forzando la sua indole, sarà costretto a «prendere l'iniziativa».

Tempi lunghi, d'accordo. Al Quirinale ricordano che cinque anni fa l'accordo per il governo Letta arrivò solo dopo quasi tre mesi di tribolazioni. «E il quadro di oggi è molto, molto più complesso». Tempi lunghi, ma non sconfinati. I mercati per un po' staranno a guardare, l'Europa non ci pressa però Mario Draghi ha spiegato che una «protratta instabilità politica» potrebbe avere ripercussioni «su Pil e inflazione». Non c'è proprio da dormirci sopra.
ZAIA BERLUSCONIZAIA BERLUSCONI

E infatti, con il suo stile discreto, il presidente si è messo in moto e, mentre attende «da spettatore» la riunione della direzione Pd di lunedì, attraverso Gianni Letta ha riaperto il canale di comunicazione con il Cavaliere. Intanto i taccuini sul suo tavolo non hanno più soltanto pagine bianche, c'è già qualche appunto interessante. Qualcosa si sta forse muovendo. Piccoli passi, microscopici, però insomma, data la situazione di partenza, ci si può lavorare, anche se la soluzione è definita «lontanissima e difficilissima».

Di Maio MattarellaDI MAIO MATTARELLA
Tra le cose positive Mattarella ha segnato le reazioni al suo appello alla responsabilità «per l'interesse del Paese e dei cittadini», apprezzato almeno a parole da tutti, in particolare da Silvio Berlusconi. Ma siccome a contare sono i fatti, ecco la seconda notizia buona annotata sul quaderno: sia Di Maio che Salvini hanno cominciato a parlare di proposte e programmi sui quali cercare di coinvolgere altre forze. Il candidato dei Cinque Stelle ha ipotizzato che il prossimo Def, «che deve essere approvato a maggioranza», possa essere l'occasione giusta per agganciare il Pd. «Cerchiamo intese sull'economia». Magari è soltanto propaganda, tuttavia è meglio di niente. Qualcuno ha buttato lì, se Di Maio accetterà il consiglio del Colle e si farà da parte, il nome di Carlo Cottarelli, ex commissario alla spending review. Giggino però tiene duro e non vuole uscire di scena. E così l'incarico ai grillini è sempre più lontano.

Sull'altro fronte Matteo Salvini invece ha aperto sulla questione lavoro: «Spero che il Pd sia a disposizione per trovare una via d'uscita al Paese». Ancora più interessante, dall'ottica del Quirinale, è forse il dibattito che si sta sviluppando all'interno della Lega. Viste le difficoltà a formare un governo politico di centrodestra - mancano una cinquantina e passa di voti - Salvini starebbe valutando di fare quel passo indietro chiesto dal Quirinale: Mattarella ritiene più facile raggiungere un'intesa se sul campo c'è un candidato premier meno divisivo. Il nome che si fa è Luca Zaia, spinto dall'ala veneta leghista, ma il governatore nicchia.
MATTARELLA GENTILONIMATTARELLA GENTILONI

Poi sui taccuini presidenziali c'è anche un'altra data cerchiata, il 23 marzo, quando inizierà la procedura per elezione dei presidenti delle Camere, da molti considerati una prova generale. Però può essere anche un'arma a doppio taglio. A Montecitorio serve una maggioranza qualificata, quindi un'intesa trasversale. Al Senato invece basta una maggioranza relativa e, se qualcuno tenterà il blitz in solitaria, salterà tutto. Per questo Mattarella si sta attrezzando alla fase due, quando dopo le consultazioni, in caso di probabile esito negativo, dovrà prendere in mano il timone e cercare di pilotare la navicella verso un governo di scopo o simile.

2. COTTARELLI

Antonio Signorini per il Giornale

Carlo CottarelliCARLO COTTARELLI
Un governo di scopo, anche se non si sa bene quale. E forse è meglio così. Perché se Partito democratico e Movimento cinque stelle si metteranno veramente d'impegno a immaginare scenari economi futuri saranno guai seri per i contribuenti.

L'unico minimo comun denominatore tra i pentastellati e un Pd definitivamente derenzizzato (cioè con il segretario fuori o messo ai margini) non può che essere un sistema fiscale che conserva il male che c'è e ne aggiunge altro; una politica economica tassa e spendi venduta al pubblico come giustizia sociale. Uno scenario venezuelano.


(…)Il tassa e spendi è una spirale difficile da tenere sotto controllo e nel lungo termine la nuova alleanza potrebbe scatenare gli istinti tassatori. Fantascienza? 


Da giorni il solitamente compassato Carlo Cottarelli, ex commissario alla spending review si è detto preoccupato. L'idea di fare sviluppo con il deficit è sbagliata. E ci porterà ad una nuova recessione.

Fonte: qui

MATTARELLA, DI FRONTE AL POSSIBILE STALLO, E’ PRONTO A LANCIARE L’IDEA GOVERNISSIMO 

BERLUSCONI E RENZI CI ANDREBBERO A NOZZE, IL NODO DA SCIOGLIERE SI CHIAMA SALVINI 

IL PROGRAMMA DI GOVERNO PREVEDEREBBE UNA MAXI RIFORMA ISTITUZIONALE, FEDERALISMO (PER CONVINCERE LA LEGA), TAGLIO DEI PARLAMENTARI (PER I GRILLINI) E DOPPIO TURNO


BELPIETRO: "RESTA SOLO UN DUBBIO: PERCHÉ I CINQUE STELLE E LA LEGA DOVREBBERO FARSI INFINOCCHIARE COSÌ DOPO AVERCI MESSO TANTO A SPAZZARE VIA I GIOCHI DEL PALAZZO?"

Maurizio Belpietro per la Verità

Visto che non si riesce a mettere insieme un governo con due partiti, a Sergio Mattarella è venuta la brillante idea di farne uno in cui ci siano tutti i partiti. Sì, avete letto bene, questa è l' ultima invenzione scaturita dalle parti del Quirinale.

Il presidente della Repubblica, pur non avendo ancora inaugurato la liturgia delle consultazioni, ovvero quel giro di incontri tra cariche istituzionali e segreterie dei partiti che avviene a ogni inizio legislatura, ha trascorso l' intera settimana a telefonare per informarsi su quali siano le soluzioni del rebus che gli è stato consegnato il 4 marzo. Cinque stelle più Pd? Oppure centrodestra più Pd? O magari Cinque stelle più centrodestra? O, ancora, un governo di minoranza, cioè senza i numeri, con appoggio esterno del Partito democratico o di chi ci sta? Al momento nessuna di queste ipotesi pare essere percorribile.

berlusconi salvini meloniBERLUSCONI SALVINI MELONI
Anche perché Matteo Renzi è in cerca di rivincite e tiene sequestrati i voti del Pd, dicendo a tutti quelli che lo chiamano che il partito deve stare all' opposizione e mandare a schiantarsi sia il centrodestra sia i Cinque stelle. Risultato, a 15 giorni dalla data di insediamento delle Camere non si avvista alcuna soluzione. È vero, come dicono alcuni, che questa è una partita a poker che va condotta con i nervi saldi, e dunque bisogna mettere nel conto che fino all' ultimo ogni giocatore cercherà di tenere coperte le proprie carte, bluffando e tentando di far venire allo scoperto gli altri. Tuttavia, in genere un qualche spiraglio si intravede e, anche se ci vuole pazienza per arrivare alla conclusione dei giochi, si capisce da subito o quasi la strada da imboccare.

In questo caso, invece, di spiragli non se ne vedono. Anzi, il dialogo post elezioni sembra condotto fra sordi, o tra persone che non parlano la stessa lingua. Luigi Di Maio continua a proclamare di essere il vincitore della tornata elettorale, anche se è di tutta evidenza che mancano oltre un centinaio di parlamentari per comporre una maggioranza pentastellata. Matteo Salvini anche: mentre prepara la manovra di aprile, come se fosse già a Palazzo Chigi, sembra non curarsi del fatto che per avere la fiducia bisogna trovare un' altra cinquantina di deputati e almeno 25 senatori.
Di Maio MattarellaDI MAIO MATTARELLA

Per non parlare poi del Pd, che dice di voler rimanere all' opposizione, ma ha una fifa blu di quel che potrebbe accadere se non si facesse un governo. Per i compagni nuove elezioni sarebbero un disastro, non soltanto perché si sono indebitati fino all' ultimo euro per l' ultima campagna elettorale, ma perché, dopo aver toccato il minimo storico, il Pd potrebbe scoprire che la discesa agl' inferi non è conclusa con il 18 per cento.

E allora, visto che ogni schieramento sembra andare per conto proprio, che si fa, deve aver chiesto il capo dello Stato ai suoi consiglieri? Non sappiamo a chi sia venuta l' idea, se cioè sia farina del sacco di Mattarella, democristiano di lungo corso e dunque esperto in ogni genere di pastrocchio, dalle convergenze parallele in su, oppure se il prodotto sia frutto dei suoi collaboratori. E però sappiamo che il piano prevede un «dentro tutti».
berlusconi salvini meloni fittoBERLUSCONI SALVINI MELONI FITTO
Pd, Cinque stelle, Lega, Forza Italia, Leu e radicali: una vera e propria ammucchiata, senza esclusione di intreccio. La formula non ha ancora un nome.

Potrebbe essere chiamato governissimo, oppure, rispolverando un' insegna dei vecchi tempi della Balena bianca e del Pci, unità nazionale. Sta di fatto che, rispetto alla Grosse Koalition, questo progetto avrebbe il vantaggio di non consentire a nessuno di chiamarsi fuori e dunque di godere dei vantaggi dell' opposizione. Se ci sono tutti, è il ragionamento, nessuno può sparare sul governo e dunque viene meno l' obiezione di chi alla proposta di entrare in maggioranza replica con un «chi me lo fa fare?».

BERLUSCONI ED IL SUDORE DI SALVINIBERLUSCONI ED IL SUDORE DI SALVINI
Il mucchio selvaggio offrirebbe un alibi a ogni partito, perché nessuno sarebbe costretto a intestarsi i risultati dell' esecutivo. Forze antisistema e forze del sistema a questo punto sarebbero alla pari, e nel frattempo si potrebbero fare la manovra, la legge elettorale e quanto altro serve. Riveduta e corretta, con un allargamento anche alla Lega, ai Cinque stelle e a Liberi e uguali, sarebbe un po' quel che accadde con Mario Monti, quando i partiti furono costretti a fare un passo indietro lasciando che a farne uno avanti fosse l' ex rettore della Bocconi. Ovvio, adesso non si parla di governo tecnico, perché la sola idea di lasciare in mano la baracca ai professori fa inorridire gli italiani, i quali corrono a toccarsi, ma il risultato non è molto diverso. Il governo è politico, anche se nessun politico ne avrà davvero il controllo.
FRANCESCHINI RENZI GENTILONIFRANCESCHINI RENZI GENTILONI
Mica male come invenzione, no? A noi resta solo un dubbio: perché i Cinque stelle e la Lega dovrebbero farsi infinocchiare così dopo averci messo tanto a spazzare via i giochi del Palazzo?


AMMUCCHIATA NAZIONALE
Carlo Tarallo per la Verità

Sergio Mattarella avrebbe le idee chiare su come tentare di uscire dallo stallo provocato dai risultati delle elezioni di domenica scorsa. L' inquilino del Colle osserva i dibattiti interni ai diversi partiti e quello tra le forze politiche, ma avrebbe già in mente un percorso e un obiettivo. Secondo fonti molto ben informate, Mattarella sarebbe persuaso che tornare al voto non risolverebbe nessuno dei problemi emersi dalle urne lo scorso 4 marzo: da nuove elezioni uscirebbe un quadro molto simile a quello attuale, senza una maggioranza, e un bis di quanto appena accaduto avrebbe ripercussioni molto negative sulla nostra economia e sul nostro peso, già scarso, a livello internazionale.

mattarellaMATTARELLA
Secondo Mattarella, quindi, sarebbe necessario formare un governo che abbia la più solida maggioranza parlamentare possibile. Quale?

Il suo auspicio è che possa nascere, al termine di una prima fase di consultazioni «a salve», con ciascun leader politico fermo sulla propria posizione, un governo del presidente con il sostegno del centrodestra e del centrosinistra. I numeri ci sarebbero, e anche comodi: una maggioranza di «tutti tranne il M5s» alla Camera conterebbe su circa 400 deputati (la maggioranza è fissata a quota 316), e al Senato su 200 voti (la maggioranza è a 161). Numeri più che sufficienti per sostenere un governo di legislatura. Il problema è convincere i leader dei partiti ad accettare questa soluzione.

di maio neoparlamentariDI MAIO NEOPARLAMENTARI
Silvio Berlusconi da un lato, e chiunque sarà il prossimo leader del Pd dall' altro, non avrebbero nessun problema a dare il proprio benestare: Forza Italia resterebbe centrale nel panorama politico italiano nonostante la batosta di domenica scorsa, mentre ciò che resta del Partito democratico è talmente terrorizzato da un ritorno alle urne in tempi brevi che, al di là della guerra interna e del destino di Matteo Renzi, accetterebbe con gioia qualunque ipotesi di larghe intese. Il nodo da sciogliere si chiama Matteo Salvini, il quale da una soluzione di questo genere, invece, avrebbe, ora come ora, tutto da perdere: si ritroverebbe a recitare un ruolo da comprimario mentre le urne gli hanno consegnato la fascia di capitano del centrodestra.

di maio festa pomiglianoDI MAIO FESTA POMIGLIANO
Mattarella lo sa bene, e ha pronto l' asso nella manica: il governo che il capo dello Stato immagina, infatti, avrebbe come pilastro la riforma costituzionale. Il progetto di una nuova architettura delle istituzioni, intorno al quale coagulare una maggioranza parlamentare, avrebbe una caratteristica peculiare: quella di prendere «il meglio» delle due riforme bocciate dai referendum costituzionali del 2006 e del 2016.

In sostanza: cercare di mettere insieme i punti in comune e quelli più qualificanti della riforma targata Silvio Berlusconi e di quella di Matteo Renzi. Entrambe le riforme sono state bocciate dagli elettori al momento del referendum, con risultati molto simili: nel giugno 2006 i No furono il 61%, nel dicembre 2016 il 59%.

Come convincere la Lega a sostenere un governissimo, una volta tramontata l' ipotesi di Salvini a Palazzo Chigi?

Con la prospettiva dell' approvazione di una riforma costituzionale che contenga una forte impronta federalista. Non solo: la riforma avrebbe altri pilastri qualificanti, a partire dalla fine del bicameralismo perfetto, con il taglio del numero dei parlamentari, un Senato delle Regioni con competenze ridotte rispetto a quelle della Camera dei deputati, e una legge elettorale semipresidenzialista, con il doppio turno, che tenga conto delle recenti decisioni della Corte Costituzionale.

luigi di maio sergio mattarellaLUIGI DI MAIO SERGIO MATTARELLA
Di fronte a una ipotesi di questo genere, soprattutto dopo che sarà accertata l' impossibilità di trovare una maggioranza che sostenga un governo guidato da Matteo Salvini, la Lega potrebbe accettare di partecipare a un esecutivo del presidente basato sull' impegno di realizzare una riforma ampiamente condivisa, con una marcata impronta federalista e semipresidenzialista, che possa garantire la modernizzazione delle istituzioni, la stabilità (grazie al doppio turno) e il taglio dei costi della politica, con la diminuzione del numero dei parlamentari e un Senato espressione dei consigli regionali. A quel punto, la maggioranza di governo sarebbe esattamente la stessa che approvò, lo scorso ottobre, il Rosatellum bis: Lega, Forza Italia, Pd e centristi vari (Fratelli d' Italia e Mdp, oggi Leu, si opposero, ma potrebbero ritrovarsi comunque a sostenere questo governo del presidente).

Sul taglio dei parlamentari, in particolare, si giocherebbe un' altra partita delicatissima: quella della partecipazione anche del M5s alla maggioranza che dovrebbe sostenere il governissimo.

Luigi Di Maio e Beppe Grillo, infatti, si troverebbero davanti a un bivio: schierarsi all' opposizione, contando sul naufragio del progetto, oppure «sporcarsi le mani» e sostenere l' esecutivo? Considerato che il taglio dei costi della politica è un cavallo di battaglia del M5s, sarebbe difficile per i pentastellati spiegare ai propri elettori il no a una riforma che prevede di ridurre non gli stipendi dei parlamentari, ma il numero dei parlamentari stessi.

Chi guiderebbe questo governo delle riforme? I nomi, a quanto trapela, non sono la prima preoccupazione di Mattarella, che è convinto della necessità di trovare prima di tutto una base comune tra le diverse forze politiche sulla quale iniziare a costruire la maggioranza. L' esecutivo sarebbe un mix tra tecnici e politici di area. Entro due anni, le riforme dovrebbero essere realizzate e approvate. Il piano ha una sua logica, ma perché vada in porto ci sarà bisogno dell' ok prima di tutto di Matteo Salvini (senza la Lega questo governo non vedrebbe mai la luce) e se possibile anche del M5s.

MATTARELLA GENTILONIMATTARELLA GENTILONI
Lega e M5s che, invece, potrebbero dare vita a un governo tutto loro: sarebbe l' unica possibilità per evitare le larghissime intese

Fonte: qui
mattarella grasso berlusconi renziMATTARELLA GRASSO BERLUSCONI RENZI

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