9 dicembre forconi: IL MALE DEL SECOLO? LA DEMENZA

giovedì 22 novembre 2018

IL MALE DEL SECOLO? LA DEMENZA

IL DISTURBO NON COLPISCE SOLO GLI ANZIANI MA ANCHE I GIOVANI A CAUSA DELLA DROGA, DELL’ALCOL, DELLA DEPRESSIONE E DELLA TIROIDE 

LA PRIMA TERAPIA PREVENTIVA PER ESCLUDERE LA DEMENZA E’ QUELLA DI…

Melania Rizzoli per “Libero Quotidiano”

La demenza non è una malattia, ma una sintomatologia neurologica generica che descrive una vasta gamma di sintomi associati al declino di diverse abilità cerebrali, sufficientemente gravi da ridurre la capacità di una persona di essere autonoma, di svolgere le attività quotidiane, e può essere una sindrome progressiva o reversibile.

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La demenza è quindi un disturbo, causato da una malattia, delle funzioni intellettive che in precedenza erano intatte, come per esempio la memoria, il linguaggio, il pensiero astratto, la capacità critica e l' orientamento temporo-spaziale, senza però che venga intaccato lo stato di coscienza, che resta sempre vigile.

La demenza è spesso erroneamente definita "senile", il che riflette la convinzione, un tempo molto diffusa, ma sbagliata, che un progressivo deficit mentale rappresenti una caratteristica tipica dell' invecchiamento, quella che una volta veniva definita "arteriosclerosi", mentre invece non è affatto una parte inevitabile o inesorabile dell' età avanzata, perché sono diverse le patologie che possono causare demenza transitoria, in soggetti giovani, come per esempio alcuni problemi tiroidei, quelli dovuti a carenze vitaminiche essenziali, o l' abuso di sostanze stupefacenti.

Un malinteso comune è quello di identificare l' Alzheimer con la demenza, che invece è il suo sintomo più comune, insieme alla perdita della memoria, ma non sono affatto la stessa cosa, perché l' Alzheimer è una malattia degenerativa del cervello non reversibile, cioè progressiva, mentre la demenza è un sintomo generico che può essere causato da malattie vascolari, infettive, traumatiche, tossiche o tumorali dell' encefalo, molte delle quali possono regredire e guarire.

Dopo un ictus infatti, una grave carenza di vitamina B12 o durante una meningite per esempio, interviene quasi sempre la demenza con i suoi sintomi, per la forte sofferenza cerebrale, ma se queste patologie vengono curate e guarite, guarisce anche la demenza, che invece non può essere corretta con le patologie degenerative del cervello, la più nota delle quali è appunto l' Alzheimer.

CRISI GLOBALE
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La demenza comunque è molto diffusa, si prefigura come una delle crisi globali a livello sanitario e sociale più significative del XXI secolo, se si pensa che ogni 3 secondi una persona si ammala di questa patologia che nel mondo colpisce quasi 50milioni di persone, che i casi stimati in Italia sono circa 1 milione e mezzo, e che la maggior parte delle persone con questa sintomatologia deve ancora ricevere una diagnosi.

L' espressione comune "sei un demente", usata spesso a sproposito per sottolineare la ridotta capacità di intendere di un interlocutore, oltre che offensiva è errata, perché per parlare clinicamente di demenza devono essere presenti almeno due funzioni mentali, tra le seguenti, significativamente compromesse, quali la difficoltà di memoria, di comunicazione e linguaggio, di ragionamento e di giudizio, con alterazione della capacità di concentrarsi e di prestare attenzione.
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Le cause della demenza dipendono dai danni subiti dalle cellule cerebrali che perdono la capacità di comunicare tra loro, compromettendo il pensiero, le sensazioni ed il comportamento, ma uno dei sintomi principali e precoci è quasi sempre lo scadimento della memoria a breve termine, quando per esempio ci si dimentica dove si è lasciata la borsa o il portafogli, quando non ci si ricorda degli appuntamenti o di pagare le bollette, o quando non si rammentano più i nomi delle persone o non si ritrova la via per tornare a casa. Altre manifestazioni frequenti sono le oscillazioni dell' umore, la labilità emotiva, ed i pazienti diventano sempre più irritabili, ostili e agitati, specialmente nelle occasioni in cui si rendono conto del loro deterioramento cognitivo che non riescono più a controllare.

La regione del cervello chiamata ippocampo è il centro del l' apprendimento e della memoria, e le cellule di questa regione sono le prime ad essere danneggiate, ecco perché la perdita della memoria è spesso uno dei primi sintomi del morbo di Alzheimer, ed una diagnosi precoce permetterebbe di ottenere il massimo beneficio terapeutico. Purtroppo, non esistendo alcun esame specifico, strumentale o di laboratorio, per determinare subito se qualcuno soffre di demenza, le diagnosi sono spesso tardive, si perde tempo a stabilire l' esatto tipo di deficit encefalico, mentre i sintomi e i mutamenti cerebrali delle diverse forme demenziali possono sovrapporsi, ritardandone la cura.
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Il trattamento della demenza infatti, dipende dalla causa, e nelle forme più avanzate, incluso il morbo di Alzheimer, non vi è alcuna terapia che rallenti od arresti la progressione della malattia ed il suo decorso clinico, ma ci sono farmaci che possono, per un certo lasso di tempo, migliorare i sintomi.

La ricerca sulla demenza è indietro rispetto a quella di molte altre patologie, perché oltre alle difficoltà da superare, c' è anche il luogo comune di pensare che la demenza sia una conseguenza inevitabile nella vecchiaia, che sia invalidante ma innocua, che non causi la morte, e quindi c' è molta meno propensione a sostenere e finanziare la ricerca scientifica rispetto a patologie più emozionali come il cancro. Invece un cervello colpito dal morbo di Alzheimer arriva a pesare 140 grammi in meno rispetto ad uno sano o non affetto, più o meno il peso di un' arancia, perché la degenerazione cerebrale determina una atrofia dei tessuti, che vengono "persi" e distrutti insieme alla memoria.

TUTTI A RISCHIO

La demenza può colpire chiunque, ma l' età è certamente il più grande fattore di rischio, dal momento che chi ne soffre sono generalmente persone anziane, ma non è una componente normale dell' invecchiamento, perché la maggior parte degli anziani non ne viene affetta, e non presenta deficit cognitivi o mnemonici. In età senile infatti, compare spesso la "smemoratezza benigna", ovvero la lieve perdita di memoria dovuta al rallentamento delle funzioni neuronali, che va differenziata dalla demenza, poiché non associata ad altri deficit cerebrali.

Il buon funzionamento del cuore e della pressione sanguigna è molto importante per la corretta ossigenazione cerebrale e per evitare questo disturbo, ed infatti i cardiopatici cronici sono i pazienti più a rischio di demenza, perché i danni vascolari possono provocare piccoli infarti ripetuti che portano alla distruzione progressiva del tessuto cerebrale, ma anche la depressione, che tende ad inattivare il cervello, può favorirne l' insorgenza, come anche l' insonnia, il sonno interrotto, e l' assunzione ripetuta di sostanze psicotrope e di alcol.

La demenza di regola insorge dopo i 65 anni, ma il paradosso è che dopo gli 85 anni i casi di demenza diminuiscono drasticamente, a conferma che la quota di pazienti senior che arriva sana a questa età, ne resta indenne.
neurofilamenti del cervelloNEUROFILAMENTI DEL CERVELLO

I grandi vecchi del nostro secolo, da Indro Montanelli ad Andrea Camilleri, da Piero Angela ad Ennio Morricone, e tutti coloro che hanno sempre tenuto attivo il loro cervello, hanno di conseguenza evitato la demenza, a dimostrazione che allenare quotidianamente l' encefalo è la prima terapia preventiva per escludere dalla nostra vecchiaia questo male del secolo.

Fonte: qui

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