Marco Donati, deputato del PD (partito i cui esponenti ogni tanto parlano a vanvera di “libbberalizzazioni”), ha presentato una proposta di legge per introdurre un patentino obbligatorio per tutti i professionisti dell’immagine personale.
In pratica, se la proposta diventasse legge (e non mi stupirei se ciò
avvenisse, magari con consensi anche da parte delle opposizioni, come ha
scritto Leonardo Facco ieri in merito ai giardinieri),
estetisti, parrucchieri, barbieri, tatuatori, truccatori o piercer
dovrebbero munirsi di patentino.
Verrebbero anche regolamentate nuove professioni,
come i “nail artist”, ossia coloro che si prendono cura delle unghie,
che attualmente pare non rientrino in alcuna normativa specifica (sai
che problemone!).
Quali sono i motivi che hanno spinto il deputato Donati a presentare questa proposta di legge?
In primo luogo, garantire professionalità, igiene e sicurezza. Cosa
abbastanza inverosimile, dato che chiunque abbia un’attività aperta al
pubblico è già tenuto a mantenere igiene e sicurezza. Quanto alla
professionalità, nessun patentino potrà mai sostituire l’apprezzamento
(o meno) da parte dei clienti. Nulla vieta, peraltro, che, come già
accade, ci siano associazioni private che facciano formazione e
rilascino attestati.
Già, la formazione. Diventerebbe obbligatoria
per almeno 600 ore e con esame finale per poter esercitare la
professione di tatuatore e piercer, e di 300 ore nel caso di make up
artist. Insomma, pare che le persone non siano in grado di capire
autonomamente se un barbiere o un tatuatore sanno fare il loro lavoro.
Serve la certificazione statale.
L’altro obiettivo, che poi mi pare essere il primo, è “combattere l’evasione”,
perché sarebbe stato stimato (non si sa come) che esisterebbe un
sommerso di 15 miliardi all’anno. Non entro nel merito della questione,
anche se il mio punto di vista sulla tassazione dovrebbe essere noto. Mi
limito a osservare che non è necessario introdurre patentini e
formazione obbligatoria (fornendo lavoro artificiale a chi dovrà offrire
questi servizi a scapito di chi sarà costretto a pagarli) per
“combattere l’evasione” o quello che è considerato abusivismo.
Poteva poi mancare la proposta di stabilire per legge come debbano essere denominate certe attività?
Ovvio che no. E allora ecco che, se questa proposta diventerà legge,
non esisteranno più (per legge!) “barbieri” e “parrucchieri”. Tutti
saranno “acconciatori”. Non mi stupirei se mettessero sanzioni per chi
lasciasse nell’insegna la scritta “barbiere” o “parrucchiere”.
Capite perché il declino è inarrestabile?
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