10 condannati e 15 assoluzioni, tra cui quella dell’ex presidente del Piemonte, nel processo per l’uso distorto dei fondi destinati ai gruppi politici in Consiglio regionale
È  stato assolto Roberto Cota, al processo ribattezzato Rimborsopoli sui  presunti casi di peculato di cui erano imputati l’ex governatore del  Piemonte e altri ex consiglieri regionali. La sentenza è stata  pronunciata di prima mattina, a Torino, il 7 ottobre 2016, al termine di  un processo durato oltre un anno, dalla corte presieduta dal giudice  Silvia Bersani Begey.
È  stato assolto Roberto Cota, al processo ribattezzato Rimborsopoli sui  presunti casi di peculato di cui erano imputati l’ex governatore del  Piemonte e altri ex consiglieri regionali. La sentenza è stata  pronunciata di prima mattina, a Torino, il 7 ottobre 2016, al termine di  un processo durato oltre un anno, dalla corte presieduta dal giudice  Silvia Bersani Begey.
I rimborsi ‘personali e non istituzionali’
Il  politico leghista, avvocato di professione, era accusato dai pm Enrica  Gabetta e Giancarlo Avenati Bassi di aver utilizzato circa trentamila  euro della Regione Piemonte per il rimborso di spese considerate  personali e non istituzionali. Nel fascicolo della Guardia di finanza  era finito anche lo scontrino di quelle che poi diventarono famose come  “mutande verdi”, un paio di boxer acquistati oltre oceano dall’ex leader  del Carroccio piemontese durante una trasferta a Boston. Tra le spese  contestate dall’accusa, c’erano anche cene, pranzi, foulard, cravatte,  penne e un regalo di nozze. Cota, così come molti altri dei consiglieri  alla sbarra, aveva risarcito oltre 32mila euro al consiglio regionale,  come «gesto di trasparenza». Si era sempre difeso sostenendo che quei  soldi chiesti all’ente pubblico sarebbero stati usati o per regali di  rappresentanza o per motivi prettamente «istituzionali». Il segretario  della Lega, difeso dagli avvocati  Carlo Guido Alleva e Domenico Aiello,  aveva scelto il rito immediato e non riti alternativi proprio per  «dimostrare l’estraneità ai fatti» e in più occasioni aveva denunciato  pubblicamente di essere stato vittima di una «vicenda strumentalizzata».  Il tribunale di Torino gli ha dato ragione, è stato assolto dall’accusa  di peculato. Se la procura non farà appello, e il procedimento penale a  suo carico si concluderà, sarà innocente definitivamente.
Il  politico leghista, avvocato di professione, era accusato dai pm Enrica  Gabetta e Giancarlo Avenati Bassi di aver utilizzato circa trentamila  euro della Regione Piemonte per il rimborso di spese considerate  personali e non istituzionali. Nel fascicolo della Guardia di finanza  era finito anche lo scontrino di quelle che poi diventarono famose come  “mutande verdi”, un paio di boxer acquistati oltre oceano dall’ex leader  del Carroccio piemontese durante una trasferta a Boston. Tra le spese  contestate dall’accusa, c’erano anche cene, pranzi, foulard, cravatte,  penne e un regalo di nozze. Cota, così come molti altri dei consiglieri  alla sbarra, aveva risarcito oltre 32mila euro al consiglio regionale,  come «gesto di trasparenza». Si era sempre difeso sostenendo che quei  soldi chiesti all’ente pubblico sarebbero stati usati o per regali di  rappresentanza o per motivi prettamente «istituzionali». Il segretario  della Lega, difeso dagli avvocati  Carlo Guido Alleva e Domenico Aiello,  aveva scelto il rito immediato e non riti alternativi proprio per  «dimostrare l’estraneità ai fatti» e in più occasioni aveva denunciato  pubblicamente di essere stato vittima di una «vicenda strumentalizzata».  Il tribunale di Torino gli ha dato ragione, è stato assolto dall’accusa  di peculato. Se la procura non farà appello, e il procedimento penale a  suo carico si concluderà, sarà innocente definitivamente.
Assolti e condannati
Il  processo si è chiuso con 15 assolti e dieci condannanti. La pena più  alta è quella inflitta a Michele Giovine, a 3 anni e 10 mesi, la più  bassa è per Augusta Montaruli ex An, di quattro mesi.
«Oggi è un  giorno in cui mi sono liberato di un peso, anzi di un macigno» ha detto  Cota, che ha ricevuto in mattinata la telefonata di Salvini. «Ciao  Matteo, hai visto, ci hanno fatto perdere la Regione per una cosa che  non esisteva», ha detto l’ex governatore al leader del Carroccio.  «Sarà  da un anno che non lo chiamava» ha bofonchiato un militante del  Carroccio, riferendosi al fatto che Cota, dal momento dell’indagine  sarebbe stato lasciato “solo” dalla Lega nord. «Sono stati momenti  difficili» si è limitato a dichiarare l’ex presidente della Regione  Piemonte. «Sono stato mandato a casa con una manovra di palazzo – ha  aggiunto – e sono stato sotto attacco mediatico per anni, anche la mia  famiglia ha molto sofferto. Mi hanno impedito di ripresentarmi alle  elezioni, Chiamparino invece ha preso la poltrona in modo non  democratico». 
Tra gli assolti c’è anche Alberto Goffi, ex leader  piemontese dell’Udc, difeso dall’avvocato Erica Gilardino. Goffi,  sostenitore della battaglia contro Equitalia, racconta di essere stato  abbandonato da Pierferdinando Casini. «Provo soddisfazione per una  sentenza con formula piena per non avere commesso il fatto – confessa -  mi sono difeso nel processo benché le accuse le abbia lette sui  giornali, ma la grande amarezza è essere stato abbandonato dai vertici  del partito che hanno approfittato di questa vicenda per eliminarmi».
A Roma assolto Marino
Intanto,  a Roma,  l’ex sindaco Ignazio Marino è stato assolto «perché il fatto  non costituisce reato» in merito alla vicenda della Onlus Imagine, e  «perché il fatto non sussiste» per quanto riguardo la contestazione di  peculato. Nei suoi confronti le accuse erano di falso, peculato e  truffa. La decisione è stata presa dal gup Pierluigi Balestrieri.  Oggetto del processo 56 cene, per circa 13 mila euro, pagate dall’ex  sindaco con la carta di credito, e la predisposizione di certificati che  attestavano compensi destinati a collaboratori fittizi o inesistenti  che avrebbe procurato alla Onlus un ingiusto profitto di seimila euro.
Fonte: qui
 

 
 
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